Abbiamo iniziato ad occuparci e seguire la scena musicale alternativa brindisina sin dagli esordi. Era la fine degli anni ’70, c’erano i Trash a diffondere energia, forse il gruppo capostipite di quella splendida “nidiata” di band locali nate subito dopo.
Come molte città italiane anche a Brindisi si formò un concentrato di fermenti musicali sempre più crescente con diverse anime e ramificazioni culturali dedite all’organizzazione di festival e concerti autogestiti.
Gli scantinati dei palazzi delle periferie erano pieni di suoni e rumori.
Prima di allora nessuno aveva fatto una cosa del genere con tanta semplicità, vivacità e veemenza. Colpiva la spontaneità che aleggiava nei vari componenti delle band.
In città era nato un sottobosco musicale importante, un modo artistico che si è evoluto negli anni.
Stare in mezzo a quel mondo, anche attraverso la radio, aiutava a percepire i cambiamenti sociali e culturali e comprendere meglio tutto ciò che accadeva intorno alla generazione di quel periodo.
L’esperienza dei gruppi degli anni ’80 è cresciuto e si è sviluppato nel tempo.
Alle borchie, ai vestiti di pelle nero e alle strane acconciature, ci siamo accorti che la musica arricchiva la nostra immaginazione liberando il nostro spirito.
Eravamo ai confini dell’impero, ma nonostante la mancanza di circuiti importanti si continuava a suonare sempre con maggiore forza e convinzione.
Tutti convergevano su un’unica direzione, e la direzione sembrava proprio quella giusta.
Esisteva una parte della città, quella più bistrattata, nascosta, a volte derisa, ma grazie a Dio, sempre più creativa e attiva che generava note, risorse e bellezza.
Una visione del mondo e del vivere civile diverso, fatto di dischi, strumenti musicali, semplicità, birra, amicizia e condivisione.
Impagabili sognatori che hanno saputo guadagnarsi un discreto seguito, toccante ammirazione e uno zoccolo duro coraggioso pieno di eroi. Suonare e ascoltare rock era una sorta di patto tra fratelli che resta scolpito nell’album di famiglia della città.
L’amore per le radici e per il territorio uniscono un profondo legame con il variegato mondo culturale. Dalle cantine, consumate da polveri gloriose, oggi esce fuori una nuova verità con lo scopo di inviare messaggi e immagini: raccontare e mostrare chi siamo per davvero.
In una nebbiosa e suggestiva serata piena di suoni, ricordi, attualità ed emozioni, il Nuovo Teatro Verdi ha ospitato il concerto di Amerigo Verardi.
L’evento, organizzato dal Comune di Brindisi, dalla Fondazione Nuovo Teatro Verdi e dal Distretto Urbano del Commercio “Brundisium”, è un meritatissimo omaggio al miglior artista indipendente italiano del 2021, ma può rappresentare anche un importante riconoscimento a tutta la scena musicale brindisina che identifica nel vincitore del premio “PIMI 2021” il suo più illustre interprete.
Il futuro del rock’n’roll italiano abita qui.
MARCO GRECO
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