Lo staff di Radiazioni/Ciccio Riccio continua nella pubblicazione delle classifiche personali dei migliori album del 2016. Dopo quelle di Camillo Fasulo e Carmine Tateo di Radiazioni NRG, Antonio Marra di Radiazioni Cult, questa settimana il Diario di Bordo ospita quella di Domenico Mimmo Saponaro di Radiazioni Wired.
Amerigo Verardi “Hippie Dixit”
Qualcuno può suggerirci qualcosa di buono che non sia ancora stato detto sul nuovo, stupendo doppio cd di Amerigo Verardi?
Ben Harper & The Innocent Criminals “Call It What It Is”
Non tocca le vette (ormai irraggiungibili?) di “Diamonds on the Inside” del 2003 o dei due Grammy Award “There Will Be A Light” (2004) e “Get Up!” (2013), ma in questo lavoro, di nuovo con gli Innocent Criminals, Benjamin Chase Harper conferma le eccellenti doti compositive e tecniche (è un eccellente chitarrista), e soprattutto la capacità di riproporre in chiave contemporanea, con esiti di grande qualità, i suoni della tradizione nordamericana.
David Bowie “Blackstar”
Che Blackstar sia il monumentale tragico oscuro meraviglioso commovente dichiarato testamento del monumentale David Bowie è stato detto?
Iggy Pop “Pop Post Depression”
Il 2016 è stato l’anno dei grandi ritorni (o del ritorno dei grandi, fate voi), e anche il nostro caro vecchio Iggy non ci ha fatto mancare i brividi e le emozioni di un tempo: quando l‘avanzare degli anni è l‘ultimo dei problemi … diavolo di un Iguana!
Kendrick Lamar “Untitled Unmastered”
Da rivelazione statunitense a superstar planetaria (e pupillo di Barack Obama) il passo è breve, se hai il talento di Kendrick Lamar e sei in grado di realizzare nel 2015 album del livello di “To Pimp a Butterfly”, la cui sovrabbondanza di materiale ha partorito questo “Untitled Unmastered” composto appunto da otto suoi “scarti” (ma nessuno si permetta di definirli tali!).
Moderat “III”
Se esiste una techno “calda”, sicuramente è quella dei Moderat. Il proficuo sodalizio – o meglio, la fusione (anche dei nomi) – tutto berlinese tra Gernot Bronsert e Sebastian Szary (i Mode Selektor) e Sascha King aka Apparat ha generato tre splendide produzioni (al netto di un progetto embrionale del 2002) che come titolo portano il semplice numero d’ordine di pubblicazione. Questo “III” conferma i canoni qualitativi ed espressivi dei precedenti: electro sofisticata, tessiture articolate ma mai confuse né banali – tutt’altro, sfumature radioheadiane con Thom Yorke che ascolta benevolo e affettuoso … almeno ci piace pensarlo.
Michael Kiwanuka “Love & Hate”
Non ci ha messo molto Michael Kiwanuka (londinese classe 1987), viste le straordinarie doti tecniche e interpretative, a occupare un posto tra i grandi della black music mondiale: due dischi di grandissimo pregio (questo secondo lavoro bissa l’opera prima per contenuti espressivi e qualità compositiva), grande voce, pathos ed empatia già al primo ascolto. Marvin Gaye avrebbe gradito, forse con un po’ di invidia.
Radiohead “A Moon Shaped Pool”
Non tutta la critica lo ha apprezzato appieno, forse a ragione. Noi invece sì, ma non facciamo testo: Yorke & co. ci piacciono sempre e comunque. Ma è obiettivamente un grande disco, diciamolo; i Radiohead non mostrano alcun segno di stanchezza , anzi lavorano ancora e molto su idee innovative e spunti inediti: creatività e varietà inesauribili, cifra stilistica inconfondibile.
River Whyless “We All The Light”
Il giovane quartetto di Asheville, North Carolina, è senza dubbio una delle più interessanti rivelazioni del 2016. Questo loro primo lavoro si distingue per la freschezza e le belle intuizioni che caratterizzano le undici tracce, con impasti vocali e trame strumentali che danno corpo a un folk-rock contemporaneo gradevole e di spessore.
The Rolling Stones “Blue And Lonesome”
È un ritorno alle origini, alla “musica del diavolo” che quei pivelli che Jagger & co. furono più di cinquant’anni fa, ebbero la corraggiosa intuizione di svecchiare e sdrammatizzare, portandola tra i loro coetanei adolescenti. Un disco dalle sonorità low-fi graffianti e trascinanti, fresche e di grande impatto: cover e classici attualizzati, sporchi e cattivi. Scusate Keith e Mick … blues ne abbiamo?
Mimmo Saponaro
Ma non perdetevi:
AA.VV. “God Don’t Ever Change. The Songs Of Blind Willie Johnson” – Afterhours “Folfiri o Folfox” – AIR “Twentyears” – Andrew Bird “Are You Serious” – Andy Shauf “The Party” – ANOHNI “Hopelessness” – Brian Eno “The Ship” – Brian Fallon “Painkillers” – Cross Record “Wabi-Sabi” – Eric Clapton “I Still Do” – Garbage “Strange Little Birds” – Gregory Porter “Take Me To The Alley” – Isaiah Rashad “The Sun’s Tirade” – Jake Bugg “On My One” – Kanye West “The Life Of Pablo” – Kings Of Leon “WALLS” – Leonard Cohen “You Want It Darker” – Massive Attack “Ritual Spirit” (EP) – Moby & the Void Pacific Choir “These Systems Are Failing” – Nick Cave & The Bad Seeds “Skeleton Tree” – Red Hot Chili Peppers ”The Getaway” – Saint Leonard’s Horses “Good Luck, Everybody” – Samuel Romano “Il Codice Della Bellezza” – Skunk Anansie “Anarchytecture”.
(m. sap.)
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