Vedendo il bicchiere mezzo pieno, non è assolutamente esagerato affermare che l’Enel Brindisi domenica scorsa ad Avellino ha sfiorato l’impresa sul parquet di una della big di questo massimo campionato di basket, ovvero quella Sidigas Avellino seriamente candidata ad anti-Olimpia Milano.
Al contrario, vedendo il bicchiere mezzo vuoto, anche in Irpinia, l’atteggiamento della squadra troppo altalenante, ha messo in evidenza alcuni limiti sia caratteriali che tecnici che stridono con un atteggiamento totalmente differente in determinate fasi del match.
In sostanza, prima di cominciare a tirare fuori gli artigli e mettere in campo rabbia agonistica e concretezza, l’Enel Brindisi ha dovuto rincorrere gli avversari ripartendo dal -17. Da lì in poi la squadra ha cambiato atteggiamento, specialmente in difesa, in attacco ha gestito i possessi con più lucidità.
Un compito svolto in maniera egregia che ha portato prima alla rimonta e nel finale addirittura avrebbe potuto portare Brindisi al successo se solo Nic Moore non avesse perso un pallone di maniera ingenua (permettendo a Ragland di trasformare la bomba del +6) e l’arbitro avesse avuto il coraggio di fischiare un netto fallo su Durand Scott sotto la curva dei tifosi avellinesi.
E’ finita invece con le solite recriminazioni e, tante, troppe in queste prime nove partite di campionato, che sa da un lato forniscono comunque la consapevolezza che questa squadra ha comunque tutti i mezzi tecnici per poter competere contro qualsiasi avversario, dall’altro sono la prova evidente che a questo roster manca comunque qualcosa per poter compiere quel salto di qualità che, è inutile negarlo, finora è mancato.
Infatti, analizzando nello specifico la partita di Avellino, Brindisi ha sofferto maledettamente sotto canestro. In particolar modo in fase difensiva considerato che sia i piccoli che i lunghi irpini, specialmente nei primi tre quarti, sono andati a canestro con troppa facilità.
In particolar modo Ragland, spesso ha superato il suo diretto avversario ed è andato a depositare nel cesto con facilità estrema senza un adeguato aiuto da parte del lungo. E quando qualche volta ciò è avvenuto, il play biancoverde è stato abile a scaricare il pallone per un esterno che ha piazzato un tiro in ritmo.
Nel momento in cui, nell’ultimo quarto, coach Sacchetti ha ordinato una difesa più attenta, Brindisi è riuscita a mettere in difficoltà l’attacco avellinese che solo nel finale, trascinato dal calore del suo pubblico, ha trovato la forza per portare a casa la vittoria. In sostanza, quello che oggi manca a Brindisi è un lungo d’esperienza, un vero intimidatore dell’aria pitturata, un giocatore capace di aiutare in fase difensiva e soprattutto attirare l’attenzione degli avversari in attacco, magari costringendoli ad un raddoppio.
Ad oggi Carter sta mostrando buoni progressi in attacco, dove sta confermando il suo grande talento, ma non si può dire altrettanto in difesa, dove subisce troppo i suoi pari ruolo. Discorso totalmente diverso invece per Agbelese, troppo abulico nelle ultime partite, in completa confusione, incapace di incidire sul match sia in attacco che in difesa.
Discorso lunghi a parte, però, non è da trascurare un altro fattore importante: dopo pochi minuti di giuoco, ad Avellino Sacchetti è stato costretto a cambiare la coppia di piccoli (gravata di due falli dopo 2′) e rivedere così il piano partita. Una scelta obbligata che, senza dubbio, ha tolto qualcosa a Brindisi, specialmente in fase offensiva, mentre Avellino ha effettuato tre cambi che di fatto hanno mantenuto inalterata la cifra tecnica di un quintetto tra i migliori della Lega A.
Così, sul -17, l’ex coach di Sassari (che domenica sera sfiderà il suo passato) ha giocato il tutto per tutto e si è affidato alla migliore Enel Brindisi possibile. Una squadra che, come detto, non sempre fa della continuità la sua arma migliore ma che, quando gioca come sa e ai ritmi giusti, ha dimostrato di poter giocare alla pari contro qualsiasi avversario, compresa l’ambiziosa Sidigas Avellino ad un certo punto messa alle corde.
Ora, in attesa delle decisioni della società (Goss fino alla fine e conseguente divorzio da English, ancora fuori) mancano sei partite al termine del girone di andata. Brindisi domenica prossima come detto ospiterà Sassari (che si è assicurata Gani Lawal), poi sarà di scena a Pesaro (contro l’ex Bucchi) e Milano, poi Caserta in casa, Capo d’Orlando in trasferta per concludere in casa con Venezia.
Sei partite necessarie per provare a conquistare la Final Eight di Coppa Italia e di conseguenza alzare l’asticella.
Infatti, in un campionato modesto come questo, manca davvero poco a questa Enel per compiere quel salto di qualità e togliersi tante soddisfazioni.
Il problema è capire dipenderà esclusivamente da un eventuale intervento sul mercato o no?
Pierpaolo Piliego
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