E’ Domenico Solazzo, 37 anni, il nuovo proprietario del pacchetto di maggioranza del Città di Brindisi Calcio.
Lo attesta la visura camerale ottenibile pubblicamente presso la Camera di Commercio di Brindisi.
Sono, quindi, confermate le indiscrezioni secondo cui le quote di Morisco sono state trasferite ad un brindisino senza alcuna garanzia economica e personale, che, nel febbraio 2014, è stato tratto in arresto dagli Agenti della Questura di Brindisi per spaccio di sostanza stupefacente.
Una scelta, quella di permettere a Solazzo di intestarsi le quote, che – senza nulla togliere ad un uomo che ha tutta una vita per recuperare gli errori del passato – appare a dir poco scellerata nel momento in cui il calcio brindisino ha estrema necessità di recuperare la credibilità e la reputazione perdute con le sciagurate gestioni di avventurieri e illusionisti e culminate nell’onta dell’arresto da parte della DDA di Catanzaro dell’intero staff societario e dirigenziale.
Ovviamente, il fatto di affidarsi ad una persona che avrebbe poco da perdere in caso di eventuale fallimento della società, fa legittimamente pensare che – oltre all’urgenza di Flora e Morisco di liberarsi di un pesante fardello – abbia pesato la precisa scelta di non assumere alcuna responsabilità da parte di quei collaboratori che attualmente sono diventati i punti di riferimento per eventuali acquirenti.
Non è un mistero che nel corso delle trattative per il passaggio di proprietà vi sia stata la proposta di una “procura speciale”, ossia una delega a trattare la cessione della società, perfezionando il passaggio delle quote da Morisco ad un eventuale acquirente soltanto ad accordo ultimato. Ma a quanto pare Morisco non ha accettato e – valutando i pro ed i contro – non sarebbe rimasto altro da fare che intestare le quote al Signor Solazzo.
Ma perché questa scelta?
Al di là di affermazioni più o meno plausibili, a noi pare che la tesi più probabile è che – comprensibilmente – nessuno tra Niccoli ed i collaboratori della società si sia voluto caricare il peso della debitoria legata ad un eventuale fallimento.
E qui non si può che aprire una parentesi/verità per rispondere ad un’altra domanda che circola da diversi giorni ma a cui nessuno vuole rispondere: a quanto corrisponde questo sacrosanto debito?
Nella prospettiva di fare chiarezza e nella volontà di trasparenza verso i propri lettori, Brundisium.net ed i colleghi di altri organi di informazione hanno dovuto lavorare non poco per ottenere cifre attendibili che potessero offrire un quadro quanto più realistico possibile.
Abbiamo parlato con chi ha visionato le scritture sociali, abbiamo esaminato personalmente i bilanci e abbiamo confrontato dati e valutazioni. E siamo giunti – euro più, euro meno – ai seguenti risultati.
– €. 55.000,00 circa per un debito Iva già rateizzato e corrisposto per una cifra intorno ai €. 35.000;
– €. 30.000 circa per Iva dovuta per gli anni 2013 e 2014;
– €. 40.000 circa per ritenute non versate dal 2013;
– €. 60.000 circa per debiti verso fornitori;
– €. 80.000 circa per debiti verso calciatori;
– €. 50.000 debito verso ex socio Sernicola;
– €. 20.000 circa per ticket e canoni non pagati al Comune di Brindisi;
– Debiti di minor conto nei confronti di alcuni professionisti e verso alcuni collaboratori della società.
A questi importi vanno aggiunti i versamenti di imposta e quelli delle ritenute che sono maturati nei primi mesi del 2015.
In soldoni, quindi, l’esposizione debitoria dovrebbe attestarsi attorno alle 300mila euro.
Parte di questa cifra (pensiamo ai debiti verso calciatori e verso fornitori) potrebbe essere oggetto di transazione, riducendosi, presumibilmente, per importi che potrebbero andare da 1/3 a 2/3.
Se poi pensiamo che Flora avrebbe deciso di cedere il Brindisi cosi come l’aveva trovato (ossia senza debiti per anticipazioni e senza scoperto su conto corrente), non possiamo che ammettere senza ombra di smentita che l’esposizione debitoria avrebbe potuto sfondare, contabilmente, il tetto delle 700mila euro.
Checché se ne dica, quell’importo rappresenta una cifra incredibilmente spropositata per una società dilettantistica che, tra l’altro, non è riuscita a raggiungere alcun traguardo sportivo ma che, come nelle peggiori delle beffe, quasi certamente dovrà subire la vergogna di una retrocessione d’Ufficio.
Certo, qualcuno crede che vadano considerati i crediti che la società vanterebbe nei confronti di alcuni sponsor.
Ma, oggi come oggi, tali crediti sono tutt’altro che certi, valutate le diverse contestazioni esistenti. Anzi, davanti ad un eventuale richiesta, il Brindisi potrebbe essere chiamato addirittura a risarcire denaro agli sponsor dopo che Morisco ha diffuso pubblicamente i nomi delle aziende debitrici e, soprattutto, per i danni d’immagine potenzialmente subiti dagli sponsor a causa dello scandalo delle partite truccate.
Questo è il contesto reale alla data odierna.
Una situazione a dir poco delicata, anche alla luce del fatto che, nell’immediato, vanno assunte valutazioni rilevanti.
Quel che è peggio, però, è che nessuno intravede un progetto serio dietro ad un eventuale salvataggio del titolo del Città di Brindisi, società che ancora oggi (in attesa di una apposita delibera assembleare) presenta come amministratore unico il Signor Vito Morisco.
Il Città di Brindisi potrebbe essere iscritto al campionato (magari anche con l’aiuto di chi l’ha portato vicino alla camera ardente). Si proteggerebbe parte del settore giovanile ma poi, con quale forza si andrebbe avanti? come adesso? con gli appelli lanciati per la ricerca dei fondi necessari per pagare circa 3.000 euro di Iva o 19.000 euro per la quota di iscrizione (più successiva eventuale integrazione alla garanzia di €. 31.000,00)?
Più che la corsa contro il tempo per l’iscrizione, crediamo che bisogna fermare le lancette e ragionare sul dilemma che si trova ad affrontare oggi la Brindisi calcistica.
L’iscrizione del Città di Brindisi al campionato di serie D (in attesa di una più che probabile retrocessione d’ufficio magari accompagnata da una penalizzazione nel prossimo campionato di Eccellenza) precluderebbe la possibile richiesta di un iscrizione in sovrannumero di una nuova società nuova di zecca.
Quindi il dilemma è proprio questo: da un lato c’è il sogno romantico di tenere in piedi il Città di Brindisi sperando che prima o poi – come al solito scenda dall’alto il “benefattore” disposto a caricarsi il debito. Dall’altro c’è il pragmatismo di poter partire da una categoria più in basso ma senza tutte le zavorre sociali del passato.
Forse si devono ringraziare quei ” tifosi ” che fecero la guerra alla società di BRINDISINI e all’allenatore Maiuri… Per finire nelle mani di queste brave persone