“Con la presente dichiaro ufficialmente di essere fuori da Fratelli d’Italia, rimettendo tessera ed incarichi”.
E’ quanto ha dichiarato Cesare Mevoli, Dirigente nazionale e provinciale di Fratelli d’Italia, al termine di una seria disamina dei comportamenti tenuti, sia a livello nazionale che locale, da chi rappresenta il partito nelle sue rispettive massime espressioni.
“ I miei dubbi sulle ragioni della permanenza in FdI cominciano a prendere forma nel momento della assurda decisione , da parte di Giorgia Meloni e del suo entourage, di opporsi alla richiesta di celebrare le elezioni primarie per la scelta del candidato a Sindaco di Roma Capitale, preferendo inseguire sul palco di Bologna Silvio Berlusconi, ed accettando sommessamente una candidatura perdente ed avulsa dalla realtà romana, quale è quella di Guido Bertolaso”, pur essendo le primarie elemento fondativo , sostanziale e imprescindibile (sic) dello Statuto del partito.
Persino la dirigenza di “Noi con Salvini”, che pure nella capitale ha un radicamento territoriale quasi inesistente, ha voluto salvare la faccia con la farsa delle “gazebarie”, mentre il partito territorialmente più forte, FdI appunto, “erede” dei grandi fasti della destra romana, – che con il MSI aveva portato Gianfranco Fini a sfiorare la vittoria contro Francesco Rutelli, e che con Alleanza Nazionale aveva visto la vittoria di Gianni Alemanno, – preferiva tenere un profilo bassissimo.
Solo la coraggiosa decisione di candidarsi di Francesco Storace, supportata da tanti militanti affatto convinti di dover votare Bertolaso, induceva fuori tempo massimo Giorgia Meloni a decidere di candidarsi a sua volta, ed a nulla sono servite le lettere aperte, gli inviti, le telefonate rivoltegli da chi voleva solo collaborare nella sua campagna elettorale: una presa di distanze dall’ex Ministro Storace e dall’ex Sindaco Alemanno, per tacere di tutti gli altri che si sono visti rifiutare la disponibilità offerta per dare una mano, che poi ha portato tanti dei nostri ad appoggiare la candidatura di Alfio Marchini ed al disastro che ha visto la destra, troppo frazionata, esclusa dal ballottaggio svoltosi poi tra pd e m5s, con la vittoria dei secondi.
Ma è soprattutto a livello provinciale che è maturata la mia decisione di uscire dal partito, nonostante tutto l’impegno profuso in questi anni:
– nonostante l’aver rifiutato una candidatura offertami alle elezioni politiche, ma essere stato allo stesso tempo tra i primi a chiedere che a candidarsi fosse l’ex Senatore Michele Saccomanno, escluso dalle liste del PDL;
– nonostante le energie spese per la conquista di un seggio alle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo con la candidatura di Gianni Alemanno, obiettivo mancato per una manciata di voti;
– nonostante l’essere stato promotore dell’ingresso nel partito di tanti ex militanti di destra, su tutti gli amici di Francavilla Fontana, alcuni di loro ex consiglieri comunali ed ex assessori, uno dei quali, l’Avv, Carmine Calò, candidato alle ultime regionali, e che ad oggi, attendono ancora un riconoscimento di visibilità, essendo il partito, a Francavilla come altrove, ancora fermo sulle cariche preesistenti al loro ingresso avvenuto ben due anni fa;
– nonostante l’essere stato, in termini di preferenze, il secondo a Brindisi Città ed il quarto in tutta la provincia, durante le primarie per la scelta dei delegati al congresso nazionale di Fiuggi, congresso durante il quale sono stato chiamato a far parte dell’assemblea nazionale del partito;
– nonostante che, pur non avendo nessuna intenzione di candidarmi alle ultime amministrative, volontà comunicata ad amici e parenti ripetutamente, alla fine mi sono fatto convincere a scendere in lista, per dare una mano al partito, e non far mancare il mio contributo diretto, e pur con una candidatura messa su in meno di un mese, sono stato il più suffragato della lista, con il secondo a seguirmi che ha preso la metà dei miei voti, nonostante abbia goduto di ogni tipo di appoggio da parte di chi regge le redini del partito;
– Nonostante che, anziché dare risalto con un capolistato alla mia figura di ex amministratore, onesto e coerente, che si è barcamenato in un ramo difficile come quello dei rifiuti,- riuscendo anche a raggiungere rilevanti risultati in un settore che ha poi visto l’arresto di un Sindaco e indagati altri amministratori – , e che pur contando su consensi tali da consentire di farmi eleggere in altre liste , ho sempre scelto, con coerenza, candidature difficili ma inserite in percorsi di continuità ideale: eppure la mia presenza in lista, anziché essere valorizzata , è stata confusa e oscurata tra i tanti nomi di candidati alle prime armi con consensi da prefisso telefonico;
– Nonostante in una riunione successiva all’esito del ballottaggio io abbia richiesto provocatoriamente l’azzeramento delle cariche provinciali e comunali, – a fronte del pessimo risultato conseguito sia nel capoluogo che altrove, – non certo perché ambissi a ricoprire ulteriori incarichi oltre a quelli di Dirigente nazionale e vice coordinatore provinciale vicario, ma solo per aprire una discussione sulle cose da fare, richiesta ignorata ed alla quale si è anzi risposto “rafforzando” i ruoli degli artefici della debacle, a dimostrazione che non si vuole discutere per migliorare, ma far finta di niente senza cambiare nulla.
A fronte di tutto questo, non posso continuare a vivacchiare in un partito che rischia, laddove non lo sia già, di essere un partito personale, che non ha una sede ma si riunisce in una segreteria privata, che rende interscambiabili i ruoli tra collaboratrici personali e dirigenti di partito, e che ogni volta difende ottusamente e strenuamente la mancanza di iniziative e di operatività dell’ultimo venuto, anzichè valorizzare al massimo le risorse storiche presenti, pur se forti di spirito di appartenenza, cultura politica, ed esperienza politica ed amministrativa.
Un partito non deve avere ne padroni ne padroncine, e non è tenendo un profilo basso che si creano consensi, ma se non ci si rende conto che mai come adesso le persone e gli elettori chiedono chiarezza e Idee forti, e non soluzioni annacquate, non si va da nessuna parte.
In ragione di tutto ciò, non potendo tollerare oltre , – né che a Roma si chiuda la porta in faccia a personalità politiche che hanno fatto grande la Destra, e l’hanno resa Destra di Governo, – né che a guidare il partito in provincia di Brindisi ma soprattutto nel capoluogo si debba andare sempre alla pesca delle occasioni dell’ultimo venuto – , io libero il campo, convinto che senza di me l’armonia potrà finalmente regnare sovrana, e non ci saranno più occasioni di turbativa per chi ha come unico scopo quello di manovrare candidature e consensi, con liste fatte su misura per poter eleggere chi si ritiene più affidabile, anche se nulla ha a che spartire con la nostra Storia, e che visti i consensi catalizzati, non è evidentemente riconosciuto quale punto di riferimento dagli elettori di destra.
Ovviamente, la mia non è una posizione isolata, – e non solo si aggiunge alla grande emorragia di dirigenti e militanti avutasi ben prima dell’inizio della campagna elettorale, – ma altri condividono le doglianze sui comportamenti romani, ed allo stesso tempo hanno dovuto subire, in forma più o meno velata, quanto da me lamentato, durante l’ultima campagna elettorale amministrativa, ed a giorni seguiranno ulteriori prese di distanza da FdI ed adesioni ad Azione Nazionale, che da associazione culturale si strutturerà in movimento politico.
Senza nessun astio verso le persone, ma solo per dissenso politico.
Cesare MEVOLI
COORDINATORE PROVINCIALE
AZIONE NAZIONALE
No Comments