Gentile redazione,
l’intervento di Oreste Pinto sul tema del turismo a Brindisi (“Turismo e la sfida dell’identità”) solleva una questione fondamentale per il futuro della città: l’assenza di una visione chiara e condivisa. È un contributo importante, lucido, che fotografa un paradosso evidente – l’esplosione dell’offerta ricettiva senza una domanda strutturata a sostenerla – e denuncia giustamente l’assenza di una regia pubblica capace di guidare crescita e narrazione.
Tuttavia, proprio perché affronta nodi strategici, quell’articolo merita anche un rilancio critico e operativo. Perché il rischio è che il discorso sull’identità di Brindisi resti fermo a una dimensione nostalgica, evocativa, incapace di generare azione. E oggi, più che evocazioni, servono metodo, strumenti e visione concreta.
L’identità non si dichiara, si costruisce. E si costruisce con una strategia di marketing territoriale vera: fondata su dati, obiettivi misurabili, posizionamento competitivo e un racconto integrato su scala digitale.
A chi si rivolge Brindisi? In cosa si distingue dalle altre mete pugliesi? Che tipo di turista vogliamo attrarre? Sono queste le domande fondamentali che un territorio maturo deve porsi prima di ogni slogan.
Pinto ricorda con favore la “narrazione” promossa da una precedente amministrazione: mare, sport, clima, tradizioni. Una cornice valida, certo, ma che non basta senza un sistema di azioni coerenti.
Il marketing non è (solo) storytelling: è formazione degli operatori, gestione della reputazione online, creazione di contenuti digitali, promozione strategica sui canali dove si gioca oggi la sfida del turismo.
Sorprende, infatti, che nell’articolo non si faccia alcun riferimento al digitale: il turismo oggi nasce e si consuma quasi interamente online. È lì che si formano le scelte, le suggestioni, le prenotazioni. Brindisi è presente su Google, sui social, nei marketplace digitali in modo competitivo? È visibile con parole chiave efficaci? Ha un linguaggio grafico e narrativo riconoscibile? Senza queste leve, ogni buona intenzione rischia di perdersi nella frammentazione.
Anche la denuncia dell’abusivismo, pur condivisibile, non può diventare un alibi per l’immobilismo. L’offerta disordinata è spesso il riflesso di un’assenza di politiche di accompagnamento, formazione, semplificazione e controllo intelligente. Serve un programma pubblico che premi la qualità, guidi la trasformazione e aiuti chi vuole investire seriamente.
Infine, più che un generico “dibattito pubblico”, oggi serve un Patto di Destinazione per Brindisi: un documento concreto, partecipato, firmato da istituzioni, imprese, associazioni e cittadini, che definisca obiettivi comuni, linee guida, strumenti di monitoraggio e regole di ingaggio. Senza questo, resteremo fermi all’enunciazione di principi.
Brindisi non ha bisogno di rimpiangere una narrazione passata. Ha bisogno di un marketing presente e di una strategia futura. Ha bisogno di visione, certo, ma soprattutto di metodo, ascolto, coraggio e concretezza.
Il turismo non è un destino. È una scelta.
Angelo Stanisci
No Comments