I Romani, quelli antichi, festeggiavano il Capodanno in un modo per noi assai singolare. Per essere sicuri che l’anno nuovo fosse migliore di quello trascorso, costringevano quello vecchio ad abbandonare la città, inseguendolo a bastonate: più precisamente inseguivano nelle strade, con gran clamore, un uomo vestito di pelli, che rappresentava appunto l’anno appena terminato, percuotendolo con lunghi bastoni.
Il nome del malcapitato era Mamuzio Veturio (il vecchio Marte) e il giorno in cui la cerimonia veniva celebrata era il 14 marzo, non il 31 dicembre. L’inizio ufficiale dell’anno civile il 1° gennaio, avvenne più tardi, quando, nel 153 a.C., si spostò l’insediamento del nuovo console a quella data, insieme all’uso di scambiarsi doni (strenae): dapprima datteri, fichi, miele, e via via oggetti più preziosi come, in età imperiale, salvadanai e lampade. Della festa che scacciava Mamuzio Veturio rimase ˗ ahimè ˗ l’incivile abitudine, ancora dura a morire, di gettare dalla finestra piatti, vasellame e oggetti di ogni genere.
All’inizio dell’anno dovremmo anche noi bastonare qualcuno (troppi ce ne sarebbero!) o, piuttosto, impegnarci nell’analisi obiettiva di quello che è successo (a Brindisi) nel corso del 2014, al fine di trarne utili insegnamenti per il futuro?
Ci sono stati talmente tanti avvenimenti negativi ˗ obietterà la maggior parte dei concittadini ˗ che l’analisi non può portare a nulla di costruttivo. Prova ne è che, ogni anno, c’è una reiterazione degli stessi anomali comportamenti.
Questo, però, è pessimismo della peggiore specie. In realtà la città, pur se con affanno, cerca di allinearsi a quelle più progredite.
Signori, forse abbiamo dimenticato quello che era Brindisi solo un paio di secoli fa? Nel suo Viaggio nel Regno di Napoli (1793) così il naturalista svizzero Karl Ulisses von Salis-Marschlins la descriveva: «A misura che ci avvicinavamo a Brindisi, si presentavano regioni di miseria e di desolazione: ché fa pena vedere lì incolta una campagna benedetta dal suolo più fertile, e dal clima più propizio!
(…) L’abbandono totale in cui ora è stato lasciato il porto, ha dato vita a paludi estesissime che circondano il paese, e riempiono l’aria di esalazioni pestilenziali, per cui non esiste più un volto roseo: la febbre malarica regna tutto l’anno, e sono pochi quelli che tirano innanzi la loro miserabile vita fino all’età di sessant’anni.
(…) E con quale giustizia possiamo noi rimproverare ai Brindisini la loro indolenza, perché lavorano solo quattro ore al giorno e passano il rimanente della giornata nelle taverne, cercando di affogare nel vino la loro miseria?».
Ma torniamo al 2014 che, se per i cinesi è stato l’anno del cavallo, per Brindisi ha significato l’incoronazione a “Città europea dello Sport”.
Una sorta di Oscar piovuto non a caso viste le tante discipline sportive in cui si è contraddistinta, tra le quali meritano un posto d’onore i piazzamenti mondiali di Flavia Pennetta, i risultati ottenuti in campo nazionale dalla Società di Ginnastica La Rosa, l’exploit in Lega A (ma anche nell’EuroChallenge) dell’Enel Basket e tutto il movimento, specie giovanile, che ha sopperito con l’entusiasmo e il duro impegno alla non ottimale presenza d’impiantistica sportiva.
Molto bene anche l’Aeroporto del Salento che, con gli oltre due milioni di passeggeri, rappresenta oramai una struttura strategica al servizio di una vasta area interprovinciale, assumendo nel più articolato sistema di trasporti regionali il connotato di porto di accesso privilegiato di un territorio a forte vocazione turistica.
Proprio per questi eccellenti risultati fa specie che non si abbia avuto il “coraggio” d’insistere per il collegamento ferroviario (realizzato invece a Bari!) tra la Stazione FS e lo scalo aeroportuale, accontentandosi di un Metrobus o “shuttle” che non arrecherà alcun vantaggio rispetto al servizio di autolinea urbana e interurbana attualmente in atto. Si tratta solo dell’ennesimo spreco di denaro pubblico!
Per quanto riguarda il porto, invece, l’anno appena trascorso ha confermato la miopia di un Presidente dell’Autorità portuale incapace di sfruttare le potenzialità di un bacino che non ha eguali nell’intera aerea del Mediterraneo. E la querelle in corso per una concessione ventennale (!) del terminal traghetti all’armatore Grimaldi non fa che gettare ulteriori ombre su una gestione che sta per infliggere l’ennesimo duro colpo al porto e a tutto l’indotto che ancora gravita intorno ad esso.
L’ultimo esempio in fatto di inefficienza? Il fallimento del progetto comunitario Adri-Seaplanes (riguarda l’Enac ma anche l’Autorità portuale) che doveva assicurare il collegamento con idrovolanti tra alcune città adriatiche (oltre a Brindisi, Ancona, Giulianova, Corfù, Bar, Valona). Ebbene, lo scorso 2 dicembre veniva smontata la piattaforma idrovolanti sistemata all’interno della Diga di Bocche di Puglia. Installata nell’estate 2013, insieme alle boe gialle e alla predisposizione della banchina, nonostante i tanti strombazzamenti in occasione del volo sperimentale (4.7.2013) di un Cessna da 19 posti, non ha mai funzionato.
L’unica realizzazione attinente al porto ˗ peraltro ancora in corso d’opera ˗ ha riguardato il rifacimento del lungomare secondo il progetto della Città d’acqua tanto caro a Mimmo Mennitti. Purtroppo la sorte non gli ha consentito di vedere realizzata la sua creatura e ha anche azzerato l’altro suo sogno di lanciare Brindisi nell’agone per la città Capitale europea della Cultura per il 2019.
Anche in questo caso si è persa un’ottima occasione per valorizzare i reperti archeologici emersi nel corso dei lavori sul lungomare. I tecnici hanno sentenziato trattarsi di resti di magazzini portuali di scarso pregio risalenti al periodo medievale. Ancora una volta sono state scattate le rituali foto, si sono ricoperti i ruderi con fogli di plastica, si è promesso che quelli più significativi saranno esposti nella Casa del Turista, e intanto si è dato il consenso alla prosecuzione dei lavori! E pensare che gli stranieri le avrebbero pagate a peso d’oro quelle pietre…
Rientrano nel chiacchiericcio tutte le altre iniziative di questo 2014 relative al recupero del Castello Alfonsino, alla risistemazione del Canale Pigonati finalizzato al transito delle grandi navi da crociera, al recupero di zone demaniali per realizzare il sogno di un lungomare interamente percorribile dal Seno di Levante a quello di Ponente. Comando Marina incluso!
A proposito di quest’ultimo punto sembrava essersi aperto un dialogo proficuo con lo Stato Maggiore della Marina. Addirittura c’è stato un momento in cui si è parlato dell’acquisizione del Castello di terra a motivo del ridimensionamento operativo della base navale. A Brindisi, infatti, sarebbe rimasta solo la Brigata Marina San Marco.
Un progetto invece caduto in concomitanza con il nuovo assetto della forza navale italiana a seguito della recente ristrutturazione del 12 settembre 2014. I nuovi piani dello SMM assegnano infatti a Brindisi la sede del comando del Terzo Gruppo Navale, facendone in tal modo la terza base dopo La Spezia e Taranto.
Quando si dice “promesse di marinaio”… Ma va bene così.
Già non si riesce a salvare il Castello di mare, figurarsi se il Comune poteva essere in grado di caricarsi sulle spalle anche la gestione di quello di terra! Senza contare che questa riconfigurazione della Marina offre anche nuove prospettive al personale civile specializzato dell’ex Arsenale.
Vorrà dire che i brindisini, magari per un altro secolo (tanto si è dovuto attendere per l’apertura della porta Thaon de Revel in occasione dell’inaugurazione del Parco del Cillarese), dovranno rinunciare a passeggiare lungo le banchine del Seno di Ponente. Una porta ˗ quella che consente l’accesso all’ex Arsenale ˗ tanto simile, per i brindisini, a quella della Città Proibita…
E come si è svolta, durante l’anno, la gestione politica della città? Purtroppo con lo stesso livore di quella nazionale. Ho sempre pensato che, come avviene nei paesi anglosassoni, la “lotta” tra i partiti sia lecita fino al momento delle elezioni. Dopo, al governo della cosa comune (la res publica), dovrebbero contribuire sia la maggioranza sia la stessa opposizione. E questo fino al successivo responso degli elettori. E invece, da noi, è sempre in atto una lotta senza esclusione di colpi.
A rendere ancora più critica la situazione è intervenuto, nel mese di giugno, il rinvio a giudizio del Sindaco per “truffa, concussione e abuso d’ufficio”. In genere, in casi come questo, ci si dimette dall’incarico per potere più agevolmente difendersi dai capi d’imputazione (tra l’altro abbastanza pesanti). Evidentemente il nostro Sindaco la pensa diversamente.
Questi fatti spiacevoli (ed altri ancora) mi hanno portato ad assumere una posizione critica molto vicina a quella di Italo Calvino quando affermava: «Quelle vicende mi hanno estraniato dalla politica, nel senso che la politica ha occupato dentro di me uno spazio molto più piccolo di prima. Non l’ho più ritenuta una attività totalizzante e ne ho diffidato. Penso oggi che la politica registri con molto ritardo cose che, per altri canali, la società manifesta, e penso che spesso la politica compia operazioni abusive e mistificanti» (da “Quel giorno i carri armati uccisero le nostre speranze”, 13.12.80).
L’augurio in occasione dell’arrivo del nuovo anno è che vengano dissipati dubbi e velenosi sospetti e che, per il bene della città, riprenda il dialogo costruttivo tra tutte le parti politiche.
Ai concittadini, invece, rivolgo l’augurio che si scambiavano i Romani al tempo di Mamuzio Veturio: «Annum novum faustum felicem vobis» (A voi un nuovo anno fausto e felice).
Guido Giampietro
No Comments