May 2, 2025

Nell’appello lanciato alle Istituzioni dai sindacati degli elettrici in merito alla “vertenza” A2A-Edipower ed in particolare alla richiesta di valutare, “senza condizionamenti”, il progetto presentato da A2A per la produzione di CSS-combustibile da utilizzare nella centrale di Brindisi nord, vi è una totale condivisione nel momento in cui affermano che “i progetti industriali vanno valutati sulla base della sostenibilità ambientale, sul mantenimento e sulla creazione di nuovi posti di lavoro”.

Sfugge però ai sindacati, mio malgrado, che vi è un’altra fondamentale opzione da non trascurare e che alcune volte, anche in maniera furbesca, si tenta di aggirare: il rispetto della normativa vigente. Nel caso del progetto presentato da A2A sulla produzione di CSS-combustibile, paradossalmente, l’appello dei sindacati verte nella convinzione che l’azienda abbia fatto leva proprio sulla normativa ambientale vigente ed in particolare sulla così detta “gerarchia dei rifiuti”, per richiedere alle Istituzioni l’autorizzazione all’esercizio.
Invece, a mio avviso e fatta salva la personale convinzione che il CSS-combustibile non possa essere bruciato in centrale, la carenza oggettiva del progetto presentato si individua proprio nella difformità rispetto alla normativa vigente ed in particolare:

 

NON VI E’ ATTINENZA alla “gerarchia dei rifiuti”, voluta dalla Direttiva 98/2008/CE e che introduce il concetto di CSS che, per volontà comunitaria riporta che il “recupero di energia” è possibile solo DOPO: la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio. Questa è la “gerarchia del CSS” ed “il recupero di altro tipo, per esempio di energia” come riporta pedissequamente la Direttiva, è posto solo al QUARTO posto. La stessa A2A, del resto, ben evidenzia il fatto che il “recupero di energia” viene SOLO DOPO il “recupero di materia”. Credo che sia stato mistificato il concetto di “gerarchia dei rifiuti”.

 

NON VI E’ ATTINENZA al D.Lgs 46/2013 che, recependo la Direttiva 2010/75/UE in merito alle “emissioni industriali – prevenzione e riduzione integrale dall’inquinamento”, fra l’altro mai citata nella documentazione di A2A, in quanto il progetto deve essere sottoposto alla procedura di AIA e non della sola VIA. La A2A Spa, dichiara di trattare 95.000 T/a di rifiuti in ingresso per produrre 75.000 t/a di CSS-combustibile. Tale quantitativo comporta un ingresso giornaliero di 95000/365 = 260t/g, maggiore delle 75 t/g. consentite, oltre cui è necessaria l’applicazione del D.Lgs 46/2014 e quindi la procedura di AIA.

 

NON VI E’ ATTINENZA al “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani”, dai quali i rifiuti in ingresso all’impianto derivano e TALI RIMANGONO fino all’omologa del CSS prodotto che deve certificare la “classe” di appartenenza; classe che A2A ha registrato come del tipo 3-3-2 secondo il DMA 22/2013. Il Piano regionale, infatti e come noto, segue realmente la volontà comunitaria della “gerarchia dei rifiuti” escludendo, addirittura, la possibilità di ottenere per il CSS il recupero di energia e, quindi la co-combustione.

 

NON VI E’ ATTINENZA neppure sulla normativa relativa alla “caratterizzazione” chimica del sito. A2A, infatti, riporta che il sito NON E’ stato caratterizzato e che, eventualmente, lo sarà successivamente all’approvazione del progetto presentato. Sfugge ad A2A che la caratterizzazione chimica è un obbligo per le aziende del SIN di Brindisi e che non vi potrà essere la restituzione agli usi consentiti del suolo e, quindi, la realizzazione dell’impianto, senza la richiamata procedura.

 

Partendo da questo ultimo aspetto, ben conosciuto dai sindacati sia nella durata dei tempi di autorizzazione che, ancor più, nei tempi di restituzione dei terreni agli usi consentiti, l’appello alle Istituzioni affinché valutino il progetto di A2A “senza condizionamenti” appare, ma non lo è sicuramente, come un’istigazione alla “disubbidienza” normativa e legislativa.

Il progetto presentato da A2A, per quanto riportato, va rigettato dalle Istituzioni preposte al rilascio delle autorizzazioni all’esercizio.

 

L’appello che invece mi viene da fare ai sindacati, nella richiamata convinzione che la “sostenibilità ambientale” deve andare di pari passo con il mantenimento e la creazione di nuovi posti di lavoro e di incentivi per le aziende locali, va nella riproposizione del progetto, seguendo la procedura di AIA.

Il progetto, infatti, costituisce una buona base, con le opportune e necessarie integrazioni, per il “recupero” ed il “riciclo” di tutte le componenti costituenti il CSS che, escludendo la co-combustione, garantirebbero tutte le giuste rivendicazioni dei sindacati in merito ai posti di lavoro ed anche quelle di una positiva “impronta ecologica” dell’impianto.

 

prof. Francesco Magno

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