Si è svolto a Roma, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un nuovo incontro sul futuro dell’area di Cerano, alla presenza del ministro Adolfo Urso, del Commissario straordinario per la reindustrializzazione Luigi Carnevale, delle istituzioni locali, di Invitalia, delle associazioni datoriali e delle organizzazioni sindacali, tra cui UIL, UILTEC e CISAL. Il confronto ha registrato passi concreti verso l’Accordo di Programma per il post carbone, che il Governo punta a rendere operativo entro marzo 2026.
Secondo quanto illustrato da Invitalia, sono oltre cinquanta le proposte di investimento raccolte negli ultimi mesi, ma l’attenzione si sta concentrando su dodici progetti ritenuti più maturi e già in capo a imprese titolari delle aree. Si tratta di iniziative che, sulla carta, potrebbero generare circa 670 occupati diretti e altri 250 nell’indotto secondo le elaborazioni UIL, mentre le stime CISAL parlano di 931 nuovi posti più 460 nella fase di realizzazione, con investimenti potenziali vicini al miliardo di euro. L’accordo consentirebbe un iter autorizzativo accelerato e l’avvio dei cantieri in tempi brevi.
Accanto alle opportunità, resta aperta la questione più delicata: cosa accadrà alla centrale Enel e ai lavoratori oggi impiegati nel sito. Il Segretario nazionale UILTEC Marco Pantò ha chiesto risposte precise sul futuro dell’impianto, anche alla luce della scadenza dell’AIA prevista per il 31 dicembre. Enel ha confermato che il phase out partirà dal 1° gennaio 2026 e durerà tra i 24 e i 36 mesi, coinvolgendo «gran parte della manodopera attuale» in attività di dismissione, ma senza fornire numeri, profili professionali richiesti o garanzie sul ruolo dell’indotto.
“Non possiamo aspettare che i nuovi investimenti diventino operativi per garantire reddito e dignità ai lavoratori – sostiene la UIL –. È necessario un protocollo di salvaguardia reddituale e percorsi certi di riqualificazione”. Il sindacato ha anche sollecitato un confronto diretto con le aziende proponenti i progetti, per conoscerne piani industriali, contratti e ricadute occupazionali.
Preoccupazioni analoghe arrivano anche da Cisal Federenergia e dall’Unione Cisal Brindisi. Il coordinatore provinciale Massimo Pagliara, pur apprezzando la velocità del percorso istituzionale, ha richiamato l’urgenza di tutelare i lavoratori dell’indotto che già oggi stanno perdendo posti di lavoro: “Sosteniamo con convinzione la riconversione, ma servono strumenti straordinari per chi rischia di restare senza reddito in questa fase di transizione”.
La partita per Cerano entra dunque nel vivo. Tarare lo sviluppo industriale sulla qualità dei posti di lavoro, garantire continuità occupazionale e trasformare la decarbonizzazione in una reale occasione di rilancio sono i nodi che le parti sociali chiedono di sciogliere subito. Il Commissario Carnevale, che ha confermato la propria sensibilità ai temi della tenuta sociale ed economica del territorio, viene indicato dai sindacati come figura chiave per assicurare tempi certi ai prossimi passaggi.
La reindustrializzazione dell’area Cerano è un passaggio storico per Brindisi. L’obiettivo condiviso, al netto delle diverse sensibilità, è costruire un polo che assicuri sviluppo, energia e lavoro stabile. Il tempo per farlo, avvertono i sindacati, inizia ora.
