April 27, 2025

Di seguito riportiamo integralmente il testo di un esposto presentato da alcuni attivisti di Brindisi Bene Comune in relazione alle Accensioni delle Torce del Petrolchimico verificatosi l’8 aprile 2014

I Sottoscritti….

Dichiarano che
A partire dalle ore 14.30 circa del giorno 8 aprile 2014 una delle torce di emergenza ubicate nello stabilimento Petrolchimico di Brindisi, sito nella zona Industriale della città, ha iniziato a sfiammare emettendo lingue di fuoco alte decine di metri ed emettendo un denso fumo nero, che spinto da un leggero vento, si è disperso dapprima nella zona circostante , poi stante il perdurare dell’accensione della torcia con relativa emissione del fumo nero, si è prodotta una colonna di fumo che parallela al piano di campagna si è mossa per chilometri . Si allegano alcune foto della torcia con l’emissione del fumo appena descritta.

Tale fenomeno si è reso visibile da gran parte della città e la colonna di fumo era visibile anche dalla Cittadella della Ricerca nei pressi di Mesagne alle 15 del 8 aprile 2014.

Il fenomeno di accensione delle torce del Petrolchimico, desta sempre forte allarme nella popolazione di Brindisi, anche per la frequenza con la quale tali eventi si ripetono nel corso degli anni e per la insufficiente informazione riflessa sulla comunità che non consente di accedere ad elementi idonei ad identificare le cause né la portata delle emissioni e delle sostanze coinvolte, se non sulla base delle certificazioni prevalentemente rese dall’azienda ovvero in esito ai dati confluiti su impianti di rilevazione periferici dislocati in aree non prossime all’evento. Gli approfondimenti eseguiti posteriormente appaiono considerare fattori di ricaduta solo calcolati, senza cioè l’adozione di dispositivi mobili adeguati a catturare valori e qualità delle sostanze immesse e pertanto lasciando inalterato il quadro di imprecisione circa la natura e gli effetti dell’evento in parola. Al riguardo, la rete di monitoraggio esistente nel perimetro urbano, individua una sola stazione, collocata in area ASI (zona industriale), dotata di un analizzatore di IPA, a parere degli scriventi non sufficiente, in relazione alle condizioni anemometriche in corrispondenza del fenomeno, ad evidenziare fattori di eventuale criticità certamente legati a molteplici fattori oltre quelli sinteticamente qui richiamati.

Un precedente evento, avvenuto nel 2011 per il quale era stata interessata Codesta A.G.., si era concluso con una serie di accertamenti svolti da personale dell’ARPA Puglia i cui esiti appaiono deporre negativamente circa la presenza di idonei campionatori installati sulla bocca dei camini o torce e quindi sulla capacità di acquisire in tempo reale e non posteriormente i dati necessari. Testualmente (pag. 11, allegato 1): “…la piattaforma di prelievo, situata a 17 metri di altezza [….] è risultata sprovvista di un sistema per il sollevamento in quota delle apparecchiature di prelievo, oltre che di alimentazione elettrica..”. Detta situazione non è conosciuta dagli esponenti ed è riferita all’epoca della relazione (gennaio 2012).

Sulla scorta di quanto innanzi,
valutata la ripetizione degli eventi, frequentemente attribuiti a medesime cause meccaniche (blocco di un compressore-processo ovvero black out elettrico ) dai quali appare desumersi una tecnologia non in grado di prevenire o intervenire secondo parametri di efficienza tecnologica (BAT) attestati nell’A.I.A. rilasciata (16-9-2011 – dva-dec-2011-0000514),
rilevata la prolungata presenza di dense colonne di fumo di colore scuro, in corrispondenza delle torce attivate, apparentemente in contrasto con la dichiarata tecnologia “smokeless”,
ed in considerazione altresì della necessità di accedere ad un quadro informativo maggiore in tutela delle esigenze di salute collettiva, si chiede a Codesta A.G. di valutare l’avvio di accertamenti sull’episodio in narrativa, con riguardo ai seguenti punti

1) Se il Gestore degli impianti abbia utilizzato tutte le migliori tecnologie esistenti per prevenire i ripetuti blocchi che portano all’accensione della torcia (c.d. BAT). Se, in relazione a quest’ultimo punto, esistano le indispensabili duplicazioni nel numero dei compressori, negli impianti di distribuzione dell’energia elettrica presenti nello stabilimento produttivo in grado di sostituire l’eventuale compressore in avaria, o evitare black out, e conseguentemente impedire il blocco degli impianti con relativo smaltimento in candela del materiale prodotto o delle materie prime.
2) Se il Gestore al verificarsi dell’evento potenzialmente in grado di contaminare il sito ha attuato tutte le necessarie misure di prevenzione di cui all’art. 242 co 1 del d.lgs 152/06, indicando nello specifico in cosa siano consistite le misure disposte dall’azienda in forza della richiamata normativa oltre l’immediata comunicazione circolare da eseguirsi ai sensi e con le modalità dell’art. 304 comma 2 del Testo Unico sull’Ambiente legge 152/2006.
3) Se il Gestore ha comunicato le cause che hanno determinato il blocco degli impianti e la relativa procedura dell’accensione della torcia, riferendo quali sostanze e in che quantità sono state inviate in candela, precisando quali sostanze ha prodotto la combustione in candela , con quali concentrazioni sono state emesse alla bocca della candela , le portate e le quantità totali di sostanze disperse in atmosfera.
4) Di accertare se la decisione assunta di avviare le procedure d’emergenza con invio in candela delle sostanze residue del processo produttivo (fluidi), abbia tenuto conto, in relazione alle informazioni in possesso dell’azienda circa il processo industriale in atto, delle conseguenze, rischi o pericoli per la popolazione circostante, tenuto conto della presenza di aree agricole nella sfera d’influenza dello stabilimento, o se la medesima decisione abbia valutato solo l’opzione di “sgombero” delle linee di processo. In quest’ultimo caso, se la tecnologia adottata, abbia considerato l’ipotesi di convogliare “il rifiuto” (tale è al momento art. 183 co 1 lett. a) verso serbatoi dedicati allo stoccaggio dei fluidi di scarto e pertanto valutare l’ipotesi di uno smaltimento controllato in atmosfera basato più sulle esigenze impiantistiche (o economiche) dell’azienda e non dell’ambiente.
5) Di Accertare se tutti gli enti pubblici preposti al controllo hanno effettuato le necessarie caratterizzazioni delle sostanze emesse dalla candela
6) Se, in relazione ai punti precedenti, sia stata garantita informazione tempestiva alla popolazione circostante e se gli enti pubblici preposti, ognuno per la propria competenza, hanno predisposto un piano di Protezione Civile da rischi di incidenti rilevanti attraverso il quale esercitare durante l’evento la necessaria tutela della salute, acquisendo le informazioni su quanto viene disperso in atmosfera, così predisponendo la necessaria informazione alla cittadinanza e nel caso anche in via precauzionale; ciò in ragione delle sostanze note derivanti dal processo produttivo ovvero della loro combustione, predisponendo misure di protezione fino alla possibile evacuazione dei quartieri della città esposti alle sostanze immesse in atmosfera.

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