Gentile direttore,
quest’estate, in vacanza, ritorno in Grecia.
Non andrò nella più lussureggiante Croazia, non nella meglio organizzata Spagna, non nella più mondana Costa Smeralda, bensì in Grecia: nella trita e ritrita, nella disorganizzata e sporca, nella solita, magnifica e spettacolare Grecia.
Purtroppo, quindi non inonderò la rete con video e foto dalle capitali Europee: niente foto sotto la torre Eiffel, niente sfondi della Sacrada Famiglia, del Colosseo, del ponte sul Danubio a Budapest, niente museo delle cere con foto al fianco di Napoleone, di Maradona o di 007, niente parchi con abbracci con Topolino o Pippo, e neanche grattacieli di Manhattan, spiagge tropicali, o alberghi di lusso con foto della stanza d’albergo, della piscina dell’albergo, della colazione dell’albergo, dell’insegna dell’albergo, del direttore dell’albergo, dei ragazzi che dormono in albergo, di me stravaccato su una sdraio in albergo e dei cessi dell’albergo.
In Grecia ci andrò con un telefonino cellulare che non abbia face book, che non produca video e che non scatti foto. Quindi, dai miei giorni ellenici niente foto con commento ai calamari alla griglia appena serviti “Buonappetito a tutti … e che odore!”, ai paesaggi dalla barca a vela “Alba sul mediterraneo … è stupendo”, al cambio della guardia degli Euzoni “ Ce belli scarpi ca tenunu”, alle cariatidi “Vidi quant’è bona questa”, niente foto o video ai figli che sguazzano in piscina e rompono le palle al prossimo, niente mie foto in scandalosi bermuda, occhiali da sole e polo rosa con collo rivoltato paracervicale , niente foto di mogli abbronzatissime agghindate da troie.
Lo so, rinuncerò per questo a dieci quindici “mi piace”, ai puntuali ed originali commenti “Buonappetito” “Alla faccia nostra”, alle risposte delle amiche “Anna sei bellissima”, “Rita tu sei bona ma marituta è ‘nnu cessu ahahahah” e sarò quindi esentato dal rispondere con il banale “Qui è tutto bellissimo”, o con il perfido “C’è chi può …” o ancora con l’enigmatico “E voi ?“.
Lo so, rinuncerò a tutto questo bendidio, a questa meravigliosa occasione di comunicare al mondo la mia felicità (?), ma credo di potercela fare: sopravviverò. Gentile Direttore, tu mi dirai che non te ne frega niente di dove io vada e di cosa io abbia intenzione di fare o di non fare, e invece dovrebbe fregartene perché io, in Grecia, ci vado pure per te. Vado a ritrovare l’ozio, a consacrare qualche giorno alla lentezza, vado a passare un po’ di tempo rimuginando su qualcosa che ha a che fare con la qualità della vita, con il tempo, con il fare, con il pensare.
Vado in Grecia perché la Grecia è la patria di tutto ciò.
Ci vado prima che la crisi ci impedisca completamente di muoverci, prima che le ferie estive vengano barattate con una percentuale di spread, prima che si perda completamente il senso del tempo.
E visto che con i greci noi italiani già siamo èna pròsopo, mia fylì, una faccia una razza, vado per dire che, al di là del colorito olivastro e dei lineamenti mediterranei, io voglio essere un po’ più greco anche nell’anima.
E naturalmente ci vado preparato; preparato ed organizzato.
Due pantaloni di lino, due o tre magliette, un completo elegante che non si sa mai, occhiali da sole, biancheria, costume da bagno, varie ed eventuali e … due o tre libri e il vocabolario tascabile italiano-greco moderno e viceversa: un borsone in tutto.
(…continua)
A.Serni
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