May 6, 2025

Il tema della smart city è molto sentito e attuale.

L’Unione europea investirà nei prossimi anni ingenti risorse per programmi e progetti che stimolino, e progressivamente realizzino, l’idea di città intelligente. Una città aperta alle esigenze della contemporaneità, ai nuovi bisogni di welfare urbano, a dotazioni e spazi pubblici adeguati.

 

Anche Brindisi guarda con attenzione alla sfida e in questa ottica organizza una due giorni dedicata al tema dell’innovazione, i prossimi 28 febbraio e 1 marzo, voluta dall’Amministrazione comunale e affidata alle testimonianze dei policy maker e degli attori privati.

Il termine “smart” sta diventando una moda, una “buzzword” usata da addetti ai lavori per rappresentare la possibilità di una migliore qualità dei servizi. In una città intelligente la tecnologia digitale è utilizzata per migliorare la vita di chi la abita, riducendo consumi e inefficienze, digitalizzando e semplificando i servizi al cittadino. E dove i cittadini possono comunicare direttamente e collaborare con la PA attraverso piattaforme digitali e i social media.

Una città smart è un crocevia dell’innovazione, nel quale tutti possono condividere spazi di lavoro, competenze ed esperienze, come avviene nei «coworking». E come avviene nei «Fab Lab», laboratori nei quali gli artigiani digitali possono fare «almost everything» (quasi tutto), danno forma alla creatività grazie alla stampa tridimensionale.
Ma soprattutto una città smart è una città a misura d’uomo, nella quale è piacevole abitare, verde, viva e sostenibile.
E in effetti tutte le città, Brindisi non fa eccezione, si trovano di fronte a scelte dettate dal tempo: la globalizzazione e la crisi economica in atto consegnano alle città una sfida in termini di competitività e di sviluppo sostenibile, con un’attenzione particolare alla diffusione e all’offerta della conoscenza, alla creatività, alla qualità dell’ambiente naturale e culturale.

 

È questo il paradigma del futuro, racchiuso in poche parole-chiave alle quali la città e la sua comunità non possono sottrarsi. Il tempo segna sempre una dinamica, che pone degli interrogativi e quasi sempre impone delle risposte.

Tra gli studiosi che hanno approfondito i cambiamenti della contemporaneità, Saskia Sassen, sociologa ed economista statunitense di fama internazionale, docente alla Colombia University e alla London School of Economics, riconosce alle città una identità nuova.

 

Gli effetti della globalità e della crisi indeboliscono in generale – sostiene – il legame di un territorio con la sua storia e la sua cultura, ne sbiadiscono le specificità, rendendoli un po’ tutti uguali, o in ogni caso attivando un processo di omologazione: la città cambia la sua «cityness», cioè la qualità dell’essere città, gli spazi vengono riscritti all’interno di format originali, diventano computer a cielo aperto nei quali le attività (servizi compresi) si spostano sempre più verso la periferia.

Svuotando il centro dei suoi scenari tradizionali, come il commercio (proteso verso la grande distribuzione decentrata), e trasformandolo in un hub di relazioni: e da ambiente aperto, la città risponde sposando una nuova visione e facendosi plasmare dalla tecnologia. Si assiste così a un rapido spostamento di alcune funzioni dal centro alla periferia, o ancora meglio, a uno spostamento verso uno spazio altro, quello immateriale.

In buona sostanza, questo significa che gli spazi in cui noi ci muoviamo non sono più solamente definibili in senso fisico, ma sono anche e soprattutto in termini di distanza.

 

Si potrebbe obiettare che le relazioni digitali impoveriscano il nostro vissuto tradizionale, in realtà avviene esattamente il contrario. La città smart è infatti un luogo di apprendimento continuo (economia della conoscenza) e ha una visione strategica del proprio sviluppo (trasformazioni urbane).

 

«In questo momento di crisi – è il pensiero di Giuseppe Marchionna, vicesindaco di Brindisi e tra i promotori dell’iniziativa – occorre continuare a investire sulla capacità di innovazione del nostro territorio e sulla promozione di iniziative che favoriscono la nascita delle idee innovative e l’apertura verso nuove tecnologie. Per questo ci rivolgiamo ai giovani, ma non solo. Lo sforzo deve coinvolgere in primo luogo le istituzioni, a partire da quelle più vicine al territorio che hanno il compito di ascoltare i bisogni e di facilitare le declinazioni al futuro della città».

 

E se è vero che le città sono indirizzate verso questo processo inarrestabile, occorre allora ripensarle dal basso, cioè dalle dinamiche sociali dei cittadini: di qui il ruolo delle istituzioni che governano il territorio. La città intelligente deve saper sfruttare le risorse abbattendo i costi e rendendo i servizi per tutti. E se le città si adeguano ai cambiamenti su larga scala, anche i cittadini sono chiamati a fare la propria parte, sommando tanti micro-mondi capaci di interagire e di stare al passo delle nuove tecnologie. Perché è il modo in cui essi le usano a plasmare nuovi scenari.

 

L’approccio smart permette così di pensare alla città come un insieme di reti interconnesse (rete dei trasporti, rete elettrica, degli edifici, dell’illuminazione, delle relazioni sociali, dell’illuminazione pubblica, dell’acqua, dei rifiuti). Queste reti disegnano in gran parte la nuova mappa dei servizi, impensabili solo fino al decennio scorso: a Brindisi la rivoluzione-smart è appena cominciata.

 

Roberto Romeo

 

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