Un amaro, amarissimo anniversario ricorre oggi 31 Marzo 2014. Esattamente cinque anni fà, era il 31 Marzo 2009, vedeva la luce il verbale di accordo secondo cui il territorio tutto si impegnava a conseguire due obiettivi: tutelare un bene pubblico, la Piattaforma Polifunzionale per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti speciali di Brindisi, e la sorte di 30 lavoratori finiti sulla strada.
La dipartita di Veolià da gestore della struttura pubblica, avvenuto poche settimane prima, aveva eretto un muro sul prosieguo dell’attività dell’ impianto, fino ad allora validissima valvola di sfogo per buona parte delle aziende del comparto industriale brindisino e non.
Un protocollo sottoscritto, come detto, in primis dall’ allora Sig. Prefetto Domenico Cuttaia, seguito dai rappresentanti di Regione Puglia, Provincia di Brindisi, ASI, Confindustria, Sindacati (UIL, UGL, CISL, CGIL) e Veolià stessa. Tale accordo rendeva meno brutale il nostro distacco dal posto di lavoro, essendoci garantita una Cassa Integrazione in Deroga, e in uno dei punti imponeva alla proprietà dell’ impianto “.. nel rispetto delle norme di legge, ad accelerare l’ attivazione delle procedure per l’ affidamento della gestione temporanea nelle more dell’ espletamento della procedura per l’ affidamento della costruzione e gestione pluriennale“.
Un “diktat” che con ragionevolezza mirava a non sperperare un patrimonio ingente del nostro territorio, un’ infrastruttura al 100% pubblica, che all’ epoca della sua costruzione costò svariate decine di miliardi di lire di fondi dell’ ex Cassa del Mezzogiorno.
Nessuna obiezione fu mossa all’ epoca, nè tantomeno vi era ragione di farlo, avendo la Piattaforma svolto la sua attività in linea con tutte le normative per la tutela dell’ ambiente, non producendo alcun inquinamento nei terreni e nella falda circostanti (prova ne sono le caratterizzazioni ambientali a cura del Min. Ambiente). Appare del tutto priva di senno la ragione per cui opporsi ad un progetto che vedrebbe l’ impianto in questione completamente ristrutturato, dotato delle migliori tecnologie sul mercato e nel quale nessuna modifica andrebbe ad aumentare il quantitativo annuo di rifiuto precedentemente trattato, già di per sè molto modesto.
Il costume anti-industria che sembrerebbe pervadere di recente alcune frange di Brindisi, rischia di annientare, senza alcuna precisa motivazione, il percorso di un progetto che è necessario quanto mai al sostentamento di quelle aziende della nostra area industriale che mal tollerano i costi dello smaltimento fuori sede dei loro scarti di processo. Nondimeno essenziale sarebbe l’ apporto del depuratore dei reflui industriali connesso alla Piattaforma, apparato in grado di trattare le acque reflue di processo di gran parte delle aziende nostrane, grazie ad una rete fognaria già predisposta.
Un’ infrastruttura insomma dalle molteplici potenzialità, volano di sviluppo, lavoro e occupazione, in una stagione contrassegnata solo da crisi, chiusure e licenziamenti.
Per chi ancora ha sotto gli occhi il verbale dell’ accordo su citato, questa è una doppia mortificazione. Soprattutto a essere angosciati siamo noi lavoratori, i cui lamenti non sono ascoltati in maniera adeguata, e che dopo cinque anni che paiono cinque secoli, ancora lottiamo a voce alta per non cedere ai soprusi di questa pazza nazione. E lo facciamo ormai senza un euro in tasca, e con la rabbia crescente di chi sà di essere stato tradito da un sistema balordo.
Continuare a pagare il prezzo di una condotta decisamente fuori dai tempi da parte di qualcuno o affrontare la questione responsabilmente, tenendo fede agli impegni presi cinque anni or sono, dando ancora vita a un bene della comunità e a tanti lavoratori nostrani che tra diretti e indiretti gioverebbero dell’ impianto? Risolutezza e buonsenso sono indispensabili per evitare la fine anticipata di un impianto utile a molti, per il cui revamping sono in gioco più di 50 milioni di euro e con essi la credibilità di un intero territorio.
COMUNICATO LAVORATORI PIATTAFORMA POLIFUNZIONALE
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