May 15, 2025

Legambiente ha più volte richiamato l’attenzione sulle contraddizioni ed i ritardi dei lavori di “riqualificazione” del lungomare Regina Margherita e del piazzale Lenio Flacco, effetti questi della mancata acquisizione della tante pubblicazioni e studi storici, archeologici e geognostici e del mancato ricorso preliminare a prospezioni o georadar.
A cosa sono serviti interventi tecnici in corso d’opera se non a depositare nella Casa del turista alcuni reperti, a tombare mura messapiche e siti romani e medievali ed a far lievitare costi e ritardi?! Legambiente ha soprattutto chiesto il rispetto delle prescrizioni nella nota della Soprintendenza salentina per i beni architettonici e paesaggistici del 7/11/2012, nota in cui si prescrive che: “lo smontaggio della pavimentazione calcarea e in pietra lavica sia eseguito con la massima cura, al fine di non danneggiare i singoli elementi. Gli stessi dovranno essere accuratamente accatastati e riutilizzati con eventuali integrazioni con materiale del tutto identico”. La stessa nota 300/2013 fu fatta pienamente propria dalla Commissione paesaggistica; in realtà un buon numero di pietre calcaree e laviche sono state danneggiate nello smontaggio e malamente accatastate, nel mentre la “nuova pavimentazione” è stata caratterizzata da nuove basole, con l’unica eccezione di uno stretto percorso carrabile in pietra lavica.

 
Alla segnalazione di questa “incongruenza” ed alla richiesta di chiarimenti della Soprintendenza l’Amministrazione comunale di Brindisi, ha risposto, per quel che attiene piazzale Lenio Flacco, con nota dirigenziale del 29/9/2014, asserendo che gli interventi erano eseguiti “secondo quanto raccomandato da codesta soprintendenza con nota prot. n. 300 del 7/1/2013”.

 
Le prescrizioni (non raccomandazioni) della Soprintendenza non sono apparse affatto rispettate dallo stesso Soprintendente che, con nota del 20/9/2014 ha disposto la sospensione dei lavori, fino ad apposito sopralluogo perché “sembrerebbe che siano in corso estese sostituzioni e integrazioni della pavimentazione con materiale non ai requisiti prescritti”.
Cosa sia accaduto durante e dopo il sopralluogo è francamente non chiaro, in quanto i lavori sono ripresi con ulteriori interruzioni e ritardi legati alle mancate acquisizioni preventive di documentazioni ed analisi sullo stato dei luoghi, per nulla rispettando la prescritta ricollocazione in sito di pietre calcaree e laviche, da integrare “con elementi del tutto uguali” se ammalorate.

 
Oggi, ben oltre i termini disposti nell’ennesima proroga concessa per l’esecuzione delle opere (la data iniziale dei lavori era il 10/1/2015), siamo di fronte ad una “arlecchinata” in quanto alle “estese sostituzioni” non autorizzate con nuovo basolato (totale quasi, sul lungomare Regina Margherita) fa riscontro l’inserimento sul piazzale Lenio Flacco di uno stretto viottolo con pietre laviche (del tutto assenti in precedenza) che finisce nel nulla, interrompendosi, con pessimo effetto estetico, a contatto con la parte del piazzale rimasta nella sua conformazione originaria in pietre calcaree.
Dal nuovo basolato, poi, si passa a piccole “insulae” in pietre calcaree sminuzzate, mal collocate, con macroscopiche fughe riempite da cemento e queste insulae non hanno, alcuna separazione rispetto al basolato nuovo ed all’area attualmente non interessata dai lavori.

 
Legambiente non ha voluto, pur avendo mille ragioni per farlo, scegliere un rapporto pubblico conflittuale, sperando che l’Amministrazione comunale si adeguasse effettivamente alle prescrizioni della Soprintendenza e che quest’ultima, dopo l’esito “strano” del sopralluogo effettuato vigilasse sul rispetto delle prescrizioni stesse.

 
Ciò non è avvenuto ed anzi la situazione è stata resa più inquietante dopo i lavori di riqualificazione su via del Mare.
Anche questo progetto di riqualificazione era assolutamente necessario ed ha avuto gli stessi limiti dei precedenti per quel che attiene la conoscenza dello stato dei luoghi (si pensi soltanto ai cunicoli venuti alla luce) ed i tempi previsti, anche in questo caso sforati.

 
Nel mentre sono positivi il collegamento con via Spalato e, in parte le essenze arboree messe a dimora, viene da chiedersi come mai si siano recuperati non molti posti auto (pur allargando solo in parte la sede stradale) e come mai non si sia programmata una quinta di verde per schermare parti di edifici “non godibili”, come all’incrocio con via Porta Lecce e all’altezza dell’area archeologica oggi circoscritta da una staccionata dietro alla quale appare i resti non schermati della vecchia costruzione.

 
Ciò che sconcerta, però, è quello che Legambiente definisce “ponte dei sospiri… nostri”.

 
Il ponte, oltre ad essere inutile crea un grave impatto visivo, paesaggistico ed ambientale e non può essere affatto giustificato dal presunto collegamento dei parcheggi con il centro città.
Molto più funzionali e molto meno costosi risulterebbero passaggi pedonali con semafori ad eventuale chiamata da parte dei pedoni e, soprattutto, con ascensore e scala mobile o altri mezzi per l’abbattimento delle barriere architettoniche nei pressi delle scale esistenti.
Il ponte è attualmente privo di un’ascensore, assolutamente indispensabile per rendere fruibile ed autorizzabile l’opera, ma soprattutto raggiunge un tratto del centro, non carrabile, assolutamente al di fuori del transito pedonale e di sera pericoloso. Per di più è stato squarciato il parapetto della cinta muraria.
Chi ha pensato, progettato ed autorizzato un’opera così invasiva, così costosa e così inutile?
Come hanno potuto esprimere parere favorevole la Commissione Paesaggistica comunale ed ancor più la Soprintendenza?
Legambiente chiede al Commissario Prefettizio di verificare i lavori realizzati sul lungomare, sul piazzale Lenio Flacco ed in via del Mare, ed i loro costi diretti ed aggiuntivi e pretendere il rispetto pieno delle prescrizioni della nota della Soprintendenza del 7/1/2013, accertando e facendo oggetto di determinazioni responsabilità ed oneri a carico dell’Amministrazione comunale.
Allo stesso Commissario Prefettizio si chiede di riconsiderare i lavori di costruzione del ponte e di rivalutare il progetto ed i suoi costi, predisponendo soluzioni molto meno onerose e più funzionali, ripristinando lo stato dei luoghi.
Alla segreteria regionale del MIBACT ed alla Soprintendente per il Salento dello stesso MIBACT, Legambiente chiede il pieno rispetto delle prescrizioni contenute nelle nota del 7/1/2013 e di verificare eventuali responsabilità connesse ad azioni attive od omissive di chi nel MIBACT era deputato a garantire l’attuazione di quanto prescritto e la vigilanza sui lavori.

 
Identica richiesta Legambiente avanza in relazione ai lavori su via del Mare e sul ponte su cui vanno assunti provvedimenti urgentemente prima dell’ultimazione dei lavori.
A tutti i destinatari della presente, si chiede di agire prima del collaudo evitando che danni ed eventuali reati connessi siano portati a conseguenze ulteriori, il cui accertamento sarebbe rimesso alle autorità giudiziarie competenti.

 

 

COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE – CIRCOLO TONINO DI GIUILIO

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