… il pomeriggio scuro minaccia pioggia serale …
sono uscito tardi dal rientro pomeridiano sprecando una ennesima giornata di vita non vissuta negli uffici dell’Ente che provvede al mio sostentamento mensile …
ho un mare di cazzi miei a cui pensare …
e fra poco sarò a casa ad affrontarne la parte peggiore …
quella relativa ai figli adolescenti …
non è un buon momento …
decisamente …
fumo nonostante la sigaretta elettronica acquistata da due giorni … non è periodo in cui posso dedicare parti di volontà a questa battaglia …
ho posteggiato abbastanza lontano da casa e questo pezzo di strada a piedi mi sta rattristando ancora di più …
si, forse pioverà …
le pochissime persone per strada sembrano già aver fretta …
sul marciapiede di fronte mi colpisce un giovanotto con un giubbotto bianco …
preme i palmi delle mani su un muro chiaro …
preme e osserva …
osserva e preme …
si ferma a guardare se l’impronta delle cinque dita è nitida …
forse non gli piace …
non è soddisfatto …
recupera saliva con gesti e suoni inequivocabili dal profondo della gola e si sputa sulle mani aperte …
se le sfrega e riprova sul muro giallino che fa da colonna ad una specie di garage all’aperto su questa arteria del centro …
preme e osserva …
osserva e preme …
risputa perché forse non è contento del risultato …
ripreme con la mano bella aperta …
riguarda spostandosi leggermente indietro come si farebbe con un dipinto del Caravaggio per comprenderne bene tutto l’assieme … adesso sembra soddisfatto …
io da qui non riesco a vedere se davvero l’impronta è nitida e possiamo ritenerci contenti ma lui lo è perché si piega, raccoglie due o tre coperte che ha poggiato per terra, e se ne va visibilmente appagato …
scopro ora che non sono il solo ad essere rimasto incantato da tanta creatività salivare …
c’è una signora in una macchina che come me ha seguito la scena e c’è il macellaio che guarda me e la signora non capendo cosa ci ha resi esterrefatti …
attraverso la strada per guardare da vicino il risultato di quello sforzo creativo … le impronte delle mani non sono decise e nette ma ombreggiano come foto mosse …
capisco che non ha solo premuto ma anche mosso impercettibilmente il palmo per avere un effetto particolare …
da lontano non potevo accorgermene …
lo seguo con lo sguardo …
ripete l’operazione ogni cento metri …
lascia a terra le coperte, sputa sui palmi aperti, preme sul muro, ammira l’opera e raccoglie le coperte andandosene …
lo rifà su un portone, su una serranda chiusa, cautamente sulla vetrina della libreria e poi attraversa e scompare all’altezza della chiesa …
se non stesse per piovere e non avessi un mare di cazzi miei lo seguirei …
non sono intellettualmente attrezzato per approfondire tutte le metafore contenute in tutto ciò …
lasciare un’impronta sfidando la caducità della vita? …
sporcare tutto ciò che ipocritamente appare pulito e lindo? … lavarsi dalla sozzura che ti sporca le mani? …
so solo che tutto ciò mi ha molto addolorato ma non so perché … scambio poche parole con la signora in macchina e con il macellaio ora anche lui stupito …
mi rincammino verso casa …
penso a chissà quali mondi sconosciuti si trovano nelle menti dei pazzi …
quali abissi inesplorabili contengono …
quanta pena …
sono a casa …
mi hanno visto dalla finestra e mi chiedono perché mi sono fermato di fronte a quel muro …
no, niente, c’era un grillo …
ieri sera, a Brindisi, verso le 19 …
p.s. stamattina l’ho rivisto con lo stesso giubbotto e le stesse coperte ; forse è ospite della chiesa o forse dorme nei giardini dietro la Virgilio.
A.Serni
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