È uno spettacolo di suoni la «Carmen» che Mario Martone presenta al Teatro Verdi di Brindisi, giovedì 30 aprile (ore 20.30), come ultimo titolo della stagione. Suoni di Georges Bizet che l’«Orchestra di Piazza Vittorio» trasfigura in un gioco continuo di variazioni; ma anche suoni spagnoleschi, africani e napoletani.
Si chiama Carmén, l’accento avanza di una sillaba, il personaggio che Iaia Forte porta sul palco, affiancata da Roberto De Francesco nei panni di Cosé. Carmén è napoletana, è Napoli, in un certo senso. È amore, morte, passione. L’accento sul personaggio non è solo un fatto fonetico. Lo spettacolo incarna Napoli nella sua protagonista, la città madre e matrigna con la sua arte dell’arrangiarsi, quella eterna dei vicoli, delle credulità. Napoli dove la musica e la lingua sono fatte di sedimenti di civiltà diverse, centro instabile di un mondo.
È qui che Carmén vive, a differenza della sigaraia di Prosper Mérimée: si passa dalla originale Siviglia e dall’universo andaluso alle stradine dei Quartieri Spagnoli, in quell’atmosfera di città baluardo del Mediterraneo, nella quale risuonano echi di lingue ibride, arabe, africane, latine. E il dialetto, naturalmente, anzi, la lingua napoletana. Il testo, riscritto da Enzo Moscato, capofila della nuova drammaturgia partenopea, rifacendosi alla prosa popolare di Raffaele Viviani, traduce sulla scena i linguaggi di questa Napoli meticcia. Un melting-pot etnico e culturale che in teatro si materializza nelle voci e nei volti dell’«Orchestra di Piazza Vittorio» (musiche dal vivo ispirate a Bizet, direzione musicale di Mario Tronco).
Iaia Forte padroneggia il ruolo della donna che si determina fino alla distruzione finale. Sa essere imbrogliona, losca e seduttrice senza mai perdere in credibilità. Recita, inveisce, canta sulle note rivisitate dall’orchestra, che a sua volta interagisce ed è personaggio. Gli orchestrali salgono in palcoscenico per diventare, all’occasione, testimoni e ballerini, contrabbandieri e delinquenti. Si inseriscono nello scenario pensato dal regista, multiculturale e aperto alle contaminazioni di tutto il Mediterraneo.
«Un’orchestra multietnica – ha spiegato Iaia Forte – che disegna una società composita nella quale nessuno perde la propria identità, ma anzi la integra. Che è poi la vocazione stessa del teatro, luogo di incontro tra civiltà diverse, e lo dico senza retorica, in modo naturale».
In questa riscrittura Carmen non muore, ma finisce accecata da Cosé, sergente forestiero che ha l’ordine di arrestarla dopo una zuffa nella fabbrica di tabacchi, ma la lascia fuggire e per questo è degradato e imprigionato. I due si innamorano e Cosé, in un vortice di gelosia, le propone di fuggire con lui, ma la bella gitana rifiuta. E così il «surdatiello» sedotto la acceca trasformandola in una «nobilissima Madama dei bordelli» che compie il suo destino di donna libera e mai sottomessa.
«In virtù della propria cecità – ha concluso l’attrice napoletana – rivendica lungimiranza e libertà di giudizio. La mia Carmen è una donna anarchica, refrattaria agli schemi del sentimentalismo femminile. È fisica, violenta, si fa emblema della libertà femminile che vivendo si proietta nell’eternità. Carmen non è domabile e può dire la sua. Segna il riscatto per tutte le donne perché si smarca dalle logiche consuete e sceglie la femminilità».
Una storia malinconicamente contemporanea fatta di parole e musica, tanta musica: d’opera e d’operetta, di sceneggiata e di musical, di varietà e di tragedia greca. Alla fine Carmen non muore, è ferita ma riesce a reinventarsi: una scelta di regia che sembra richiamare il tema del femminicidio di cui è piena la nostra storia.
Si comincia alle ore 20.30
Durata: 75 minuti senza intervallo
Per tutte le informazioni www.fondazionenuovoteatroverdi.it
Biglietteria online www.vivaticket.it
Tel. (0831) 229230 – 562554
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