E’ da ieri che, da comune cittadina, sento (o meglio leggo) un’alternanza di opinioni diametralmente opposte.
I “solidali” e buonisti da un lato e gli “estremisti” dall’altro. Fuggono dalle guerre, bisogna aiutarli… si ma fra di loro si nascondono i terroristi (qualcuno ha scoperto l’H2O calda solo questi giorni) e bisogna cacciarli tutti.
Dimenticano, i miei concittadini, che Brindisi è punto nevralgico e strategico per la sicurezza pubblica.
Abbiamo la sede più grande dell’O.N.U., abbiamo (all’interno dell’ex-base USAF) il radar più potente che sorvegli il Mediterraneo, abbiamo l’aeroporto del Salento, abbiamo il Porto più vicino alla “porta d’oriente”.
Vero è che questi “diversamente brindisini” non hanno dato mai, ad oggi, fastidi tangibili – se non quello di strapparti di mano prepotentemente il carrello ovunque ti trovi a fare la spesa – visto che passano il tempo con cuffiette e i-phone alle orecchie per ore. Chi fornisca apparecchi e ricariche resta un mistero!
Ma la questione è un’altra: tolti coloro che accattonano fuori dai super e iper mercati, tolti quei pochi volenterosi che accettano lavori da sfruttamento in campagna, la stragrande maggioranza che bivacca in centro, adidas ai piedi, collanazze d’oro e jeans griffati, perennemente al telefono non si sa con chi ad organizzare cosa, che restano a fare a Brindisi? E’ plausibile che siano un pericolo per la nostra sicurezza? E le donne e i bambini, dove sono?
Solidarietà sì! Ma per i Più deboli.
Non dimentichiamo che tutti loro arrivano senza documenti e declinano generalità false con un seguito di “alias”.
Nel dubbio, una revisione normativa che preveda l’accoglienza incondizionata proprio di donne e bambini e rispedisca al mittente baldanzosi giovani (20 – 30 anni) in attesa di ricongiungimenti familiari dopo reale identificazione, mi pare un equo compromesso.
Marina Miggiano
Vice-coordinatore Cor Brindisi
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