May 1, 2025

eurochallengelogo

È molto raro che il sottoscritto tratti su queste pagine argomenti di carattere politico e, se talvolta è avvenuto, hanno riguardato questioni di politica (o mala politica) locale.

E allora perché un titolo che tira in ballo un argomento peraltro molto dibattuto in questi giorni? In realtà ˗ è bene dirlo subito ˗ questo mio euroscetticismo non intende mettere in discussione i principi che sono alla base dell’Unione europea (nella quale, peraltro, credo fermamente), ma attiene più semplicemente a problematiche sportive, anche se di respiro europeo.

Mi riferisco allo sbarco in Europa dell’Enel Basket Brindisi grazie alla sua partecipazione all’Eurochallenge. Dai rumors che hanno cominciato a serpeggiare già durante la fase dei playoff del Campionato di Lega Basket A, si è giunti al sorteggio degli accoppiamenti tra le 32 squadre iscritte dalla FIBA Europe al prestigioso torneo.

Nella formazione degli otto gironi di quattro squadre ciascuna si è tenuto conto della “prossimità geografica”. Queste, almeno, le lodevoli intenzioni degli organizzatori riuniti per la circostanza a Monaco di Baviera. Nella realtà le cose sono andate un po’ diversamente anche perché stiamo parlando di un territorio vasto quanto l’Europa.

 

eurochallenge gironi Infatti l’Enel Basket, inserita nel girone A, dovrà vedersela con l’olandese SPM Shoeters Den Bose, la squadra (ha vinto 16 scudetti e 7 coppe nazionali e attualmente è Vice campione in carica) della città di ʼs-Hertogenbosch, capoluogo della provincia del Brabante Settentrionale, con circa 140.000 abitanti.

La seconda sorteggiata è stata la svedese Södertälje Basketboll Klubb, squadra (9 scudetti vinti e attualmente Campione di Svezia) dell’omonima cittadina di Södertälje, situata nella contea di Stoccolma, con circa 65.000 abitanti (per la cronaca questa città ha dato i natali al tennista Björn Borg).

L’ultima è la tedesca Ratiopharm Ulm, squadra di Neu-Ulm (Nuova Ulm Grande), capoluogo e centro maggiore del circondario rurale (Landkreis) della Baviera, con circa 52.000 abitanti.

Dal titolo dell’articolo credo risulti sufficientemente chiara la mia posizione critica nei confronti della decisione di partecipare a questo torneo che, pur non ponendosi ai livelli di Euroleague e Eurocup, rimane una prestigiosa competizione che avrebbe fatto gola a chissà quante altre formazioni della Serie A.

Soppesando le parole con il bilancino (del tipo di quelli usati un tempo dagli orafi ed oggi dai compra-oro) in modo che risultino leggere come l’aria e non diano luogo a erronee interpretazioni o, peggio ancora, a risentimenti, mi accingo a esplicitare i motivi delle mie perplessità.

 

ENEL_KIA
E inizio dal vile denaro. È fin troppo evidente che una “avventura” di tale portata necessiti di un budget decisamente più “pesante” di quello (peraltro già impegnativo) indispensabile per evitare la retrocessione dalla massima Serie. Ché questo, ricordiamolo!, rimane l’imperativo categorico per le squadre di provincia come la nostra.
È notizia di questi giorni che la Società sta occupandosi del rinnovo contrattuale con il main sponsor. La trattativa dovrebbe prevedere ˗ grazie agli ottimi risultati conseguiti nel corso della stagione agonistica appena conclusasi ˗ qualche ritocco al rialzo. Ma non è poi detto che le cose vadano in questa direzione.

Per quanto concerne l’altra nota “dolens” ˗ di natura prettamente tecnico-organizzativa ˗ riporto le parole pronunciate dal coach Piero Bucchi prima della sua partenza per gli States (fonte: Pianetabasket.com): «Per Brindisi sarà un’occasione importante perché sarà la prima volta che disputerà una Coppa Europea, ma il tutto va visto nella giusta maniera. Sarà un impegno gravoso dal punto di vista dell’impegno fisico, psicologico e delle lunghe trasferte che andremo ad effettuare ma che potrebbero toglierci qualcosa in termini di energia…».

Appunto! In questi primi due anni di permanenza in Lega A abbiamo subìto, nella seconda parte del Campionato, vistosi cali fisici addebitabili (oltre agli infortuni, che sono peraltro da mettere in conto) a roster dalla consistenza numerica minima. E dal momento che sembra non ci siano le premesse per allestire una squadra di dieci-dodici elementi effettivamente impiegabili, mi pare abbastanza concreto il rischio di arrivare alla fine del Campionato (quello nazionale, intendo) con il fiato corto.

Ma torniamo al nostro coach che così continua: «Per disputare al meglio il doppio impegno bisogna avere almeno dieci giocatori che abbiano la capacità di gestire al meglio il doppio impegno, ma noi che stiamo facendo sicuramente un buon roster potremo pagare il dazio del noviziato… Reggio Emilia, recente vincitrice della scorsa edizione e con un roster molto lungo e competitivo alla fine pagò qualcosa in campionato in termini di vittorie…».
A proposito del rischio paventato anche dall’ottimo Bucchi, così si esprimeva Norberto Bobbio (Autobiografia, 1999): «Bisogna avere molta pazienza, non lasciarsi mai illudere dalle apparenze, fare, come si dice, un passo alla volta, e di fronte ai bivi, quando non si è in grado di calcolare la ragione della scelta, ma si è costretti a rischiare, essere sempre pronti a tornare indietro».
Naturalmente ci sono anche tantissimi aforismi a favore del rischio, ma ho preferito schierarmi con Bobbio anche se, nel nostro caso, non si potrà più tornare indietro!
Così conclude Bucchi: «… Ecco perché sottolineo che sarà un impegno bello ma ugualmente gravoso. Onoreremo al meglio sia la Coppa che il Campionato ma è giusto dire quello che ci aspetta per non creare false aspettative in nessuno».

 
marino bucchi La terza considerazione ˗ personalissima e per ciò stesso difficilmente condivisibile ˗ riguarda proprio la ratio di questi campionati europei (mi riferisco anche al calcio e agli altri sport). Lo smisurato moltiplicarsi degli incontri, rende complicata (oltre che onerosa) la presenza delle tifoserie specie durante i turni infrasettimanali. Senza contare che questi doppi campionati sfiancano gli atleti che, seppure professionisti, non sono certo delle macchine!
A tal proposito prendo anche le distanze dalla formula dei playoff che prevede la qualificazione al limite dei cinque o addirittura dei sette incontri. Mi pare veramente eccessivo! Ma questa, come direbbe Kipling, è un’altra storia che spero possa essere presa in considerazione dal neo Presidente della Lega (a proposito, auguri vivissimi!) Nando Marino.
L’ultimo motivo che avrebbe consigliato di aspettare ancora un po’ prima di lanciarsi nell’avventura europea riguarda il palazzetto. Non tanto per la capacità in fatto di spettatori, anche se l’Arena Ratiopharm di Ulm dispone di 6.000 posti (in compenso il Maaspoort Sports en Events olandese ne può ospitare 3.500 e il Palazzetto Täljehallen svedese appena 2.000).

L’importante, infatti, più che la capienza riguarda la funzionalità e il confort della struttura. E qui, con il glorioso ma vetusto PalaPentassuglia, andiamo sicuramente incontro a una pessima figura in campo internazionale. Dopo esserci fatti conoscere abbondantemente in quello nazionale!
palapentassugliaQuando, in occasione del recente incontro Italia – Francia, sono stato gentilmente invitato da una hostess (e tuttavia, come la Francesca dantesca, dico che “ʼl modo ancor m’offende“) a non occupare le prime file del parterre “riservate” ai soliti noti (passa il tempo, ma le cattive abitudini sono dure a morire!), ho sperimentato cosa voglia dire assistere a una partita da quelle posizioni! E ho concluso che è molto meglio affrontare il rischio di precipitare dalle tribune direttamente sul parquet anziché (non) vedere i tabelloni e ˗ per colpa dei pilastri ˗ anche alcuni metri quadrati del campo di gara…
E non starò qui a ribadire le altre gravi mancanze relative alla pessima sistemazione della Stampa e della tifoseria ospite, oltre all’insufficienza dei punti ristoro e delle toilette. Tutte cose arcinote di cui non è più il caso di parlare.
Unica nota consolatoria è il pensiero che le notevoli distanze dai palazzetti europei, se potranno generare stress psico-fisico ai nostri giocatori, in compenso non invoglieranno molti tifosi e giornalisti stranieri a spingersi fino a Brindisi.
Anche se il grave handicap del nostro impianto non è risolvibile né ora né nell’immediato futuro (fintanto non cambierà la mentalità di certi politici, ma anche di tanti concittadini che remano contro), mi pare che siano sufficienti i motivi che avrebbero dovuto consigliare la Società a rimandare ad un altro momento l’iscrizione ai tornei europei. Anche perché rimango dell’avviso che, a fronte di una comparsa in Europa, ai tifosi premano piazzamenti sempre più “alti” sia nelle Final Eight della Coppa Italia che nei playoff del Campionato.

 

Cui prodest questo mio sfogo ˗ potrà chiedersi qualcuno ˗ visto che i giochi sono già stati fatti? Non ancora o non completamente, aggiungo io. Infatti il rinnovo contrattuale con il main sponsor e lo stesso roster sono ancora in itinere. Senza parlare che da un momento all’altro si aprirà il cantiere dei lavori per il Palaeventi che si affaccerà sul Canale Pigonati…
Intanto mi auguro che la mia non rimanga una vox clamantis in deserto e che, al contrario, possa costituire l’innesco per discussioni costruttive. E tra queste includerei anche quelle che prendano in considerazione l’idea di approfittare di questa occasione “europea” per rilanciare turisticamente la città.

 

Guido Giampietro
 

One Comment

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    13 Luglio 2014

    Caro Guido, ho letto con molta attenzione il tuo articolo e sebbene alcuni concetti siano condivisibili non hai tenuto in considerazione l’aspetto più importante di “BRINDISI IN EUROPA”.
    Portare il nome di Brindisi nell’Europa cestistica porterà un ritorno d’immagine incredibile per la nostra Città.
    Credo che il discorso Budget e Roster se ne stia occupando la società e ti ricordo che Reggio Emilia nela stagione passata ha vinto questa competizione ed è anche riuscita ad arrivare ai playoff giocandosela alla grande ai quarti con Siena e con un budget molto vicino al nostro.
    Da Brindisino Errante farò di tutto per esserci in trasferta anche se le spese saranno alte visto che veder giocare “La nostra Brindisi” in Europa non è cosa da tutti i giorni ed un sacrificio si può anche fare.
    Il tuo discorso è un po “provincialotto” e visto una realtà, come Sassari, che quest’anno gioca in Eurolega, vorrei invitarti a credere nella nostra società in primis e poi a portare in alto il nome della nostra città ANCHE IN EUROPA vista la grande opportunità che ci è stata concessa nella prossima stagione.
    Francesco D. Brindisino Errante DOC (Che andrà anche in trasferta in Europa) FORZA BRINDISI!!!!