… a quest’ora la lunga serie di finestre di questo corridoio si va tingendo di rosso …
il cielo, verso il centro commerciale, verso la ferrovia e il Cillarese sembra impegnato al massimo in un tramonto dai toni violenti …
quei toni di fuoco sembra che debbano occupare tutto il cielo che si riesce a vedere da qui …
è la lava di un vulcano … è uno spritz all’Aperol, è il rossetto di S. … è la camicia di lino … sono le surfinie appena piantate in giardino … è il bouganville che sta ricoprendo il patio … sono peperoni da grigliare con gli amici … rossi e arancioni e viola e carminio … impegnati … a colorare …
rimango fermo a guardare … le palme che crescono nell’ospedale sono nere, agitate, sbalzate da questo vento di scirocco che ho sempre odiato ma dal quale adesso vorrei farmi bruciare …
questo tramonto toglie il fiato … incanta …
forse è un regalo … uno scampolo di poesia … un lampo nel buio … un frammento di pensiero che finalmente trascende le vene che si rompono, gli aghi che scavano, i lamenti, i richiami, i sospiri dei quali è difficile stabilire la provenienza esatta, le flebo, le pillole, gli antibiotici, le continue corse in bagno, i bip delle macchine …
e la paura … che c’è …
è presente …
questo tramonto è comunque un regalo che gradisco molto …
è il momento in cui scopro che debbo abbandonare l’illusione della guarigione … non sono né così vigliacco e né così stupido per coltivarla …
debbo tralasciare la speranza …
non voglio cullarmi in una attesa sterile …
debbo praticare poco l’ottimismo, surrogato circense della speranza …
quel tramonto di fuoco forse aveva un messaggio proprio per me …
coraggio …
ed è quello che mi serve e che ritrovo in questo sole che quasi sparisce sotto l’orizzonte verso le 20,20 di mercoledì 12 luglio, a Brindisi, da una finestra dell’ospedale Perrino- reparto ematologia.
Gegè Miracolo
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