Monsignor Caliandro, con la franca schiettezza che lo caratterizza, ha indicato a Brindisi e ai brindisini la strada da percorrere per il rilancio di una città messa in ginocchio dalle ultime vicende giudiziarie.
Lo ha fatto indicando alcune direttrici: la partecipazione della città alla vita pubblica, la messa in cantiere di idee e progetti, e, infine, la responsabilità nella scelta degli eletti.
Una sintesi straordinaria che, ove effettivamente realizzata, potrebbe per davvero rilanciare la città, dando corpo e consistenza all’altro messaggio che emerge dalle sue accorate parole: la speranza che non deve mai abbandonare i cittadini in una Brindisi migliore.
A questo punto, però, detto di Monsignor Caliandro, tocca a noi e solamente a noi essere consequenziali ai suoi moniti chiamando a raccolta la città, in tutte le sue articolazioni sociali, ad essere presente attivamente in questa delicatissima competizione elettorale. Una sollecitazione indirizzata erga omnes, che però dovrebbe avere un destinatario privilegiato: quel ceto borghese – che oggi, tuttavia, appare un po’ troppo imborghesito – che molto spesso guarda con eccessivo distacco alla politica, senza mai essere disponibile all’impegno diretto, salvo che non venga chiamato ad assumere ruoli tali da garantire visibilità e prestigio (candidatura a sindaco o incarico di assessore esterno) senza l’alea del confronto elettorale.
D’altronde solo un ceto borghese consapevole della propria mission è in condizioni di sviluppare quelle idee e progetti a cui ha fatto riferimento l’Arcivescovo di Brindisi. Idee e progetti che caratterizzarono qualche anno fa l’approccio del compianto Mimmo Mennitti ad una Nuova idea di Città, e che se anche non ebbero a realizzarsi come invece avrebbe voluto quell’illustre sindaco, non per questo vengono meno come basa da cui far partire il rilancio della città. Idee, però, e non slogan, di cui la città non ha assolutamente bisogno, e di cui, al contrario, è totalmente stufa.
Rimane il terzo punto, che è assolutamente nevralgico per evitare il fallimento non solo della prossima consiliatura ma anche quello definitivo della città: la scelta degli eletti.
Non vi è dubbio che al riguardo un ruolo di assoluto rilievo spetta ai partiti che già nel momento della composizione delle liste dovrebbero selezionare al meglio i candidati. Ma non vi è neppure alcun dubbio sul fatto che il ruolo del cittadino elettore può correggere eventuali errori/orrori compiuti dai partiti medesimi. Scegliere il meglio, al di là delle appartenenze, dei rapporti amicali e famigliari, o, ancor peggio, di eventuali preordinati interessi, dovrebbe costituire la meta finale di un processo di rigenerazione anche etica che Brindisi non può più rimandare.
Avv. Euprepio Curto
Commissario provinciale Udc Brindisi
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