May 1, 2025

A Brindisi resta alta l’attenzione sullo stabilimento LyondellBasell, dopo la fermata dell’impianto di cracking di Versalis avvenuta lo scorso 31 marzo. Una decisione motivata dall’azienda con “ragioni di mercato”, ma che apre scenari complessi e potenzialmente critici, sia dal punto di vista ambientale che occupazionale.

La domanda che agita cittadini, lavoratori, sindacati e istituzioni è tanto semplice quanto cruciale: quanta off-gas finirà effettivamente in torcia nei prossimi sei mesi?

 

Secondo la relazione tecnica trasmessa da Basell al Ministero dell’Ambiente (MASE) e notificata ai sensi dell’art. 29-undecies del D.lgs. 152/2006, è previsto l’invio alla torcia “PK600” di una portata massima di 700 kg/h. Una proiezione su tutto il periodo compreso tra il 1° aprile e il 30 settembre 2025 porta il totale a circa 3.000 tonnellate di off-gas, un dato nettamente superiore al limite complessivo di 610 tonnellate annue fissato dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per situazioni eccezionali o fermate programmate.

 

ARPA Puglia e ISPRA hanno sollevato osservazioni puntuali: l’utilizzo continuativo della torcia, così come previsto nella relazione, non rientra negli scenari autorizzati dalle categorie 2 e 3 dell’AIA, concepite per eventi brevi e straordinari. Le quantità e durate autorizzate risultano decisamente inferiori rispetto a quelle richieste da Basell. Di conseguenza, la strategia operativa dell’azienda si discosta in modo sostanziale dal quadro normativo vigente.

 

Una discrepanza che solleva forti preoccupazioni, non solo per gli impatti ambientali, ma anche per le ricadute produttive e occupazionali. Per questo motivo, ARPA ha invitato il Ministero dell’Ambiente a valutare un possibile rinvio della fermata di Versalis, così da consentire a Basell il tempo necessario per adeguare il proprio impianto di recupero degli off-gas.
Dal canto suo, in via ufficiale l’azienda ha fatto sapere di aver già avviato gli interventi, con un completamento stimato entro sei mesi. Fino ad allora, tuttavia, lo smaltimento degli off-gas avverrà in torcia.

Durante la riunione istituzionale presieduta dal Prefetto Luigi Carnevale – alla presenza di MASE, ISPRA, ARPA e Basell, ma in assenza del Comune di Brindisi e del Sindaco, figura che per legge garantisce la salute pubblica sul territorio – è stato definito un protocollo di monitoraggio quotidiano delle emissioni, sia sul piano qualitativo che quantitativo.

Nel comunicato ufficiale diffuso a margine dell’incontro, pur ribadendo l’impegno per la continuità produttiva e il controllo ambientale, non viene chiarito il nodo: il limite alle emissioni sarà quello previsto dall’AIA o quello – ben più elevato – descritto nella relazione tecnica di Basell?

L’azienda, dal canto suo, ha garantito che il ricorso alla torcia sarà limitato nel tempo e ha assicurato il massimo impegno per accelerare l’adeguamento dell’impianto. Secondo fonti sindacali – non confermate da documentazione ufficiale o dichiarazioni dell’azienda – i lavori dovrebbero concludersi entro 15-20 giorni, a cui seguiranno le prove funzionali necessarie per l’avvio dell’impianto. L’obiettivo dichiarato è mantenere una produzione mensile tra 15.000 e 18.000 tonnellate, grazie anche all’approvvigionamento di monomeri via nave. Resta tuttavia incerto se le imbarcazioni necessarie siano già state opzionate, considerando i tempi ristretti e la complessità logistica dell’operazione.

Il nodo cruciale resta aperto: una deroga temporanea, per quanto giustificata da esigenze industriali, può davvero consentire un incremento così rilevante delle emissioni rispetto ai limiti imposti dall’AIA? La documentazione di ARPA sembra indicare il contrario. E se la deroga non potrà essere formalizzata nei termini richiesti da Basell, anche la tenuta della capacità produttiva promessa rischia di essere compromessa.

ARPA, in linea con ISPRA, aveva proposto la prosecuzione temporanea dell’attività di cracking di Versalis come soluzione utile a contenere l’impatto ambientale e a garantire la continuità occupazionale. Una proposta che, se mai è stata realmente considerata, non ha trovato accoglienza né al Ministero né tra le amministrazioni locali, e che oggi appare difficilmente praticabile.

 

Cittadini e lavoratori restano in attesa di risposte. Ma la questione di fondo continua a imporsi con urgenza: se la transizione industriale non sarà accompagnata da scelte trasparenti, responsabili e condivise, a pagare il prezzo – ancora una volta – saranno proprio loro. Perché la vera sostenibilità si misura nella capacità di tenere insieme ambiente, salute e lavoro.

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