May 2, 2025

SUI SOMMI NASI DI STUPEVOLE FATTURA

(dove scherzosamente si disquisisce di storiche protuberanze facciali)*

Naso: “caratteristica prominenza con struttura di protezione dell’organo olfattivo”.

Così recitano le prime righe descrittive del Devoto Oli.

Ma questo “affare” è forse qualcosa di più. Principe indiscusso della fisionomia facciale, metafora di istinto e perspicacia, sensibile strumento di selezione degli effluvi che, se sono piacevoli, allietano il sistema nervoso ed il cervello diventando
odori, mentre, se non lo sono, si mutano in miasmi scatenando, per reazione difensiva, la chiusura di ogni pertugio ricettivo, Sua Maestà il naso rappresenta il biglietto da visita di un volto.

Più delle orecchie e della bocca, quest’organo è simbolo manifesto di un’interiorità psicologica. Solo gli occhi tengono testa al naso, ma con l’handicap che essi, entrambi o in singolo, possono essere mancanti o spenti, mentre “Lui” è un organo sempre presente e ben visibile.

Per quel matto di Nietzsche è addirittura l’organo supremo del pensiero. Comunque, senza arrivare a questi paradossi, il naso ha un posto di grande rilievo nella storia e nell’arte, cioè in letteratura e in pittura.
Che sia greco, retto, camuso, aquilino, a patata, rincagnato ecc. questo tipo di protuberanza ha sempre trovato ospitalità nelle facce, nella memoria, nella fantasia.

Il poeta romano Ovidio, non a caso si chiamava Publio Nasone. Sul leggendario organo di Cleopatra si sono scritti saggi e romanzi. Dante Alighieri non scherzava in quanto alla
nobile prominenza, anche caratteristica familiare dei Duchi di Montefeltro, dei Borbone, di Giuseppe Verdi…

I nasi più famosi dell’era moderna sono forse appartenuti a Maria Callas, a Barbra Streisand, a Giorgio Gaber, a Carlo Delle Piane, a Gerard Depardieu, a Edoardo Sanguineti (è stato un grande critico letterario e poeta; se pur meno noto degli altri, ostentava un “coso” davvero notevole, un po’ alla Pippo Franco).
Terminerei questo parziale elenco omaggiando due simpatici attori del cinema italiano: il mio quasi compaesano Sergio Rubini, dal naso a cima di rapa, e il romano Ricky Tognazzi, dal coso a patana zuccarina.

NASI IN LETTERATURA

Cominciare dal naso più celebre è forse scontato ma doveroso. Parliamo ovviamente di quello
portato con somma eleganza dal Cyrano de Bergerac di Rostand.
Questo estroso ed ironico autore
si esibisce in un lungo, irresistibile elenco sugli aspetti, le caratteristiche e le somiglianze con gli
oggetti che ha il naso di Cyrano.
Quasi un’esercitazione accademica e un’anticipazione profetica di quello che sarà il magistrale lavoro analitico prodotto dal geniale Raymond Queneau 150 anni dopo in“ Esercizi di stile”, dove un banale episodio di cronaca viene riproposto in novantanove variazioni sul tema, con un effetto esilarante.

Tra i classici nasi letterari da citare quelli descritti dal vulcanico Rabelais in “Gargantua e Pantagruel”.
Sono gli organi olfattivi in dotazione agli abitanti dell’”isola degli snasati”, che poi non sono affatto tali perché le nez ce l’hanno, solo che è a forma di…asso di fiori. Non è che il sulfureo Francois sia stato sempre così delicato, infatti, nel cap.XX del terzo libro della sua opera – fiume introduce un personaggio che si chiama “Nasodicapra”, un poverocristo sordo muto che predice il futuro a Panurgo finendo per irritarlo di brutto.

Comunque è abbastanza evidente che per quell’impunito di Rabelais spesso il naso è una metafora dell’organo sessuale, come d’altronde in vari autori tra cui Laurence Sterne. Nel romanzo “Vita di Tristam Shandy”, il raffinato satirista inglese gioca molto col doppiosenso. Quando nasce il protagonista della storia, il dottore gli schiaccia inavvertitamente il naso, facendolo diventare una focaccia, con gran disappunto del padre che si lamenta perché in famiglia tutti hanno sempre avuto “nasi” di una certa dimensione…

Prima di riprendere il percorso storico dei nasi famosi presenti in letteratura, mi sia consentita una piccola digressione riguardante invece uno spiritoso “gioco dei nasi” inventato nel ‘600 dal bolognese Giuseppe Maria Mitelli, bizzarro artista incisore che disegnò un’accurata tavola composta da ventuno caselle contenenti tutti i tipi di nasi possibili(ad arcone, quadrato,gobbo, a spola,porcino,ecc.) su cui lanciare i dadi per un gioco simile a quello dell’oca…

Molto noto il racconto grottesco, anzi assurdo, di Nicolaj Gogol in cui un signore perde il suo naso che se ne va a spasso per l’intera città, addirittura personificandosi in un burocrate di Stato.

Meno conosciuti forse i nasi nobili presenti nella “Morte a Venezia di Thomas Mann, e il super naso di un singolare personaggio di Heinrich Boll che sente gli odori anche attraverso il telefono.

Questo tipo mi ricorda un certo signore di cui parla Piero Chiara in un suo romanzo di cui non ricordo il titolo. Nelle giornate di vento favorevole, se ne stava per ore sul bordo lago, ma di spalle alle acque, facendo convogliare l’aria nelle sue sensibili narici alla ricerca degli odori d’antan, il pane appena sfornato nel paese al di là del lago, il profumo del fieno ecc….

Un altro formidabile portatore di naso, in Chiara, è il pretore Oscar Fittipaldi, protagonista de “Con quel naso”, nel libro “Viva Migliavacca!”(1982).
Sentite che descrizione: “Egli era infatti tutto naso, nel senso che la sua fisionomia appariva dominata da una ventola a forma di una D maiuscola che dava l’impressione di costituire la metà abbondante della sua faccia. Un naso secco, pallido, proiettato in fuori come il manico di un pitale, che sembrava fatto per essere afferrato con le dita e che certamente era stato stretto chissà quante volte per scherzo o per punizione da compagni di scuola e da maestri, lasciandogli un continuo timore d’essere preso in giro e facendo di lui il più permaloso degli uomini.”

Altra appendice clamorosa è quella di Vitangelo Moscarda. “Avevo ventotto anni e sempre fino allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente” declama dentro di sé il povero giovane dopo che la moglie gli ha “placidamente” gettato in faccia la “verità”: ha un naso che pende a destra.
Rivelazione amarissima che sconvolge e porta alla follia il protagonista di “Uno, nessuno e centomila”, ultimo romanzo di Luigi Pirandello ed ultimo esempio di “crisi d’identità e di coscienza” nell’universo umoristico pirandelliano.

Ma possiamo chiudere l’argomento nasale in maniera così triste? Certamente no, anche perché ho voluto lasciare come ciliegina finale il naso più conosciuto al mondo, quello del signor bambino-burattino Pinocchio…
“Allora dopo gli occhi, gli fece il naso; ma il naso, appena fatto, cominciò a
crescere: e cresci, cresci, cresci diventò in pochi minuti un nasone che non finiva mai. Il povero
Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciava, e più quel naso impertinente diventava lungo.” Due piccole osservazioni: intanto, se il naso è lungo, le orecchie sono inesistenti:
Geppetto si è dimenticato di farle e forse per questo, inconsciamente, ha “compensato” abbondando col primo.
Il naso di Pinocchio è lungo ovunque, in ogni disegno, animazione o maschera, fuorché in Walt Disney che, sin dagli anni quaranta, lo ha sempre rappresentato in forma abbastanza contenuta. Perché? Mistero insoluto.

IL NASO IN PITTURA

Questo breve excursus sui nasi “taglia forte”non può terminare senza un accenno alle rappresentazioni pittoriche.
Meritano senz’altro di essere citati
1) Il nobile rostro aquilino di Federico da Montefeltro immortalato da Piero della Francesca;
2) Il grosso peperone esibito dal mostro de “Il sonno” dell’immaginifico Salvator Dalì;
3) L’esageratissima protuberanza dipinta ad olio dal tedesco George Grosz e intitolata semplicemente “Naso”;
4)Il surreale nasone che termina direttamente nella pipa dipinto da Maigritte ne “ La lampada filosofica”;
5) Dulcis in fundo, il naso greco bidimensionale di Dora Maar ritratto da quel grande visionario geniale di Pablo Picasso.

Ed ora che avete terminato la lettura (spero piacevole) di questo mini saggio, correte ad osservare davanti allo specchio il vostro amato naso. Vedrete che, in fondo in fondo, non vi dispiacerà
perché, dopo tanti anni, gli siete affezionati.
Ritroverete così l’affiatamento con quella simpatica,
familiare parte di voi stessi, lasciando con un palmo di naso gli speranzosi chirurghi estetici.

(A proposito: avete mai visto uno di loro con il naso rifatto?)

Gabriele D’Amelj Melodia

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