May 1, 2025

Lettera alla signora preside reggente del Liceo Classico “B.Marzolla” di Brindisi.

 

Gentilissima Dottoressa,
Le scrivo in qualità di genitore di un Suo alunno ed a proposito della cosiddetta “Notte nazionale del liceo classico” che ha avuto luogo anche nella Sua scuola lo scorso venerdì 16 gennaio.
A quella manifestazione io ci sono stato; vi ho aderito, lo confesso, perchè quasi costretto da mio figlio.
Non sarei voluto venire.
Perché partecipare alla solita festicciola autocelebrativa ?
Perché passare ore e ore per una passerella di presunti alunni “migliori” e di ospiti estemporanei?
Perché mescolarsi alla ressa di genitori annoiati e di rappresentanti istituzionali frettolosi?
Perché andare ad ascoltare gli sgangherati discorsi di professori in vena di riscatto?
Perché, in sintesi, fregarsi un venerdì sera in questo barbaro modo?
Meglio una serata all’Ipercoop no? O magari al cinema!
Senza dubbio!

 

Ma i figli, sa va sans dire, so’ piezz’e core, ed assecondarli rappresenta spesso, per noi genitori dai poderosi sensi di colpa, l’estremo tentativo di riannodare le sfilacciate fila di rapporti sempre più tesi e di mondi sempre più distanti … ma non divaghiamo.

Fatto stà, come le ho detto, che io a quella manifestazione ci sono venuto … e per questo io, mio figlio, devo ringraziarlo.
Non mi dilungherò in complimenti: la giornata è stata organizzata con estrema cura ed indubbio gusto, con lampante competenza e giusto equilibrio, con grande serietà bilanciata da piacevole leggerezza.
In una parola: con altissima professionalità.

 

Una serata ed una “festa” che, se ripetuta, certamente non mi perderei.
Quindi: complimenti, complimenti vivissimi!

 

Tuttavia, gentile signora Preside, mi trovo costretto, per amore di verità, a comunicarLe che io, al Suo posto, avrei fatto meglio … soprattutto nella parte relativa agli inviti.
Va bene il Dirigente scolastico provinciale, va bene il rappresentante del rappresentante della Provincia, vanno bene genitori ed alunni, e benissimo le famiglie di ragazzi alle soglie della scuola superiore … va bene tutto ma … e gli ospiti stranieri ?
Perché non è stato invitato nessun tedesco?
Lacuna gravissima …

 

Per carità, forse io non avrei invitato direttamente la signora Merkel, che già poca frequentazione ha con la sua Heidelberg, ma almeno un Ambasciatore, che so, un Console Onorario, uno straccio di rappresentante della comunità tedesca in puglia, quello si, io l’avrei invitato … e mi sarei premurato affinché fosse presente … e poi lo avrei anche accompagnato per tutta la sera.
Lo avrei obbligato ad ascoltare la poesia di Caproni proposta da Ambel, le appassionate parole di De Mauro, lo avrei accompagnato per le aule dove ragazzi e ragazze ci hanno “incantato” parlandoci di fisica, di chimica e di matematica con il garbo e la curiosità di chi conosce il valore dello studio come eredità.
Gli avrei fatto notare come la retorica del diploma “spendibile” fortunatamente qui non ha preso piede e gli avrei presentato quei tanti docenti che spendono la loro vita, la loro professionalità, la loro passione testardamente, nel tramandare l’organizzazione dell’Impero Romano, la pietas di Enea, il nostos di Ulisse, le similitudini di Dante, le furbate di Plauto e le passioni di Catullo.
Gli avrei fatto notare quelle centinaia di eleganti ragazzi e ragazze, competenti, educati, sorridenti e felici di dismettere gli abiti della trasgressione che molto spesso noi adulti cuciamo loro addosso.
Avrei detto al mio mancato ospite che quei ragazzi la loro piccola rivoluzione stanno facendola ogni giorno rifiutando la logica dello studio come mezzo utile alla produttività e accettando l’idea dello studio classico e del sacrificio come presupposto per l’approfondimento cui dovranno necessariamente assoggettarsi.
Poi gli avrei ricordato, come mi è già capitato di fare, che la scritta sul “Palazzo della Civiltà e del Lavoro” parla di noi come di un popolo di santi, di poeti, di inventori e di navigatori e cioè di un popolo che si ritrova attorno alla speculazione, allo studio, alla contemplazione ed alla bellezza e non di un popolo necessariamente di geometri, di idraulici, di ingegneri , di operai della wolkswagen e di brokers.
Gli avrei detto che una scuola nel suo insieme senza studi classici è come un Europa senza Italia e Grecia e cioè un luogo senza storia e senza memoria e che se mai mi è capitato di essere orgoglioso di qualcosa, nei bui tempi che viviamo, è stato venerdì sera dei nostri ragazzi.

 

Gentile Preside, mi lasci essere enfatico, rivendico il diritto di commuovermi e di provare orgoglio per Lei, per i docenti e per gli alunni di questa bella scuola.

 

Le pressanti regole del web mi impongono di chiudere.
Lo faccio naturalmente con una citazione dotta; è di Gibran, quello dei figli che sono frecce, e, a memoria, dice più o meno così: “L’arte dei francesi sta nella finezza. L’arte degli inglesi sta nell’analisi e nell’autostima. L’arte dei russi sta nella tristezza. L’arte dei tedeschi sta nell’ambizione. L’arte degli italiani sta nella bellezza …” e venerdì sera, li, dalle Sue parti, ce n’era abbastanza.

 

Con stima,
Apunto Serni.

 

P.S. L’appunto a Lei mosso sul mancato invito di un tedesco, naturalmente, è stato solo un pretesto. Nella realtà, io non l’avrei invitato assolutamente se non prima di aver trascorso una serata gustando la cucina mediterranea e discutendo animatamente con lui di Wagner, di Goethe, di Wim Wenders, di Beethoven, di Thomas Mann e di Kafka. Forse allora, e solo allora, che, se no, meglio così fra di noi.

 

 

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