Uno dei principali cantautori storici, Eugenio Finardi, torna a Brindisi accompagnato dagli artisti pugliesi Raffaele Casarano e Mirko Signorile.
L’appuntamento è per giovedi 11 Novembre alle 20.30 nel Nuovo Teatro Verdi per la presentazione del nuovo progetto musicale “Euphonia”.
“Abbiamo scelto il Sud perché l’idea è nata sotto il cielo del Salento a Brindisi il 21 Dicembre 2019” – racconta Finardi – “Quella sera al Nuovo Teatro Verdi l’acustica era così buona che d’impulso decisi di registrare lo spettacolo col cellulare appoggiato sul mio leggio”.
Molti di noi sono rimasti profondamente legati al mondo cantautorale e al musicista milanese con le sue splendide e immortali canzoni. Era il 1976 quando la Cramps pubblicò il 45 giri “Musica ribelle/La radio”, secondo singolo estratto dall’album “Sugo”.
Era il periodo delle rivolte, dei contrasti generazionali e dell’impegno politico.
“Musica ribelle” divenne un inno per i giovani degli anni ’70. Finardi aveva inventato un sound e una nuova idea da dare al rock italiano abbastanza innovativo per quel periodo con l’aggiunta di mandolini e violino a sostituire le chitarre elettriche, mettendoci dentro tutto lo spirito italiano.
“Musica ribelle” nacque musicalmente in questo modo.
Il testo fu scritto in un’ora, all’età di 23 anni, nella casa dei genitori del cantautore milanese.
I protagonisti erano Anna e Marco. Lei ascolta “le voci languide di tutti quei cantanti con le facce da bambini e con i loro cuori infranti”, Marco, che sogna la California, è un appassionato di rock italiano,” di dischi lui fa la collezione e conosce a memoria ogni nuova formazione”.
Eugenio Finardi nel corso degli anni è rimasto sincero, autentico, sempre voglioso di cambiare il mondo attraverso l’arte, conservando la sua nobile “Anima Blues” (bellissimo disco del 2005).
Finardi ha ancora voglia e grinta da vendere. Le sue canzoni ci ricordano l’impegno politico e sociale profuso nelle piazze italiane.
Una coerenza che per molti è rimasta tale, altri hanno usato metodi diversi, seguito mode e strade di assoluta indifferenza o rassegnazione.
La “musica ribelle” fu portata nei concerti, nei testi letterari, un sentimento popolare, un messaggio a indicare anche una politica diversa facendo leva sulla cultura e su alcuni contenuti spontanei e stradaioli (le scritte sui muri).
La musica ribelle dovrebbe far ritorno in quei luoghi di aggregazione, oggi sacrificati da spazi malinconicamente vuoti e privi di coraggio.
Quello che sembrava solo un tema musicale rivoluzionario e utopistico, in realtà oggi assume uno spessore non solo artistico, ma anche sociale.
Abbiamo ancora bisogno di “musica ribelle” per risvegliare le nostre menti troppo assorbite dalla realtà virtuale e da improvvisati profeti senza arte ne parte.
MARCO GRECO
No Comments