Due recenti ordini del giorno al Decreto Energia accolti dal Governo su proposta di due parlamentari brindisini aprono positivi spiragli per il futuro industriale di Brindisi e del territorio.
Il primo, proposto dal deputato Aresta, coinvolge un aspetto fondamentale per chi fa impresa nel settore energetico in Italia: la garanzia fidejussoria nella concessione di impianti da fonti energetiche rinnovabili (FER). Una questione che ha messo a dura prova l’imprenditoria energetica italiana negli ultimi anni la quale, subendo una normativa fortemente frammentata da regione a regione, ha dovuto affrontare numerosi contenziosi che nei fatti hanno frenato la concretizzazione di investimenti di ammodernamento, anche radicale, degli impianti produttivi verso la Transizione Energetica. Fra gli investimenti vanificati da queste trappole burocratiche anche quelli che interessano direttamente la Centrale Enel di Cerano. Concordiamo con il parlamentare Aresta che sia necessario un quadro normativo rinnovato ed unitario per l’intero Paese al fine di «risolvere ogni contenzioso con intelligenza e velocità senza far venire meno le garanzie di trasparenza e di legalità». Confidiamo che tale proposta sia Legge al più presto.
Il secondo ordine del giorno di assoluto interesse per Brindisi viene dagli onorevoli Battilocchio e d’Attis ed impegna il Governo a riconoscere la speciale peculiarità dell’area produttiva energetica brindisina, assieme a quella di Civitavecchia, offrendo a questi territori «un sostegno concreto ai percorsi di riconversione green e di attrazione di nuovi investimenti compatibili». La sollecitazione dei due parlamentari al Governo è cruciale in quanto ribadisce la strategicità di due aree da decenni caratterizzate dalla produzione di energia essenziale all’approvvigionamento energetico nazionale. Due siti, Brindisi e Civitavecchia, che sembrano destinati ad essere completamente dismessi entro il 2025, quindi a brevissimo, senza nessuna concreta possibilità di rinnovo o conversione. Concordiamo con i due parlamentari che la mancata conversione di questi siti produttivi sarebbe nefasta da molti aspetti: per la produzione di energia nazionale, in una fase storica di forte tensione a causa della guerra in corso e della criticità nell’approvvigionamento energetico nazionale, per la futura mancata competitività ed attrattività dei due territori e soprattutto per la perdita di centinaia di posti di lavoro, molti dei quali maestranza altamente professionalizzate, con una forte ricaduta socio-economica e l’impossibilità di sostentamento per centinaia di famiglie. Questo a Brindisi assume le forme di un epocale dramma sociale se si considera anche l’indotto. Una evenienza che è necessario scongiurare con forza.
La Uiltec di Brindisi conferma la linea che ne ha sempre caratterizzato l’impegno in questi anni ed accoglie con favore le due iniziative parlamentari cosi come ogni altra occasione utile a scongiurare la desertificazione industriale del territorio soprattutto in settori, come quello energetico, dove la città ha dato, può e deve continuare a dare molto al Sistema Paese nel suo percorso di Transizione Energetica. Un cammino che può avere una unica strada: la valorizzazione di quanto esiste con nuovi investimenti green burocraticamente più snelli.
Carlo Perrucci
Segretario Generale Uiltec Brindisi
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