Il 21 marzo si celebra la Giornata Mondiale della Poesia, un evento istituito dall’UNESCO nel 1999.
La celebrazione riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo, della diversità linguistica, della comunicazione e della pace. Esistono diverse unioni tra letteratura e musica, dalla pubblicazione di opere editoriali di cantanti-scrittori, ai testi delle canzoni, dove la poesia fa da cornice alla musica.
Il connubio tra note e letteratura affonda le radici in tempi lontani, ispirando storie, ricordi e intrecci di parole e melodie.
Una delle derive più affascinanti dell’immaginario blues è la poesia che attraverso tematiche popolari e ambientazioni rurali hanno riconosciuto in questa musica una espressione artistica importante come simbolo per tutti gli afroamericani e una continua ricerca per tutti i cultori ed appassionati della cosiddetta “musica del diavolo”:
“Oh Ma Rainey, canta la tua canzone, ora che sei tornata nel posto in cui appartieni. Fatti strada dentro di noi, mantienici forte. O Ma Rainey, piccola e minuta, cantaci della malasorte che ci sta attorno. Cantaci della strada solitaria che dobbiamo percorrere”
Oltre al Blues, un movimento importante che ha espresso diverse espressioni poetiche è stato quello della Beat Generation che trovò una sua identità letteraria principalmente negli anni cinquanta negli Stati Uniti. I movimenti pacifisti del ’68 hanno cementificato le proprie radici con autori di riferimento di quel periodo come Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Charles Bukowski. Lo stesso Kerouac ha descritto la sua generazione come “beat” perché ha cercato di catturare, come nel blues, la sacralità degli oppressi:
Voglio essere considerato un poeta jazz che suona un lungo blues in una jam session d’una domenica pomeriggio”.
Tra gli artisti americani, Bob Dylan si è imposto come scrittore, poeta e artista nella cultura di massa. Nell’ottobre del 2016 ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura per “Aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”:
“Voi che costruite cannoni, voi che costruite gli aerei della morte, voi che costruite le bombe, voi che vi nascondete dietro i muri. Voi che vi nascondete dietro le scrivanie, voglio solo che sappiate che posso vedere attraverso la vostra maschera”.
Il rock, quindi, si è fatto letterario tra canzoni e testi poetici con una miscellanea di musica, satira, messaggi e ribellione.
I Doors furono guidati da Jim Morrison, un poeta che si scoprì cantante. Nel 1978 i Doors pubblicarono l’album postumo “An American Prayer”, una registrazione di poesie declamate da Morrison con musiche composte per l’occasione. Altri rocker che hanno frequentato la poesia sono Lou Reed, Patti Smith, Billy Corgan, James Taylor, Bruce Springsteen, Tom Waits, Leonard Cohen. Questi artisti hanno pubblicato libri di poesie, romanzi, e hanno avuto influenze poetiche marcate nei testi. In Inghilterra si ricordano Syd Barret dei Pink Floyd, Pete Singfield, Peter Gabriel.
In Italia, i New Trolls nel loro disco “Senza orario senza bandiera” trasformarono in canzoni, con la collaborazione di De Andrè, alcune poesie di Riccardo Mannerini. Un altro gruppo dai testi colti fu il Banco del Mutuo Soccorso dell’indimenticato Francesco Di Giacomo, simbolo di un’epoca aurea del rock italiano.
Tra i gruppi ancora attuali ci sono i Gang dei fratelli Severini che nel 2015 hanno scritto una meravigliosa preghiera:
“Mare nostro, ascolta, ti prego. Questa notte porta pazienza. C’è una barca in mezzo alle onde. E’ una barca che porta speranza. Non ha vela e non ha motore. Non c’è porto e non c’è faro. Ma son tanti, li vedi. Quella barca è il loro riparo. Sono loro la storia del grano, il fuoco che torna al tramonto. Il pane spezzato e diviso. Mare nostro, tu sai chi li guida. E’ quel dio che non ha frontiere, che cammina sull’acqua e sul fuoco e che spezza tutte le catene. E’ il dio di tutti coloro che combatte la fame, la guerra. E per lui nessuno è straniero. Come in cielo, così come in terra”.
Tra i cantautori italiani gli artisti che hanno interpretato meglio alcuni testi poetici nella musica ci sono Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Francesco De Gregori, Giorgio Gaber e Franco Battiato.
Tra i giovani artisti contemporanei una citazione la merita Beppe Giampà, cantautore e interprete di reading musico letterari che, nel suo recente album “La porta del mondo”, è stato ispirato nuovamente dalla poesia di Cesare Pavese. Un altro aspetto importante della poesia è quello di alcuni testi cosiddetti demenziali o ermetici surreali. Bisogna precisare che non si tratta di parole senza senso o messe a caso, bensì di testi a volte dissacranti, ironici e apparentemente senza significato ma che hanno una logica ben definita.
Uno dei principali artefici è stato Freak Antoni, fondatore e leader degli Skiantos, il cui merito è stato l’aver trasformato il linguaggio in poesia beffarda, anticonformista e a volte irriverente. Insieme a personaggi come Andrea Pazienza, Stefano Benni, Lucio Dalla, Francesco Guccini è stato il simbolo del grande movimento alternativo espresso a Bologna negli anni settanta e ottanta.
Il confine tra licenza poetica e cantautorato è presente anche in alcuni testi di artisti brindisini come la compianta Claudia Stella, Amerigo Verardi, Roberto D’Ambrosio, Maggiore e la raffinata Paola Petrosillo, capace di scrivere veri e propri atti d’amore in vernacolo, coniugando diverse influenze musicali:
“Sentu ca veni lu giurnu, lu vientu, lu tiempu pi n’atra via. Cielu vacanti e suegni, surtantu suegni ntra l’aria. Ca ci tu uardi an terra mundu era e mundu è moi, ma lu mundu si cangia a stuezzi. E cammina cammina…cangiamu nui. Aria d’amuri…Aria…Aria d’amuri…stai”
MARCO GRECO
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