April 30, 2025

bill-gates-has-the-best-ice-bucket-challenge-by-farIl gioco ˗ perché di un gioco si tratta ˗ si chiama “Ice Bucket Challenge” e arriva dall’altra sponda dell’Atlantico.

È traducibile con l’espressione “la sfida della secchiata di ghiaccio”.

Chi subisce il gavettone (di militare memoria) nomina altre tre persone che avranno 24 ore di tempo per raccogliere il guanto, fare la donazione a un Ente per la ricerca sulla Sla (la sclerosi laterale amiotrofica, o malattia di Lou Gehrig) e ripetere l’intera operazione. Naturalmente il tutto viene filmato e postato su Internet.

 

«Bene o male, purché se ne parli» diceva Oscar Wilde in Ritratto di Dorian Gray.

Oggi, però, con i social network siamo andati oltre il concetto del bene e del male. Oggi, in particolare per i video, conta la loro “viralità”: devono cioè contagiare più rapidamente possibile un pubblico vastissimo, causando reazioni emotive, emulazioni o… nulla. Semplici clic sulla tastiera.

Un video, dunque, se non è virale, non serve a nessuno.
E Ice Bucket Challenge lo è, e come se lo è! Anche se in Italia è diventato, per adesione sincera o per sete di visibilità, una sorta di catena di Sant’Antonio.

 

Si tratta, in sostanza, di un invito a donare qualcosa a favore della ricerca. Buona perciò la motivazione; purtroppo pessimo il modo che sta veicolando l’invito.

 

A proposito della visibilità del gesto, varrebbe la pena rileggere il passo del Vangelo di Matteo: «… Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini (…) Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta…».

Ma anche Papa Francesco, nominato (!!!) dalla cantante Shakira insieme al compagno Gerard Piqué, in un tweet sull’argo
mento, ha detto: «Un cristiano sa dare. La sua vita è piena di atti generici ˗ ma nascosti ˗ verso il prossimo».

Anche senza ricorrere al Papa e a Matteo (l’apostolo, per differenziarlo dall’altro di cui parlerò più avanti) si comprende bene come il gesto della donazione richieda privatezza e non sbandieramento, serietà e non atteggiamento clownesco, interiorizzazione e non compartecipazione. Soprattutto in considerazione delle finalità che quel gesto si propone di conseguire.

Altrimenti si tratta di una pseudo solidarietà, la stessa che Erri De Luca (“In alto a sinistra”) definisce come «l’opera preziosa di un’occasione»; quella che, «appena compiuto il suo dovere rompe le righe, lasciando in ognuno la coscienza tranquilla».

 

Ma veramente, versandosi o facendosi versare una secchiata d’acqua presumibilmente ghiacciata e facendo promessa di versare un contributo, si è messa a posto la coscienza?

Veramente si è pensato che una tale messinscena possa lenire l’indicibile sofferenza di chi è affetto da quel male (e non solo da quello, ma anche da tutte le altre disabilità che ci sono in giro!) e pure la sofferenza dei familiari che gli sono vicino in un dramma di cui già si conosce l’epilogo?
Come si permettono, costoro, di giocare su argomenti così seri? Non si rendono conto di ferire la dignità di tanti malati e di famiglie angosciate che si consumano nel dolore e nella pena?
Quasi certamente questo pensiero non li ha nemmeno sfiorati. Purtroppo tutto lascia credere che si tratti dell’ennesima trovata per farsi pubblicità.

 

littizzetto-ice[1]Non è un caso che a praticare il gioco non siano tanto i comuni cittadini e nemmeno i vacanzieri che affollano le spiagge del pianeta. Nossignore! La secchiata d’acqua se la scambiano politici, rappresentanti del jet set e, naturalmente, personaggi ˗ più o meno ignoti ˗ dello spettacolo.
L’ispiratore della trovata sarebbe stato Pete Frates, giovane atleta ed ex capitano della squadra di baseball del Boston College, colpito dalla Sla. Probabilmente nelle intenzioni di chi ha lanciato questa campagna non si pensava che avrebbe assunto tali proporzioni e coinvolto tanti vip. A iniziare da Barack Obama che, però, ha preferito evitare l’acqua ghiacciata e limitarsi a una donazione di cento dollari.
Un po’ meno dei cento euro sbandierati dalla nazionalpopolare Littizzetto che, con i ventimila euro a monologo per i quindici minuti di “Che tempo che fa” e i 350mila euro per la partecipazione a Sanremo, onestamente avrebbe dovuto dare qualcosa di più…

 

E proprio a proposito del quantum che i famosi personaggi stanno offrendo (o promettono di offrire) ci viene incontro un passo de “Il Profeta” di Kahlil Gibran: «Ci sono quelli che danno poco del molto che hanno, e lo danno per avere un riconoscimento, e questo loro desiderio nascosto rende insalubri i loro doni. E ci sono quelli che hanno poco e danno tutto. Questi sono coloro che credono nella vita e nella sua generosità, e il loro scrigno non è mai vuoto (…). Perciò date ora affinché la stagione dei doni possa essere vostra e non dei vostri eredi».

 

Naturalmente non tutti sono d’accordo su quello che sta accadendo. Significativa, al riguardo, è la diversa posizione assunta dal Presidente dell’Aisla (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica – Onlus) ˗ Massimo Mauro: «È stata un’idea straordinaria che ha coinvolto tutto il mondo, un successo fantastico» e dalla Vice Presidente del “Comitato 16 novembre Onlus” ˗ Mariangela Lamanna ˗ che parla di «Secchiate di ipocrisia e quattro spiccioli (…) Ma capisco che faccia più comodo partecipare alla moda e farsi ritrarre con i capelli bagnati e magari, il portafogli intonso». Anche la Federcontribuenti la definisce «una operazione mediatica con pochissima sostanza».

 

news_img1_64648_renzi-sla-ice-bucket-challenge[1]Quello che però, in tutta questa faccenda, assume un significato particolarmente negativo è l’adesione ˗ su nomination di Fiorello ˗ del Capo del Governo Matteo Renzi!

Mi chiedo come mai il Presidente Napolitano, che pure spesso chiama a sé il giovane ex-rottamatore per sussurrargli utili consigli per il superamento della crisi in atto, non si sia preoccupato di fargli comprendere il senso e la valenza istituzionale della carica di Presidente del Consiglio dei Ministri.
Recentemente proprio Napolitano ha sottolineato che «la solidarietà, è scritto in Costituzione, è un dovere inderogabile. Ma è anche un gran valore e una grande fonte di soddisfazione per chi la pratica».

Sarebbe stato doveroso, da parte sua, ricordare a Renzi che solidarietà e secchiate d’acqua non si addicono a chi, oltre a reggere le sorti dell’Italia, in questo momento ricopre anche l’incarico di Presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea. Questo per evitare che, come è successo nel recente passato, l’Europa non ci rida dietro.

 

Speriamo che anche questo tormentone, come tutti gli altri delle passate estati, finisca coi primi freschi autunnali.

Invece, per quanto concerne l’unico lato serio della vicenda, basterà fare una donazione liberale a favore delle Associazioni Onlus sopra menzionate.
L’elargizione eviterà una inutile freddura alla testa ma, in compenso, renderà il cuore più caldo.

 

GUIDO GIAMPIETRO

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