Riflettevo sul servizio militare di un tempo, la naia. Oltre ad essere obbligatorio, comportava l’allontanamento delle reclute dai luoghi di origine. La motivazione era quella di far conoscere l’Italia agli italiani, combattere il mammismo, ridurre il divario culturale tra Nord e Sud, esportare e importare le buone qualità di origine popolare.
Se questa lodevole abitudine s’è persa con l’abolizione (necessaria) di quella istituzione, essa permane, con altre finalità, nella prassi degli avvicendamenti negli incarichi pubblici e privati.
Sorge allora spontanea la domanda. Perché, seppure attenuata nel tempo, sussiste l’opportunità di movimentare il personale?
Prima di tutto perché la permanenza prolungata nello stesso incarico può essere causa di “confusione” tra interessi pubblici e privati.
Queste considerazioni prendono lo spunto dall’insediamento del Commissario prefettizio Cesare Castelli incaricato, dallo scorso 16 febbraio, di guidare il Comune di Brindisi fino alla formazione della nuova Giunta, dopo il voto del prossimo mese di giugno.
Ebbene, in un articolo di stampa di qualche giorno fa, il prof. Francesco Magno plaudiva all’Ordinanza con la quale il Commissario è intervenuto positivamente sull’annosa questione dell’inquinamento delle falde della Zona Industriale. Il che, tradotto in parole povere, significa, da parte del dott. Castelli, una doverosa presa di posizione a fronte di una problematica che attendeva d’essere risolta da ben undici anni. E, si badi bene, questo atto amministrativo non riguarda un intervento di secondaria importanza, ma si prefigge lo scopo di salvaguardare la salute pubblica. La nostra salute e quella dei nostri figli!
E la benefica presenza del Commissario si è fatta sentire anche in un’altra circostanza. Egli, infatti, ha disertato la riunione dei Servizi che doveva approvare la cessione della zona “ex Pol” da parte della Marina Militare in cambio di lavori dell’importo di circa 17 milioni di euro all’interno della Base navale. Il Commissario ha preso tempo facendo sapere che, prima di firmare, ha bisogno di leggere le carte, più volte modificate nel corso degli anni. Sembrerebbe sempre a vantaggio della Marina. Quando dovrebbe essere semmai la Marina a pagare per l’occupazione ultracentenaria di gran parte del seno di Ponente!
Due esempi che avvalorano la tesi della necessità del ricambio specie nelle posizioni di vertice della Pubblica Amministrazione. Perché ricambio vuol dire affermazione di nuove idee (che nulla hanno a vedere con quelle stantie dei Partiti) e, soprattutto, l’impedimento di una radicalizzazione territoriale che può portare solo danni alla città.
Il più onesto degli amministratori, senza volerlo, man mano che il tempo scorre e più si addentra nei problemi, è distratto nella sua azione di governo dai consigli, non sempre disinteressati, dei tanti che a vario titolo hanno rapporti con lui. Ne deriva che il suo impegno finisce per indirizzarsi verso soluzioni che, in assenza di consiglieri fraudolenti (vasta categoria nella quale entrano parenti, vecchi compagni di scuola, amici, ex colleghi di lavoro, postulanti vari), andrebbero in tutt’altra direzione.
Questo spiega perché un Commissario prefettizio può conseguire, in tempi limitati, risultati che le Giunte inseguono per anni senza raggiungerli, impelagate come sono nelle stucchevoli diatribe tra maggioranza e minoranze, tra favori e contro favori, tra dispetti e vendette.
Naturalmente, come non si può affidare a un Commissario l’incarico di governare senza vincoli temporali, così, stante l’attuale normativa, non si può dare a un non-residente l’incarico di ricoprire la prima carica della città. Eppure le normative non sono equiparabili alle leggi di Mosè e, volendolo, si possono cambiare.
Perché è solo la mobilità che garantisce una buona conduzione della cosa pubblica. Basta riprendere in mano un libro di storia per rendersi conto di come funzionasse la Res publica nell’antica Roma. Lì l’incarico dei due consoli, vale a dire il più alto grado tra i magistrati ordinari, durava solo un anno e bisognava attenderne dieci prima di potere essere rieletto nuovamente al Consolato!
Questa rivoluzione copernicana nella scelta del candidato sindaco e dei candidati consiglieri presupporrebbe, a monte, una pari rivoluzione nell’organizzazione dei Partiti. Il risultato sarebbe quello di non vedere più seduti sugli scranni (comunali, regionali e parlamentari) le medesime persone che li occupano da un’intera vita.
Ricambio, dunque! Linfa nuova che ravvivi i gangli di una Società che sta andando a rotoli. Gente preparata, non necessariamente giovane, che sappia muoversi tra gl’ingranaggi della sempre più complessa macchina amministrativa. È passato il tempo quando poteva fregiarsi della fascia di Sindaco chi, supportato da Partito e amici, aveva da poco lasciato il mestiere di venditore porta a porta. Oggigiorno viene richiesta una preparazione ad hoc. Solo questa può evitare che un puro di spirito, assolutamente in buona fede, ci rimetta le penne e mandi al contempo in malora quel Comune al servizio del quale si era entusiasticamente posto.
In aggiunta alla preparazione deve esserci anche un impegno totale, che assorba tutte le energie e le indirizzi al soddisfacimento del bene comune. Ebbene sì, si tratta di una missione, al pari di quella dei religiosi, anche se su quest’ultima comincio a nutrire qualche dubbio.
Da questo punto di vista, e a stretto rigore di logica, non avrebbe torto Berlusconi quando afferma che una mamma in fieri, come la Meloni, non possa umanamente risolvere i problemi di una Capitale che sta colando a picco. Qui non si tratta di una questione di “genere”, ma dell’impossibilità, per una giovane madre, di caricarsi sulle spalle le enormi difficoltà di un’amministrazione come quella capitolina.
E veniamo all’appello etico di “Brindisi 2021”, da qualche giorno in circolazione.
All’insegna di #metticilafaccia anche tu!, lancia un appello etico a partiti e movimenti per riportare la nave della governabilità della città sulla giusta rotta.
Peccato però che nel decalogo non si fa cenno alla necessità che il candidato dichiari di “non aver riportato condanne penali, di non essere destinatario di provvedimenti che riguardano l’applicazione di misure di prevenzione, di decisioni civili e di provvedimenti amministrativi iscritti nel casellario giudiziale e di non essere a conoscenza di essere sottoposto a procedimenti penali” (questa virgolettata è l’autocertificazione richiesta dall’Ordine dei Giornalisti della Puglia agli aspiranti lavoratori della comunicazione!).
Ma va bene così. Di più non si poteva pretendere da questo encomiabile “cantiere di idee”. Il rispetto del codice così come concepito vorrebbe già dire tanto.
Credo d’avere fornito ai (pochi) lettori sufficienti elementi di riflessione sul candidato che “non” si dovrà votare. Per quanto mi riguarda, da incallito sognatore, continuerò a pensare che l’uomo ideale per amministrare questa città debba venire da lontano. No, non dalla bergogliana fine del mondo…
Insomma, dipendesse da me, come Sindaco ci vedrei uno svizzero…
Guido Giampietro
No Comments