June 18, 2025

L’esame in aula del consulente delle Procura della Repubblica di Brindisi, dott. Minoia, nel processo in corso per la dispersione delle polveri di carbone nelle campagne intorno alla Centrale Federico II devono far riflettere i cittadini, se ancora ve ne fosse bisogno, sulla serietà dei rischi ambientali che incombono sulla nostra città.

 

“La cosa che mi ha particolarmente sorpreso – ha infatti dichiarato il perito – quando ho avviato le indagini è stata  l’assoluta carenza di dati sugli inquinanti”. Alla richiesta di chiarimenti del Pubblico Ministero dott. Giuseppe De Nozza ha quindi risposto “La Provincia di Savona (dove si trova la centrale di Vado Ligure, ndr) –  ha commissionato a due o tre laboratori queste misure per capire se erano al di sopra o  al di sotto dei valori obiettivo. Anche a Brindisi mi aspettavo elaborati che mi permettessero di stabilire se i  livelli presenti potevano essere correlati dal punto di vista epidemiologico con determinate patologie”.

 

Dobbiamo amaramente constatare l’assenza di misure sui microinquinanti come i metalli pesanti ed in particolare il nichel. cancerogeno riconosciuto dalla IARC, che il perito della Procura ha misurato nei pressi della Centrale in concentrazioni oltre 20 volte quelle misurabili in città come Milano o Roma.

 

Sono anni che si richiedono alla ASL ed agli Enti locali indagini epidemiologiche sub comunali, cioè per singoli quartieri in base alla loro distanza dall’area industriale, come suggerito dallo stesso Istituto Superiore di Sanità. Ma nulla si muove. Industrie ed istituzioni sanitarie ed ambientali  si trincerano dietro la normalità delle misure dei macroinquinanti alle centraline e fingono di ignorare che l’innalzamento della SO2, come dice peraltro anche l’OMS dal 2005, è espressione di altri inquinanti come il particolato ultrasottile, estremamente nocivo per la salute umana.

 

Apprendiamo ora dalle aule di un Tribunale che non solo  non si tengono  aggiornati  gli accertamenti sullo stato di salute della popolazione in tutte le aree a rischio nel capoluogo, ma anche  che pericolosi microinquinanti, come nichel e mercurio, quest’ultimo tipico della combustione del carbone, non sono mai stati misurati e correlati alle malattie da essi tipicamente provocate.

 

Ormai non è più tempo di attendere le indagini epidemiologiche, che pure vi è l’obbligo istituzionale di condurre e aggiornare constantemente  : i danni delle dichiarate emissioni industriali a Brindisi, alcune sicuramente cancerogene per le quali quindi non esistono limiti di sicurezza, sono noti e misurati in tutto il mondo intorno ad analoghi impianti. Richiedere altre prove  sui gravi nocumenti  subiti dai cittadini e  continuare ad esporli a ulteriori e gravi rischi  di danno  non è nè etico nè tollerabile. Bisogna intervenire con misure di vera prevenzione.

 

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