June 11, 2025

Amerigo Verardi torna con un nuovo, potente singolo “Matteotti di nome”, un brano rock crudo, visionario e profondamente personale che prosegue l’intensa ricerca musicale del musicista e compositore brindisino.

Il singolo uscirà a metà luglio, ma in occasione dell’anniversario della morte di Giacomo Matteotti, Amerigo Verardi ha scelto di donare in anticipo il testo del brano al pubblico: una poesia, un atto di memoria e di resistenza civile, che a luglio si arricchirà anche di musica.

Dopo i due album psycho-elettronici del progetto Maverick Persona (2024), realizzati in coppia con Deje e apprezzati in tutta Europa, Verardi sorprende ancora una volta con un’opera dichiaratamente indipendente, intensa e politicamente consapevole. Il brano, pubblicato in formato digitale da NOS Records, sarà disponibile anche in vinile (singolo da 10 pollici a 45 giri), grazie alla collaborazione con MarraCult e Psychout Records.

Come suggerisce il titolo, “Matteotti di nome” è un omaggio sentito a Giacomo Matteotti, figura simbolo della lotta antifascista, assassinato il 10 giugno 1924 da un commando per ordine di Mussolini. Il brano si apre con ricordi d’infanzia dell’autore, legati a lutti familiari e alla Seconda guerra mondiale, per poi immergersi in una narrazione quasi cinematografica degli ultimi momenti di Matteotti. Emergono la sua fierezza, la consapevolezza del pericolo, l’amore per la moglie Velia, e infine il tragico assassinio e la sepoltura segreta, che preludono però a una vera “resurrezione storica”.

Verardi intreccia elementi autobiografici – il fratello della nonna, nato poco dopo l’assassinio Matteotti e chiamato così in suo onore – con una profonda riflessione sul presente: contro il revisionismo e la cancellazione della memoria storica, e per riaffermare l’eredità della Resistenza e dei suoi valori.

Gli eventi che Verardi racconta nel brano sono come quadri nel quadro. Emergono i caratteri, le attitudini, i pensieri e le emozioni dei protagonisti. La fierezza e il coraggio di Matteotti che va alla Camera dei deputati con documenti che contengono prove schiaccianti contro Mussolini – “Nella borsa ho la chiave di volta, e oggi li faccio tremare!” – e al contempo la sua consapevolezza di correre gravi rischi, perché sa di agire contro gente violenta e senza scrupoli – “Non mi aspettare, Velia”. La sua volontà, espressa con un’accorata e tenera preghiera alla moglie Velia, di non essere lasciato solo al suo destino – “e se non torno, non mi abbandonare”.

Anche la squadra degli assassini fascisti ha una sua precisa fisionomia “tossici di sangue e cocaina”, quella di esaltati assetati di violenza che mostrano in questa occasione un sentimento quasi di fastidio nell’obbedire a un ordine ricevuto dall’alto e che li ha distolti dalle loro faccende private “e gli tocca pure decidere chi deve affondare per primo la lama”.

Dalla scena del vile assassinio Matteotti rivolge i suoi ultimi pensieri alla famiglia e all’Italia – “perdonami, Velia, sono vittima di un codardo”; “vivo per l’Italia e la libertà, ostaggi di un bastardo”. Non manca una riflessione amara sull’oggi – “Evviva la libertà, c’è scritto sopra un muro, in rosso sangue anche per chi non sa leggere il futuro che è già qui”.

Il brano è stato scritto, suonato e registrato da Amerigo Verardi presso “Alma Mater Studio” (BR), mixato e masterizzato da Valerio Daniele presso “Chora Studi Musicali” (Calimera – LE). La cover art è firmata da Daniele Guadalupi.

Con questo singolo, Verardi non solo rende omaggio a Matteotti e alla sua famiglia, ma si schiera apertamente contro ogni forma di fascismo, riaffermando con forza la libertà e la memoria come pilastri irrinunciabili della nostra società.

 

MATTEOTTI DI NOME

Mi ricordo quando ero bambino
mio zio diceva di stare lontano
da un cassetto dove amavo spiare toccare
le medaglie di nonno mandato a morire
ah, il valor militare…

Una giornata d’estate
mentre è ancora primavera
ci si può anche nascondere
dietro i riflessi del Tevere
però tu
non mi aspettare, Velia
e se non torno non mi abbandonare
più di questo non ti posso dire
nella borsa ho la chiave di volta
e oggi li faccio tremare!

Nelle divise nere
tossici di sangue e cocaina
e gli tocca pure decidere
chi deve affondare per primo
per primo la lama.

Dentro l’aria che si taglia da sola
fra le rondini e l’asfalto
che le urla gli muoiono in gola
quelli eseguono solo un ordine
sputato dall’alto
perdonami, Velia
sono vittima di un codardo
vivo per l’Italia e la libertà
ostaggi di un bastardo.

Risorge fra gli alberi, le belve ed i fiori
risplende nei boschi, sopra il fango
e le miserie di Roma
meglio morire che far parte di un sistema.

Evviva la libertà
c’è scritto sopra un muro
in rosso sangue
anche per chi
non sa leggere il futuro
che è già qui
è già qui

Da bambino mi sembrava normale
che fossimo liberi di parlare
e che mio zio fosse un tipo strano
che si chiamava Matteotti
Matteotti di nome.

Amerigo Verardi

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