La notizia, peraltro non inattesa, della ormai molto probabile soppressione dei corsi di laurea di Ingegneria Industriale e di Ingegneria Aerospaziale ancora oggi in vita presso la Cittadella della Ricerca, ripropone in maniera clamorosa la inadeguatezza della Politica brindisina a programmare un modello di sviluppo territoriale che tenga conto dei nuovi processi di sviluppo.
Non è trascorso molto tempo da quando richiamammo l’attenzione dei più non solo sulla necessità di evitare che Brindisi fosse sede di Corsi di Laurea privi di serie prospettive per i giovani. Cercammo di far comprendere che la scarsezza cronica e strutturale di risorse economiche e finanziarie da parte degli Enti Locali avrebbe prima o dopo condannato senza appello i nostalgici fautori dell’intervento esclusivamente pubblico, e che, pertanto, sarebbe stato necessario predisporre una offerta formativa di qualità da sottoporre ai grandi gruppi privati interessati alla formazione e alla ricerca.
Si optò, invece, per la demagogia e la propaganda, ritenendo di poter eludere due semplicissime domande: a quale tipo di Università può realisticamente aspirare Brindisi, e quali siano le risorse finanziarie a cui attingere al fine di realizzare un progetto altamente competitivo.
Non che si ritenesse di poter gareggiare con le mitiche Harvard e Stanford University, ma quanto meno per evitare che l’ipotetica Università brindisina potesse esaurire il proprio ruolo nel mare magnum delle mortificanti illusioni in cui relegare le nuove generazioni.
Tanto premesso, personalmente nutro molti dubbi sulla possibilità che si recuperi il tempo perduto in frizzi e lazzi. Pur tuttavia, se un ultimo tentativo finalizzato al recupero del milione di euro preteso dal Senato Accademico va fatto, ebbene questo deve prendere una direzione diversa dalle (a mio avviso) ipotesi, invero molto fantasiose, circolate nelle ultime ore.
Ebbene, se è vero che a Brindisi il sistema politico è ridotto a brandelli, parte di quello imprenditoriale continua a tenere banco in alcuni casi grazie al regime di sostanziale monopolio in cui opera da tempo immemorabile, in altri grazie a innaturali rendite di posizione che nessuna forza politica al governo è mai riuscita a scalfire.
Questi sono i soggetti che, avendo ricevuto tanto (e, non di rado, immeritatamente) da Brindisi, oggi dovrebbero essere i primi a manifestare disponibilità a gestire questa fase emergenziale.
Si interroghi questa imprenditoria per conoscerne e accertarne la disponibilità, e, insieme ad essa, si verifichi la disponibilità di alcuni “mecenati” a continuare ad essere tali anche per obiettivi da cui non potranno riceve, almeno nell’immediato, una sicura utilità.
Sarebbe, questa, la migliore risposta atta a dissipare il legittimi dubbi che molti di noi hanno nutrito sul “disinteresse” che avrebbe caratterizzato alcune loro ultime iniziative.
Avv. Euprepio Curto
Commissario provinciale Udc Brindisi
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