… è il pomeriggio sospeso di una domenica sospesa …
finalmente niente vento …
la luce cerca timidamente di rimanere ancorata alla giornata qualche minuto in più e già ci riesce un po’ …
il silenzio di casa fa il paio con il corso vuoto che intravedo dalla finestra …
con la foga degna di un no-vax rifiuto pc, musica, libri, giornali, tisana …
basta …
voglio uscire …
un po’ di aria fresca sul viso …
ne ho bisogno …
se ti scontri mentre sei in accelerazione, dicono, sei fottuto …
e a questo penso mentre esco …
mentre il periodo di pandemia con le sue paure e le sue privazioni sembrava archiviato, mentre eravamo quasi pronti per ricominciare a vivere normalmente …
mentre eravamo già lì lì per riprenderci quella vita vuota ma piena di impegni inutili …
spensierata ma perennemente ansiosa per sciocchezze …
frivola ma che ci sforzavamo di mostrare seria e austera … dozzinale ma unica per noi …
soddisfacente ma disperata quando ne intravedevamo lontanamente la mancanza di senso …
mentre, insomma, cercavamo di convincerci che la felicità era li’ a portata di mano sotto forma di un nuovo maglioncino di cachemire o una tv più grande o il nuovo apple o qualche serata in più con amici a cena fuori …
mentre eravamo in accelerazione con la terza scalata ed il motore ruggente , ecco che un’altra parola incredibile richiede il proprio spazio …
guerra …
non più in Siria o nello Yemen …
non più in Afghanistan o il Sudan …
ma qui …
proprio qui vicino …
la guerra …
la guerra del ventunesimo secolo …
fatta forse di rinunce e di recessione …
di disoccupazione e di miseria diffusa anche se non di bombe e di pallottole …
la guerra con il suo carico di angoscia per le scene di bambini uccisi e donne violentate …
proprio ora che eravamo in accelerazione …
proprio ora che pensavamo che finalmente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrebbe trasformato in realtà i sogni dei nostri figli …
mentre pensavo che questo nuovissimo Piano Marshall avrebbe assicurato a M. ed L. un futuro degno …
mentre tutti eravamo pronti a commiserarci per le privazioni del lockdown …
mentre eravamo pronti a riprenderci l’originale dopo i concerti in streaming, gli incontri su face time, le visite guidate virtuali ai musei, ‘ La prova del cuoco’ al posto di ‘Penny’ …
mentre eravamo pronti a ‘ riprenderci quello che è nostro ‘ …
la guerra …
e che cazzo …
esco …
esco con questi pensieri …
non sono arrabbiato perché per arrabbiarsi ci vuole speranza ed io al momento ne scarseggio …
mi sono arreso forse …
non lo so …
con S. trovo la scusa di scendere a prendere dei pasticcini …
non l’ho mai fatto ma ci crede e mi dice che forse sarà l’effetto del cortisone che prendo per questo acutissimo dolore alla scapola …
ci avevo visto bene …
per strada non c’è quasi nessuno …
mi sento davvero arreso ma non so neanche nei confronti di chi o di che cosa …
incontro A. e dopo pochi convenevoli gli chiedo come vanno gli affari …
mi dice che è un disastro …
si era ingrandito da poco con un paio di postazioni ad Ostuni e Mesagne ma ha dovuto rinunciare per mancanza di clientela …
mi elenca con dovizia le spese che deve sopportare e gli introiti che mancano …
non riesce a farsene una ragione …
eppure le ragazze che ospita sono davvero belle, alcune straniere, ma nella loro quindicina qui al sud non riescono a pagare nemmeno le spese …
si lamenta della mancanza di speranza collettiva …
sempre così quando lo incontro …
è un pessimista cronico …
mi riempie di dettagli e si scusa …
deve correre in stazione ad accogliere Ursula che starà qui a Brindisi una settimana …
‘ speriamo bene’ mi dice mentre mi saluta …
e poi in modo leggermente più rozzo mi esplicita il concetto che se manca la voglia di scopare siamo davvero fottuti …
ci lasciamo velocemente e mentre cerco un bar aperto ci ripenso … non so se le cose che mi ha detto abbiano nascosta una verità ultima …chissà … ancora ci penso …
ieri alle 17 circa , qui a Brindisi, su Corso Umberto …
Geg
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