“L’Enel chiuderà entro il 2035, con 10 anni di anticipo, tutte le centrali termoelettriche sostituendole con impianti rinnovabili”. E’ quanto ha annunciato l’amministratore delegato Francesco Starace in un’intervista al Sole24Ore.
La società elettrica – si legge in un intervista di Laura Serafini – “è in grado di raggiungere il target di zero emissioni di Co2 rispetto all’obiettivo del 2050. E questo grazie al processo di sostituzione della generazione tradizionale con quella rinnovabile.
Per Starace “Enel Green Power è in grado di istallare 2,5 gigawatt di rinnovabili all’anno. A livello globale abbiamo un parco di generazione convenzionale di 48 gigawatt: con questi tassi di sostituzione avremo completato il processo in 15-20 anni”.
“Recenti ricerche – dice il manager – mostrano come ormai sia più conveniente costruire un impianto rinnovabile nuovo piuttosto che tenerne in esercizio uno convenzionale già ammortizzato. Questo implicherà un’accelerazione nel processo di spegnimento degli impianti convenzionali, riducendo le emissioni.”
Quindi addio ufficiale ad ogni ipotesi di riconversione della centrale di Cerano.
Chiosa Starace: “Abbiamo dichiarato un obiettivo di generazione carbon free, cioè a emissioni zero, entro il 2050. Molto probabilmente raggiungeremo il target prima. Enel è in grado di chiudere l’intero parco termoelettrico in meno di 20 anni, attorno al 2035”.
Di diverso avviso è il deputato pugliese Diego De Lorenzis, componente del M5S in Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni alla Camera che si lancia in una dichiarazione abbastanza forte.
“Se vincessimo le elezioni il prossimo anno avvieremo immediatamente il nostro programma votato dai nostri elettori e già condiviso con tutti i soggetti coinvolti: prevede la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2020 ed entro il 2050 l’azzeramento dell’utilizzo degli idrocarburi.”
Certo, chiunque si augura che il carbone possa sparire quanto prima dal nostro territorio. Ma spegnere una centrale a carbone in poco più di un anno dalle prossime elezioni politiche appare una dichiarazione davvero azzardata ed al limite dell’irrealizzabile, soprattutto considerato tutto ciò che ne consegue – in primis la fuoriuscita dal mondo del lavoro di migliaia di persone tra impiegati diretti ed indotto.
Probabilmente la politica – più che insistere in dichiarazioni acchiappavoti che lasciano il tempo che trovano – dovrebbe cominciare a dialogare con Enel pretendendo la messa in moto di progetti in loco che preservino (e magari incrementino) l’occupazione attraverso gli impianti rinnovabili ed i centri ricerca e garantiscano la bonifica dell’area.
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