Cosa è cambiato dal 1870 ad oggi? La data si riferisce alla condizione dei neri, allo sfruttamento e ai fatti di cronaca di quel periodo storico. Il blues nacque in quegli anni come canto delle comunità degli schiavi americani.
Esso si levava forte nelle piantagioni degli stati del sud degli USA. Un’aspra denuncia di una vastissima comunità di neri che trovava la forza e il coraggio di esprimere attraverso la voce un lamento di dolore, l’angoscia, il rammarico e la nostalgia per il proprio Paese. Nel 2021 il blues è ancora legato a quei temi.
Lo troviamo nelle campagne, fuori e dentro i supermercati, nella mentalità degli sfruttatori: uomini brillanti e moderni ma gretti, primitivi nello spirito e nella mente.
Il blues dei tempi moderni è riportato nelle parole di una lettera di Seid Visin, un ragazzo etiope di vent’anni che aveva abbandonato il sogno del calcio professionistico per conseguire il diploma al liceo scientifico.
Seid è stato trovato senza vita nella sua abitazione di Nocera Inferiore. Alcuni mesi fa aveva inviato una lettera ai suoi amici ricca di significato: “Ero stato adottato da piccolo. Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto. Ovunque vada, ovunque sia, sento alle spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziani, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi addebitavano anche come responsabile perché molti giovani italiani non trovavano lavoro. Dentro di me è cambiato qualcosa. Come se mi vergognassi di essere nero.
Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io, sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno”.
“I Have a Dream” di Martin Luther King è ancora oggi un pensiero emozionante, nobile, ricco di ideali come giustizia e fratellanza. Una denuncia contro il razzismo. Ciascuno di noi ha un blues da piangere perché tutti hanno bisogno di amare e sentirsi amati. Seid aveva solo bisogno di questo, sentirsi amato ed accettato. Seid lo incontreremo per strada, nei posti di lavoro, sui mezzi pubblici, nei centri di accoglienza, tra i morti nel Mediterraneo. Seid era nostro fratello, nostro figlio. Oggi oltre a sentirci tristi, ci sentiamo colpevoli.
MARCO GRECO
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