QUELL’UNTUOSO AMBIGUO SIGNORE ONNIPRESENTE NELLE SOCIETA’ DI OGNI TEMPO
Non è poi molto difficile capire se uno spettacolo centra perfettamente il bersaglio riuscendo a trasformarsi in un autentico evento artistico. Quando in una platea gremita, per due ore tonde, non si sente parlottare, né tossire né tanto meno squillare un telefonino, beh, allora vuol dire che davvero è scattato quel magico feeling che lega chi agisce sul palcoscenico e chi assiste e partecipa alle vicende rappresentate seduto in poltrona.
E’ quanto successo ieri sera al Teatro Impero, dove la compagnia “Teatro in libertà” ha proposto la sua ultima fatica scenica, il “Tartufo” di Molière, immortale classico in cui si sono cimentati molti grandi del Teatro, da Franco Parenti a Eros Pagni (Orgon) e Tullio Solenghi (Tartufo).
La pièce molieriana è una di quelle opere sempre verdi che contiene all’interno tutti gli ingredienti idonei a costituire una satira di costume universale, adattabile a modelli di società di ogni tempo e di ogni luogo: l’ipocrisia, la falsa devozione, l’impostura e, buon ultima ma non per questo marginale, la mal repressa concupiscenza, sono topoi esemplari dell’umana commedia e rappresentano patologiche forme di deviazione morale molto diffuse. I
l Tartufo, poco istruito profittatore proveniente da “ i gradini di una Chiesa “, cinico e baro, non si fa scrupolo di “ plagiare “ il suo benefattore Orgon, riuscendo addirittura a farsi nominare erede universale a scapito dei poveri figli e dell’onesta moglie Elmire. Bene, allora vi dico che non c’era città più idonea ad ospitare questa vicenda, che ricorda in maniera impressionante la recente storiaccia di quel losco personaggio il quale ( o la quale ), con tartufeschi raggiri e vergognose complicità, è riuscito a “ plagiare “ numerose vittime estorcendo loro denaro e beni vari. Felice prefigurazione di Molière o… di Pascariello?
Molto valida la performance recitativa di tutti i personaggi, anche minori, movimenti disinvolti e posture consone, che denunciano un enorme e minuziosa preparazione. Vito Pascariello, sempre istrionico nella sua prova attoriale, si è dimostrato ancora una volta sagace regista nel trovare la giusta misura alla messa in scena, senza forzature, e con una lettura complessiva filologica e molto armonica, che ha privilegiato, giustamente, la nota ironica rispetto a quella comica.
I siparietti musicali proposti ad ogni inizio di quadro dal quartetto della M.a Claudia Fiore, hanno arricchito il tutto con un senso di poetica leggerezza.
Ricchi e pertinenti i costumi (ma qualche penna, gorgiera, gloves o pizzo in più avrebbe reso ancor meglio l’idea dello sfarzo barocco ), un po’ miserella invece la scenografia, specie per quel triste divanetto paseudo ottocento … ( E’ chiaro che questi sono solo dettagli minimi, peraltro facilmente sanabili, che non inficiano il giudizio positivo sulla globalità della proposta teatrale ).
Il mio auspicio è che, dopo tanto lavoro, i componenti dell’Associazione “ Teatro in libertà “ possano avere la soddisfazione di proporre ancora molte volte il loro “ Tartufo “, sia in città che in provincia, contribuendo a tenere alto il tenore della produzione teatrale brindisina: nella sfera delle attività culturali, il teatro da noi è al top, un’eccellenza molto avanti rispetto a tutte le “ arti sorelle “ (letteratura, cinema, fotografia, musica ). Ad maiora!
di Gabriele D’Amelj Melodia
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