Tutti insieme per salvare i mari dal petrolio e dalle trivelle. Giù le mani dalla bellezza delle coste e delle spiagge della Puglia. Non condanniamo le nostre acque trasparenti ad essere invase da mostri di ferro e soffocate dalla marea nera, danneggiando senza ritorno il turismo e la pesca, due delle attività più sostenibili e ricche dell’economia regionale.
Le prospezioni e la coltivazione di idrocarburi al largo dei litorali gioiello pugliesi, da Manfredonia a Brindisi, non devono essere autorizzate.
Due terzi dei progetti delle multinazionali del petrolio riguardano ricerche nelle acque adriatiche e ioniche davanti alla Puglia. Le tecniche di rilevazione geosismica delle sacche di idrocarburi sottomarini devastano l’ambiente e uccidono la fauna acquatica. Cannoni ad aria compressa sparano verso i fondali bolle che si diffondono con un’’intensità sonora di 250 decibel. A un chilometro di distanza conserva ancora 150 decibel e 120 possono causare danni irreversibili all’udito umano e disorientano i cetacei, provocando lo spiaggiamento e la morte di interi branchi.
Rilevata la presenza di sacche sotto i fondali (con una probabilità di successo inferiore al 20% per ogni prospezione), sorgerebbero per la trivellazione torri petrolifere di metallo che possono elevarsi dalle acque marine fino a 60 metri sulla superficie, ben visibili visibili dalla costa.
E tutto per tirare su petrolio “pesante”, che si stima di classe 9 (quello migliore è leggero, dalla classe 25 alla 40), niente più che fanghiglia. Sotto la guida di Enrico Mattei (1906-1962), già oltre sessant’anni fa l’ENI aveva esaminato e scartato l’opzione idrocarburi sotto l’Adriatico. Troppo costoso estrarli, troppo scadenti, buoni al più per bitumare strade.
Per questo, rivolgiamo un appello alle Istituzioni pugliesi, al presidente dell’Anci nazionale Antonio Decaro e dell’Anci regionale Domenico Vitto, al presidente Michele Emiliano e alla Giunta regionale, alla presidente Loredana Capone e al Consiglio regionale, alla delegazione dei parlamentari di ogni schieramento, perchè si uniscano in una protesta civile per chiedere al Governo nazionale di prevedere in uno dei prossimi decreti l’ulteriore proroga della moratoria delle autorizzazioni alle multinazionali, fino all’approvazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, previsto dal Decreto semplificazioni del 2018 ma non ancora adottato.
La Puglia, che esporta verso altre regioni più dell’80% dell’energia prodotta nel proprio territorio, che ha scelto le energie alternative e che punta alla decarbonizzazione delle centrali di Brindisi e Taranto e dell’ex Ilva, ha il diritto di sollecitare l’esecutivo giallorossso a non contraddire la politica di abbandono delle fonti energetiche fossili che dichiara di avere intrapreso. Il Governo Conte è chiamato a fare un ulteriore, coraggioso, passo avanti per cancellare dai nostri mari la “caccia” dissennata agli idrocarburi liquidi e gassosi.
L’Italia, giardino d’Europa, difenda la sua bellezza, la storia, la cultura, guidando i Paesi europei verso politiche sempre più ispirate a rispettare gli impegni di tutela ambientale e di riduzione delle emissioni inquinanti sottoscritti nell’accordo mondiale per il clima, a Parigi, nel 2015.
Al Bano Carrisi
Onofrio Introna
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