Quando il diavolo ti accarezza vuole…”Aprile in Blues”.
In occasione del centenario della nascita di Billie Holiday, Radiazioni Cult ricorda la figura di un talento e di un’artista straordinaria. Billie Holiday è stata una tra le più grandi cantanti jazz e blues di tutti i tempi.
La vita dell’artista è un romanzo blues.
Nacque dall’amore di due ragazzi, il sedicenne Clarence Holiday, suonatore di banjo e la tredicenne ballerina Sadie Fagan. Billie ebbe un’infanzia dolorosa.
Subì uno stupro all’età di dieci anni. Adolescente, fu arrestata per prostituzione. Uscita dal carcere iniziò la sua carriera a 15 anni nei club di Harlem.
Fu notata da John Hammond e incise insieme all’Orchestra di Benny Goodman i primi dischi nel 1933. Successivamente lavorò con alcuni grandi nomi del jazz come Count Basie, Artie Shaw e il suo amico Lester Young.
Nel 1939, sfidando le discriminazioni razziali che colpivano i neri, cantò “Strange Fruit”, dedicata a un uomo di colore ucciso dai bianchi ed appeso a un albero.
“Gli alberi del sud hanno un frutto strano, sangue sulle foglie e nelle radici, un corpo nero penzola nella brezza del sud, un frutto strano che pende dai pioppi”: Billie Holiday subì numerosi episodi di razzismo spostando il suo asse artistico con un tributo alla “afro-americanità”.
Quando le chiesero il significato di “pastoral scene”, rispose rabbiosamente: “Quando i bianchi razzisti del sud stanno uccidendo i negri… prendono un negretto, gli strappano le palle e gliele ficcano giù in gola… ecco cosa significa!”
La carriera e la vita di Billie Holiday furono segnate dalla dipendenza dall’alcool e dalla droga, da relazioni burrascose e da problemi finanziari.
Il suo impatto e l’influenza sugli artisti e sull’evoluzione del jazz è in ogni fase della sua carriera, lunga 26 anni.
MARCO GRECO
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