May 8, 2025

locandina_mostra deliaDue strade parallele che si toccano, due generazioni che si compenetrano, due artisti che si specchiano reciprocamente, incrociano gli sguardi, si raccontano, si ascoltano: Giuseppe e Luigi D’Elia, padre e figlio, decidono di confrontarsi pubblicamente, affiancando le loro opere più recenti in un’interessante mostra allestita nell’ex Convento delle Scuole Pie, uno dei luoghi più suggestivi del centro storico di Brindisi.
I percorsi a suo tempo intrapresi dai due artisti ora si intersecano dando luogo a uno stimolante raffronto tra due differenti (ma non troppo) concezioni del fare arte e, come in una dissolvenza incrociata, il punto di contatto, quasi di scambio, pare essere il passaggio – per entrambi frutto di una lunga maturazione e tuttora non pienamente compiuto – dalla figurazione all’astrazione e viceversa.

 
Già diversi anni or sono, raggiunta la piena maturità, Giuseppe aveva avvertito la necessità di dare forma, non senza qualche difficoltà sul piano ideologico (non certo su quello tecnico), a un cambiamento drastico della propria cifra pittorica, ponendo in secondo piano la figura umana e la forma architettonica per far risaltare il dato più squisitamente gestuale e materico e attingere dunque a modi tipici di certo informale (“Ai confini dell’informale” fu appunto il titolo di una sua personale del 2004 in cui per la prima volta si propose con questa produzione).
Luigi, dal canto suo, è reduce da un cammino inverso: inizialmente contagiato dal fascino della pittura astratta, nel suo caso declinata con lieve ed essenziale lirismo (anche in virtù della predilezione per una monocromia diluita da tinte acquerellate), è via via pervenuto a composizioni più complesse e polimateriche, pur serbando – accentuandola, anzi, in funzione narrativa – la leggerezza e la naïveté delle opere più giovanili.

 
La bipersonale delle Scuole Pie è quindi crocevia di un duplice processo evolutivo, ma pure punto d’incontro di due esperienze che negli anni hanno reciprocamente tratto linfa l’una dall’altra.
Giuseppe, in una sorta di simbiosi con Luigi, ha desunto dal figlio l’interesse per la memoria delle cose (… e per le cose della memoria), recuperando materiali, scarti, schegge, frammenti dimenticati o abbandonati per farne oggetto di stratificazioni, riflessioni poetiche, citazioni.
Luigi ha fatto tesoro delle suggestioni paterne corroborandole, in chiave di racconto, con un surplus ludico dagli esiti assolutamente persuasivi sul piano dell’impatto visivo e – potremmo anche dire – “scenografico”.
Giuseppe espone circa quaranta tecniche miste, tutte di recente esecuzione (2013-2014) equamente divise in due sezioni. Una ventina sono opere di medio formato realizzate su supporti di varia natura, tra legno e cartone di recupero, con inserti e applicazioni di materiali di risulta, ritagli, segni grafici, figure, iscrizioni: sono stati impiegati anche frammenti lignei recuperati dalla Kater I Rades, la motovedetta albanese con centoventi profughi a bordo speronata dalla corvetta italiana Sibilla e affondata nel Canale d’Otranto con ottantuno vittime la notte del 28 marzo 1997, venerdì santo. Un‘altra ventina sono cartoncini di piccola taglia in cui prevale un’astrazione dal gesto controllato, con effetti in taluni casi particolarmente convincenti grazie alla meditata applicazione e giustapposizione, anche qui, dei materiali poveri frutto di recupero e riciclo cui entrambi i D’Elia ci hanno abituati.

 
Sono poco meno di cinquanta invece le opere di Luigi presenti in mostra, tutte tecniche miste, frutto di un’accuratissima e paziente dedizione, stante il piccolo formato di ciascun manufatto e, quindi di ogni suo elemento: fili, legni, figurine, ritagli, brani di cartoline per certi versi “animate”, objets trouvées composti in uno schema paranarrativo originale ed efficace.
Uomo di teatro di narrazione e ambientalista, Luigi D’Elia crea microscenografie, sorta di minuscole mise-en-scène in cui trova applicazione la capacità comunicativa di un artista convinto della necessità di tutelare la natura (e le storie di cui essa è portatrice), proteggerla, sostenerne, esaltarne e divulgarne le sue manifestazioni attraverso il gesto creativo, il racconto, la poesia. E ogni suo manufatto porta in sé tutto ciò, dimostrando le doti espressive di una delle figure più interessanti e attive della nostra scena culturale.

 
Giuseppe D’Elia Luigi D’Elia
Opere recenti
Brindisi – ex Convento Scuole Pie
Ingressi: via Tarantini, 35 – via dei Del Balzo, 14/retro Nuovo Teatro Verdi
dal 13 dicembre 2014 – 6 gennaio 2015
orari: dalle 10,00 alle 12,30 e dalle 17,00 alle 21,00
festivi compresi
INFO 333.7162047

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