“Una storiaccia. Accade a Fasano. E mi pare che manchi un bel po’ di coscienza. Anziani ricoverati presso una struttura fatiscente. L’ASP Rossini, azienda pubblica, chiede ed ottiene un finanziamento regionale per la realizzazione di una nuova struttura. L’immobile è pronto ed arredato di tutto punto, ma gli anziani non possono essere trasferiti. Perché?
L’impresa aggiudicataria tiene in ostaggio il nuovo immobile, non consegnando la documentazione amministrativa per il collaudo ed adducendo ulteriori pretese economiche rispetto al contratto sottoscritto. Arrivano i NAS e giustamente propongono al Sindaco di Fasano la chiusura della vecchia struttura e il trasferimento degli anziani.
Dove? Una soluzione ci sarebbe: la nuova struttura. Ma non è possibile. Che si fa? Si continua a tenere gli anziani in reclusione senza colpa in una struttura inidonea nonostante a pochi metri spicca una nuovissima struttura, attrezzata con le migliori tecnologie e dotata di ameni spazi comuni al chiuso e all’aperto? Ma facendo così non si viola la giusta prescrizione dei NAS?
Ho per questo scritto al Prefetto e per conoscenza al Sindaco del Comune di Fasano, all’Assessore regionale ai Servizi sociali, al Presidente del Tribunale di Brindisi, al Procuratore della Repubblica di Brindisi, al Comandante Provinciale dei Carabinieri, al Direttore Generale ASL Brindisi, al Presidente ASP Rossini e al Comandante Compagnia Carabinieri di Fasano”.
In allegato il testo della lettera inviata oggi:
OGGETTO: ASP “Rossini” Fasano. Sopralluogo NAS. Richiesta convocazione incontro.
“Pregiatissimi,
scrivo a voi tutti, nelle singole competenze, per provare a risolvere un problema e per evitare strumentalizzazioni delle funzioni giudiziarie civili, penali e di polizia.
A Fasano c’è un’azienda PUBBLICA per servizi alla persona (ASP Rossini) che gestisce da decenni una casa di riposo allocata a piano terra del locale Ospedale civile “Umberto I”.
Le condizioni igienico-sanitarie del sito sono alquanto precarie e discutibili, però mitigate dall’ottima assistenza assicurata dal personale ASP.
Negli anni scorsi l’ASP è risultata assegnataria di un finanziamento regionale con fondi comunitari per la costruzione di una nuova casa di riposo, ove trasferire gli anziani ospitati nel vecchio padiglione del locale nosocomio.
I lavori per la realizzazione della nuova struttura furono affidati ad un’impresa (o raggruppamento) a seguito di procedure ad evidenza pubblica. Il bando di gara al quale l’impresa aggiudicataria aderì prevedeva il pagamento del prezzo a mezzo del già detto finanziamento regionale e permutando un terreno della stessa ASL.
Orbene, i lavori per la costruzione dell’immobile sono stati completati a regola d’arte, tant’è che allo stato la struttura si presente perfettamente idonea allo svolgimento dell’attività, salvo il mancato espletamento degli ultimi adempimenti burocratici (collaudo).
Il motivo del mancato collaudo consiste nel rifiuto dell’impresa a consegnare la documentazione amministrativa al collaudatore. Mi risulta che l’impresa giustifica il rifiuto alla consegna di detta documentazione adducendo l’eccessiva onerosità del contratto sottoscritto; fa rilevare – in buona sostanza – la non remunerativa capacità edificatoria del suolo accettato in permuta, e per questo chiede un intervento di qualsiasi istituzione pubblica (Regione o la stessa ASP) nel liquidare un’ulteriore somma di denaro per ripagare la costruzione dell’immobile.
Come è di tutta evidenza e senza prendere posizione sul merito della controversia, la questione riguarda una disputa contrattuale risolvibile con gli strumenti apprestati all’ordinamento.
Una cosa però è certa. L’ordinamento non consente di farsi giustizia da sè. È accaduto, infatti, che l’impresa trattiene la documentazione amministrativa utile al collaudo (e al trasferimento in immobile idoneo dei cittadini anziani ricoverati presso l’attuale e fatiscente struttura), al chiaro scopo di pressare gli enti pubblici nel riconoscimento della maggiore (rispetto al contratto) pretesa economica. Insomma due questioni (collaudo amministrativo e presunta maggiore onerosità) con oggetto e causa diversa, vengono artificiosamente assemblate con buona pace dei cittadini anziani (in molti casi incapaci ad attendere alle funzioni vitali) costretti a vivere ancora in struttura fatiscente nonostante il completamento della nuova casa di riposo, e perciò letteralmente “reclusi” senza colpa.
A fronte di tale situazione, l’ASP Rossini ha promosso ricorso ex art. 700 c.p.c. dinanzi al Tribunale di Brindisi per ottenere l’ordine di consegna della documentazione amministrativa finalizzata al collaudo dell’immobile. Fatto sta che all’udienza del 24 luglio 2015 il Giudice ha ritenuto di nominare un CTU per operazioni di verifica su circostanze ampiamente documentate (a dire il vero), rinviando la discussione del ricorso all’udienza del 22 settembre prossimo.
Ove il tutto fosse rimasto così, non mi sarei permesso di scrivere la presente lettera, in considerazione del fatto che il 22 settembre è una data abbastanza ravvicinata.
Ed invece. Nei giorni scorsi i Carabinieri dei NAS hanno effettuato un sopralluogo presso l’attuale struttura e verificato – giustamente – la sua inidoneità igienico-sanitaria, proponendo perciò al Sindaco di Fasano la chiusura del ricovero e il trasferimento dei cittadini anziani ivi ospitati.
Tale appena esposta circostanza, dunque, mi induce a scrivere la presente lettera alle S.V. Ill.me, perché consapevole della estrema difficoltà operativa in cui si ritrovano sia i dirigenti dell’ASP che il Comune di Fasano nell’adempimento alle più che ragionevoli conclusioni dei NAS. Il tutto al cospetto di una soluzione strutturale facile e a portata di mano (il nuovo immobile già completato), che in caso di ulteriore inerzia – peraltro – rischia di subire vandalizzazioni e depauperamento, con relativa iscrizione nel lungo elenco delle incompiute italiane. E tutto ciò a causa di una mancata consegna della documentazione amministrava utile al collaudo, che nulla ha da spartire con la fondatezza o meno delle pretese dell’impresa aggiudicataria.
Si tenga conto, e ciò giustificata ancor più il mio intervento nella qualità istituzionale rivestita, che il finanziamento regionale con cui è stata cofinanziata la nuova struttura, deve essere rendicontato al più presto, pena la revoca e l’obbligo di restituzione delle somme erogate a carico dell’ASP Rossini (AZIENDA PUBBLICA), che intuibilmente non naviga nell’oro e opera con fondi pubblici.
Essendo chiaro e prevalente l’interesse pubblico sotteso alla vicenda, chiedo al Signor Prefetto di Brindisi la convocazione di un urgente incontro con tutte le Autorità in indirizzo e con l’impresa, al fine di esperire tutte le iniziative di moral suasion idonee a consentire il trasferimento dei cittadini anziani nella nuova struttura, lasciando ovviamente impregiudicati tutti i diritti e le eccezioni delle parti sulle maggiori pretese economiche dell’impresa.
Con il mio saluto e ringraziamento”.
Avv. Fabiano Amati – Consigliere regionale della Puglia
Bari, 26 agosto 2015
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