In occasione di un recente viaggio in Russia le guide (russi doc!) non si sono stancate di ripeterci di stare attenti ai portafogli che le mani leggerissime della gente dell’Est (il loro Est) riescono a sfilare anche dalle tasche chiuse con le zip.
Conclusione: sono andato in giro tenendo stretti in una mano lo smartphone e, nell’altra, il portafoglio.
Con il risultato, in più d’una circostanza, di sorprendermi a scattare foto con quest’ultimo, o di vedere nel telefonino il portamonete da cui trarre i copechi per l’acquisto dei souvenir…
Tutto il mondo è paese, mi è venuto da pensare lì per lì. Ma, rientrato a Brindisi, mi ha colpito la notizia del kayak rubato a Punta del Serrone a due turisti italiani. Perché ho compreso subito che l’episodio non era inquadrabile nei tanti di “nera” cittadina che si verificano oramai con la cadenza propria di una grande metropoli.
Mi riferisco cioè ai furti negli appartamenti, agli incendi d’auto, alle rapine a tabaccherie e negozi, agli assalti alle stazioni di servizio, ai vandalismi ai beni architettonici, ai colpi di pistola sparacchiati a mo’ d’intimidazione o per un mirato tiro a segno. E, in questo periodo estivo, ai furti nelle auto (specie straniere) parcheggiate lungo la litoranea nord.
Insomma l’episodio del kayak non rientrerebbe nell’infinita serie dei fenomeni di micro criminalità che le Istituzioni cercano di minimizzare per evitare allarmismi.
Nossignore! Appartiene a una tipologia propria delle città turistiche.
Era il Novembre del 2011 quando si verificò, in città, il “giallo” di Partout, un bellissimo cavallo di razza shire, dagli occhioni dolci, che trainava un pittoresco carro, grazie al quale due coniugi olandesi erano partiti alla volta di Gerusalemme.
Anche in quell’occasione mi chiesi come mai, dopo avere attraversato al piccolo trotto mezza Europa e l’Italia in tutta la sua lunghezza ed aver deciso di salpare da qui per l’Oriente (e non da Bari o Otranto…), proprio qui, a Brindisi, doveva sparire il cavallo.
Che vergogna! Meno male che, per la solerzia e il fiuto degli agenti della Sezione volanti, Partout fu ritrovato e restituito alla coppia che poté così riprendere il “pittoresco” pellegrinaggio. Anche se non mi risulta che gli olandesi siano poi ripassati da Brindisi nel viaggio di ritorno…
E ora, a prendersela con i globetrotter, mistici o laici, dei nostri giorni, il furto del kayak sulla scogliera di Punta del Serrone. Un altro colpo all’immagine di ospitalità del Territorio. Ma anche la brusca fine di un viaggio che un padre (Paolo Ravizza, un imprenditore lombardo) stava compiendo col figlio Giorgio.
Scendevano giù per l’Adriatico avendo come meta finale la Sicilia ma, come affermato dal Ravizza senior, si sarebbero probabilmente fermati a Santa Maria di Leuca. A parte il lato sportivo dell’impresa mi piace pensare all’occasione in più che un viaggio del genere offre a un padre per colloquiare con il figlio. Cosa sempre più difficile nella vita convulsa dei nostri giorni.
E, al tempo stesso, al giovane il piacere, in questo scivolare lungo la costa (che lo rende in qualche modo simile al coast to coast di Kerouac), di raccontarsi al padre.
Questo è, a mio giudizio, il danno maggiore che il furto compiuto dai soliti idioti ha provocato. Più ancora del danno d’immagine o materiale (a detta degli stessi proprietari, il kayak è difficilmente “piazzabile”). Anche se le parole del Signor Ravizza(“Non facciamo di tutta l’erba un fascio; quello che è accaduto a Brindisi sarebbe potuto capitare ovunque”) tendono a minimizzare l’atto criminoso. Degno di nota, in ogni caso, appare l’intervento del presidente di Assonautica, Alfredo Malcarne, quando ha affermato: «Lo ricompriamo noi».
Non so se il kayak sarà ritrovato come lo fu Partout. So solamente che a questi continui episodi di furti lungo quella costa che s’intende valorizzare bisogna porre dei rimedi. Perché il problema non riguarda solo i turisti, soprattutto stranieri, ma anche i cittadini che non hanno la possibilità di parcheggiare le auto all’interno dei lidi privati. Forse bisognerebbe pensare di creare (anche per motivi di sicurezza) dei parcheggi pubblici sorvegliati nei pressi delle (poche) spiagge libere. Ma questa, come direbbe Kipling, è un’altra storia!
«Mondo sii buono; esisti buonamente» invoca il poeta Zanzotto. Quante volte, guardando l’orrido che si spalanca sotto i nostri piedi, non l’abbiamo fatta anche noi questa preghiera? Perché è proprio nei momenti difficili come gli attuali che può venirci incontro la parola consolatrice dei poeti. Solo che alla preghiera deve associarsi anche un’efficace opera di prevenzione, oltre che di soppressione (leggi, multe) da parte delle Forze dell’Ordine…
Guido Giampietro
No Comments