Questa mattina, presso la sede della Federazione Provinciale del Partito Democratico di Brindisi, si è tenuta una conferenza stampa durante la quale Mimmo Tardio, Alessandro Gianicolo e Cristiano D’Errico hanno illustrato i motivi che, il 22 novembre scorso, li hanno portati a rassegnare le dimissioni dalla Segreteria Cittadina.
Questa la loro posizione:
Questa conferenza stampa nasce dall’esigenza di fare chiarezza, una volta per tutte, sul significato delle dimissioni di quattro membri della Segreteria del PD Cittadino, maturate in un clima di disinteresse sia verso la trasformazione in atto del partito in una struttura per la gestione del potere, priva di riferimenti ad una visione condivisa della città e coerente con un progetto politico sia verso gli errori nell’azione pubblica della città, specie in quella che avrebbe dovuto assicurare l’inclusione sociale ai suoi cittadini più deboli.
Nasce dalla necessità di rispondere a chi definisce chi ha avuto la fermezza di denunciare le gravi carenze del PD come “coloro che tentano di destabilizzare il partito creando sterili polemiche o peggio approfittando di situazioni marginali che nulla hanno a che vedere con le scelte politiche del maggior partito cittadino”; coloro che ostacolano “l’esecutivo retto da Consales” che “ha messo in pentola una serie di iniziative che vanno portate a termine per rilanciare anche l’economia cittadina” facendo una grave e colpevole confusione tra partito ed amministrazione della cosa pubblica; confusione che probabilmente rinviene dalla sovrapposizione nelle stesse persone di ruoli politici e di amministrazione.
È quindi opportuno ricordare a chi ha irriso i dimissionari della Segreteria e ne ha sottolineato la scarsa produttività che lo scorso mese di settembre alcuni militanti e dirigenti del PD, ognuno con la propria sensibilità, avendo letto, l’inefficacia dell’azione politica del Partito e la completa assenza dai temi e problemi più cogenti della città e l’incapacità di rilanciare l’attività del Partito, ha proposto al Segretario Cittadino una soluzione tecnico politica che potesse sostenere il superamento dell’en passe che si misurava all’interno di quella maggioranza uscita dalla fase Questa proposta rappresentava anche la soluzione alla ventilata ipotesi di sfiduciare il segretario. Un evento, questo si, che avrebbe sfasciato il partito. La nostra proposta rappresentava, quindi, una proposta responsabile ed attenta. E se pur apprezzata nell’immediato dal sig. Elefante non ha mai avuto una risposta, che fosse di accoglimento o di rigetto. Nonostante fosse stata ripetutamente sollecitata.
Successivamente, vista l’indolenza, tredici componenti del Direttivo Cittadino del PD avevano chiesto, con un documento ufficiale, la convocazione di un direttivo che trattasse di sicurezza e ordine pubblico, ambiente, rifiuti e degrado della città e della periferia, della spending review ed i suoi riflessi sul bilancio comunale e delle problematiche legate al servizio di riscossione tributi. In quella richiesta veniva sottolineata che l’urgenza di quei temi imponevano, altresì, un’importante riflessione sull’efficacia dell’azione politica del Partito Cittadino, del Direttivo e della Segreteria.
Anche questa richiesta è caduta nel vuoto, com’è caduta nel vuoto la proposta avanzata al Segretario, in occasione dell’ultimo direttivo svoltosi a novembre, di riportare al centro della discussione e dell’impegno politico, un percorso di trasparenza il che, attraverso un’analisi serena ed onesta delle responsabilità che coinvolgono anche il PD nel degrado sociale della città, riproponesse e riportasse, in tutta la sua attualità, il corretto rapporto con le istituzioni cittadine ed il loro uso ai fini dell’interesse comune, al centro dell’agire politico ed amministrativo.
Al termine di questo percorso abbiamo deciso, condividendo principi e valori politici di rassegnare le dimissioni in segno di profondo dissenso, convinti che per rilanciare l’azione di un partito non siano sufficienti una serie di incontri in sedi non istituzionali, per firmare una tregua armata fasulla e priva di qualsiasi idea di rilancio del PD, ma che invece fa chiaramente trasparire una confusione preoccupante di ruoli, tra partito ed amministrazione.
La nostra posizione non è un tentativo ostruzionistico per spaccare il PD ed approfittare delle sue divisione ma al contrario fare di tutto affinché la malattia che ha colpito il partito a Roma come in altre realtà nazionali non produca anche a Brindisi le sue patologiche sintomatologie.
Vogliamo evitare che logiche spartitorie trasformino il partito in strumento di cordate per la scalata al potere utilizzando il suo simbolo e la sua storia per catturare le decisioni pubbliche in cambio voti e favori.
La pace invocata nel partito non può essere lo strumento per giustificare la tolleranza verso nomine non meritocratiche, palesi abusi della concorrenza (nell’assegnazione di lavori o nel trasferimento di pubblici fondi) o addirittura la degenerazione e l’illegalità.
La debolezza del PD è il risultato congiunto dell’indebolimento dell’azione pubblica e della perdita di visione ed autonomia dei soggetti politici; un sistematico rapporto distorto tra amministrazione e partito. Il partito non è più la sede d’elezione dove si raccoglievano e interpretavano fabbisogni, idee e possibili soluzioni dalla comunità di iscritti e cittadini per trasmetterli agli amministratori.
Sta mancando la doverosa azione di controllo critico sull’azione degli amministratori.
Il partito, invece, è servito a stabilire rapporti privilegiati e chiusi con gli amministratori.
Nel PD sono venute meno la volontà e la capacità di ascoltare e di connettersi con i fermenti culturali ed innovativi della città, rappresentati ed articolati in movimenti ed associazioni, di costruire con loro una visione del futuro, di attrarli per rinnovarsi. Il Partito dovrebbe ritornare ad essere strumento per rappresentare e discutere i bisogni dei cittadini e le loro idee sull’azione pubblica e cercare un equilibrio fra interessi legittimi in conflitto.
Ma un partito “organizzato in gruppi”, distrae lo stesso dall’impegno nella società e le alterazioni che esso produce impediscono che questo lavoro attecchisca al di fuori delle scadenze elettorali, impediscono che i progetti di cambiamento facciano rete, maturino nel metodo, divengano prototipi dell’innovazione politica.
Bisogna rivedere la mission e le strategie e stabilire gli strumenti affinché il partito diventi organizzazione aperta, capace di elaborare idee in collaborazione e dialogo con la società, che le porti in maniera trasparente ai livelli decisionali, che ne controlli l’attuazione.
Il Partito dovrebbe impiegare le proprie risorse, la propria forza per mobilitare i cittadini e migliorare la qualità di vita, sia con azioni dirette, sia influenzando l’azione pubblica.
Il Partito dovrebbe avere capacità e la volontà di monitorare, tenere sotto controllo, incalzare in modo trasparente e aperto l’azione pubblica degli eletti nel Consiglio e degli amministratori.
Il Partito dovrebbe interpretare nel territorio e per il territorio le battaglie di cambiamento nazionali ed europee, discutendoli e contestualizzandoli, trasformando il circolo in un luogo di sperimentazione di un cambiamento corale (della scuola, del lavoro, dell’ambiente, dello sviluppo).
Senza tutto questo il partito cittadino diventerà irreparabilmente territorio di conquista o di scontro tra gruppi rappresentanti interessi particolari perdendo definitivamente credibilità agli occhi di cittadini e militanti.
E senza tutto questo, permanendo lo stato attuale, non potremo sentire né di rappresentare né di essere rappresentati da un Partito Cittadino che tradisce i valori costitutivi del PD.
No Comments