July 12, 2025

Nel caso Antonino, ciò che poteva apparire come un semplice scivolone amministrativo si è rivelato un cortocircuito istituzionale, politico e giuridico. Il responsabile ha un nome e un ruolo: il sindaco di Brindisi, Giuseppe Marchionna. Le sue dichiarazioni pubbliche, confrontate con gli atti ufficiali, crollano una dopo l’altra sotto il peso della documentazione. Ecco i principali punti della contraddizione.

 


1. “Ho appreso della sentenza solo oggi” (8 luglio)FALSO

Cosa ha detto Marchionna:
Al Fatto Quotidiano e al Quotidiano di Puglia, il sindaco ha dichiarato di essere venuto a conoscenza della sentenza di omologa del piano Antonino soltanto l’8 luglio, leggendo i giornali.

Cosa dicono gli atti:
Una mail dell’Avvocatura civica, inviata il 3 giugno a sindaco, assessori e dirigenti, informava chiaramente della pubblicazione della sentenza (31 maggio), della sua immediata esecutività e della necessità di valutare un’eventuale impugnazione.

Dunque, Marchionna è stato informato un mese prima. Ha mentito.
E lo conferma lui stesso, implicitamente, nella nota serale del 9 luglio, in cui sostiene che la sentenza è stata “valutata” e non impugnata per presunta mancanza di possibilità di successo.


2. “Non abbiamo impugnato perché l’Ader non ha fatto ricorso”FUORVIANTE

Cosa sostiene Marchionna:
Nel comunicato del 9 luglio, il sindaco giustifica l’inerzia dell’amministrazione affermando che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, “creditore procedente abilitato”, non ha opposto ricorso.

Cosa prevede il diritto (e la logica):
L’Ader è solo l’esattore: la titolarità del credito e la facoltà di opposizione nel merito spettano all’ente creditore, in questo caso il Comune. L’Agenzia delle Entrate, peraltro, ha impugnato la sentenza. E le tre strutture – Comune, AdE e AdER – hanno ruoli e interessi giuridici differenti.

Marchionna ignora, o finge di ignorare, una distinzione giuridica basilare, distorcendo le regole processuali.


3. “Il credito verso Antonino è stato cartolarizzato nel 2018”FALSO TECNICO

Cosa ha dichiarato il sindaco:
Marchionna parla di una “cartolarizzazione” del credito decisa nel 2018 dal commissario prefettizio Giuffrè.

Cosa risulta dagli atti:
Non c’è stata alcuna cartolarizzazione. La delibera n. 56/2018 ha semplicemente affidato all’Ader l’incarico di riscuotere coattivamente i crediti del Comune, inclusi quelli derivanti da condanne della Corte dei Conti. Nessun trasferimento di titolarità, nessuna cessione del credito.

È una bugia smentita dallo stesso Comune nei suoi atti giudiziari. Se il credito fosse stato davvero ceduto, il Comune non avrebbe potuto nemmeno costituirsi in giudizio.


4. “Non abbiamo impugnato perché non c’erano possibilità di successo”TARDIVO E CONTRADDITTORIO

Cosa aveva sostenuto il Comune in giudizio:
Il piano di Antonino veniva bollato come “indulto civile” e considerato lesivo dell’interesse pubblico. Il Comune ne chiedeva il rigetto.

Cosa è accaduto dopo:
La giunta ha lasciato scadere i termini per impugnare senza spiegazioni credibili. Nessun atto, nessuna delibera. Solo, a cose fatte, un tentativo postumo di giustificarsi dicendo che “non c’erano elementi sufficienti per impugnare”.

Retromarcia mai motivata in modo convincente. E in pieno contrasto con la linea processuale iniziale dell’Ente.


E allora perché Marchionna ha mentito?
La risposta più inquietante è anche la più plausibile: per ragioni di opportunità politica.
A presiedere il Consiglio comunale c’è Gabriele Antonino, figlio dell’ex sindaco beneficiario del “maxi sconto”. Il Partito Repubblicano Italiano, a cui appartiene, è determinante per la tenuta della maggioranza di centrodestra. Contestare il piano, impugnare la sentenza, avrebbe significato aprire una frattura nel sistema di equilibri interni all’amministrazione.

Si è scelta, allora, la strada più comoda: non agire, non disturbare, non opporsi. E, se necessario, mentire.


In un momento in cui la giunta Marchionna mostra evidenti segni di fragilità, il caso Antonino assume il valore di un indicatore politico:
– del sacrificio dell’interesse pubblico sull’altare della convenienza;
– dell’uso spregiudicato della verità come strumento di autodifesa;
– della manipolazione di fatti e atti istituzionali per proteggere gli equilibri di potere.

Marchionna ha lasciato che un credito da 2,3 milioni si dissolvesse, occultando la realtà con affermazioni smentite dai documenti. E in questo vuoto si insinua l’interrogativo più grave: se un sindaco mente per proteggere la sua maggioranza, chi protegge la città?

 

Oreste Pinto

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