May 15, 2025

Raccontando una storia come questa si è consapevoli che, il rischio a cui si va incontro, sia quello di non essere presi sul serio o, di essere ritenuti dei “romanzieri” (nel senso di aver romanzato il tutto). Al giorno d’oggi, purtroppo, ogni dubbio è legittimo, perché, troppo spesso, si incontra gente complessa, con addosso sovrastrutture pesanti come zavorre, che agisce attraverso infingimenti e con fini reconditi, che vede nell’altro soltanto una potenziale fonte di speculazione. Ecco perché l’accadimento a cui ho assistito, nella sua normalità, assume tout court caratteri di eccezionalità che io stesso, testimone oculare, ho fatto fatica a leggere ed interpretare immediatamente, tanto è spesso lo strato di diffidenza e disincanto che ci permea. In giorni tristi come questi, in cui sembra che l’unica ricetta possibile per contrastare l’odio sia una dose pari e contraria dello stesso, il gesto di un bambino, se vogliamo ingenuo e ruspante, in sella alla sua strampalata bicicletta, diventa la chiave per provare ad arrestare il corto circuito ingeneratosi.

 
Accade così che, tornando da una corsetta mattutina, ci si imbatta in un vociante e allegro bambino (avrà avuto 8-9 anni) che, repentinamente, interrompe il suo percorso in bicicletta perché attratto dalla bellezza di un albero di cercis, scende dalla bici, spezza un ramo fiorito ed esclama ad alta voce: “questo lo prendo perché è troppo carino!”. Già cotanta sensibilità verso la bellezza, proveniente da un bambino, mette di buon umore e lascia ben sperare sul fatto che, anche tra le nuove generazioni, iper-connesse e spinte sempre più verso un mondo virtuale a discapito di quello reale, possa riscontrarsi stupore e meraviglia davanti ad un rigoglioso albero primaverile pieno di colore.

 
Piacevolmente sorpreso, dopo essermi fermato per godere della scena, riprendo la strada verso casa, ignaro del fatto che questo straordinario bambino aveva intenzione di stupirmi ancora. Ecco allora che, arrivato all’altezza del panificio sito nei pressi della mia abitazione, lo vedo entrare nel negozio, consegnare il ramo fiorito ad un’anziana signora e sgattaiolare fuori con tutta la sua esuberanza. A quel punto sono rimasto impalato a contemplare la scena, ho incrociato lo sguardo sorpreso ed emozionato della signora (la quale continuava a fissare l’inaspettato regalo) e, dopo qualche secondo, ho ripreso il cammino con un nodo di emozione in gola.

 
Magari a qualcuno, giustamente, questo potrà sembrare un atto apprezzabile e nulla più. Al sottoscritto, invece, è apparso come un distillato di purezza ed amore, come, quindi, il più potente antidoto contro la diffusione dell’odio (ma anche contro la imperante apatia) che scandisce il nostro tempo.

 
Che il gesto tra i più belli che abbia visto sia venuto da quanto di più genuino, sincero ed autentico possa esistere, deve far riflettere su come, a volte, per ottenere di più sia necessario sottrarre piuttosto che aggiungere. Sarebbe forse il caso, perciò, che noi tutti facessimo uno sforzo, in questa società imperniata sull’apparenza, per liberarci di una parte delle sovrastrutture che ci siamo artatamente o per necessità costruiti per apparire più forti (o comunque meno vulnerabili) di quello che siamo. Tale tendenza, infatti, ha inevitabilmente condizionato le nostre vite, rendendole più faticose. Mi permetto allora sommessamente di interrogarmi/interrogarvi se non sia il caso di cambiare rotta e fare della semplicità la nostra bussola.

 
E’ proprio vero che tutti possono insegnarci qualcosa. Nel mio piccolo oggi ho ricevuto una grande lezione di umiltà da quello che superficialmente, di primo acchito, avevo considerato, dalle movenze, soltanto un ingenuo e stravagante bambino. In tanta gentilezza, invece, ho trovato la mia personale “Grande bellezza”.

 
Andrea Pezzuto

Illustrazione: Alessia Coppola

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