Avevo promesso, dopo aver lasciato l’attivita’ lavorativa e sindacale di ritirarmi a vita privata, allontanando partiti, organizzazioni e soggetti che nel tempo purtroppo mi viene da dire si sono impegnati per la distruzione di questa città.
Sono passati undici anni dall’ultimo incarico assegnatomi dal Partito Democratico in qualità di componente del Comitato di Garanzia Provinciale. A distanza di tanto tempo, leggo in questi giorni un articolo del compagno Carmine Dipietrangelo, al quale va il mio apprezzamento per la sua capacità nell’esternare concetti a me molto chiari ma, ormai, lontani dalla realtà. Rimango stranito quando leggo che questa ‘città sta morendo’, detto da lui poi, in questo momento, mi lascia molto perplesso, perchè io l’ho sostenuto e scritto in un documento pubblico datato 06.06.2006, che riporto in sintesi di seguito.
Il documento è datato il 6.06.2006, scrivevo: ‘Dopo circa vent’anni, durante i quali ho ricoperto incarichi sindacali a partire da delegato aziendale CGIL nel Petrolchimico, Segretario Generale Territoriale dei Chimici, componente del Direttivo Nazionale CGIL e per ultimo Segretario Confederale della CGIL di Brindisi, sino all’ultimo congresso, svoltosi nel 2006. Chiusa l’esperienza sindacale, il partito dei Democratici di Sinistra, nel quale milito dal 1970, mi chiamava a far parte della Direzione Provinciale dello stesso, con l’incarico di componente del Comitato di Garanzia.
L’esperienza lavorativa e sindacale che avevo maturato sul campo, mi permise, in preparazione di una discussione interna al partito, di esprimere una valutazione attenta sui problemi del territorio, affermando che la città di Brindisi era “morta”. Motivavo l’affermazione, ricordando gli accordi trasversali che all’epoca si sottoscrissero tra il Sindaco della città, Domenico Mennitti (a cui va il merito di aver riportato la legalità in questa città) e il Presidente della Provincia, Michele Errico, diretti a sostenere un nuovo modello di sviluppo, che nell’ambito sindacale fu sostenuto solo dalla maggioranza della CGIL, perchè la Categoria dei Chimici votò contro quel documento in quanto era a loro sconosciuto ed oscuro il c.d. nuovo modello di sviluppo allora propinato.
Ad oggi, dopo undici anni non vi è traccia di questo nuovo modello di sviluppo e credo che mai ci sarà fino a quando le redini saranno in mano a soggetti che praticano la politica virtuale e demagogica, dettata più da esigenze personali e di immagine piuttosto che da interesse reale verso i problemi del territori e dei suoi cittadini, ai quali talvolta viene carpita la loro buona fede, ignari di quanto accade all’interno dei palazzi della politica, riponendo così la loro fiducia, nelle buone parole di qualche “Santone” .
Dipietrangelo, scrive che il vecchio modello industriale è in esaurimento; potrebbe essere anche vero, usando il condizionale ma mi chiedo: se anche l’industria in questi anni avesse deciso di lasciare prima del tempo il nostro territorio cosa avremmo oggi a Brindisi, quale economia !
Il nuovo modello di sviluppo non è mai decollato perchè non esiste si è trattato e si tratta solo di uno slogan per dire NO all’impianto di rigassificazione e ad ogni proposta o iniziativa di carattere industriale, semmai ancora ce ne siano proposte per questo territorio.
La politica, uso un termine inadatto nel nostro caso perchè la politica dicevano gli antichi greci era l’arte e la tecnica per governare la polis, la città e nella nostra città purtroppo siamo giunti al tempo di affermare che non ci sono le capacità e l’arte di fare politica seria volta al raggiungimento di obiettivi concreti.
L’unica arte praticata è quella del NO, del dire sempre no a tutto e a tutti. A Brindisi non verrà mai nessuno ad investire. I lunghi anni ormai trascorsi solo a discutere del niente considerato che non si è riusciti nemmeno a porre le basi per questo fantomatico nuovo modello di sviluppo. L’aggravante è rappresentata da non avere più soggetti politici veri e capaci. Certo non potranno essere i Movimenti a creare politiche di sviluppo, ridisegnare la mappa del territorio a partire dalle famose bonifiche, argomento dove tutti cercano di dare lezioni eppure cotanta perizia e scienza non ha portato ancora a nessuna soluzione.
Dobbiamo dire solo grazie ai lavoratori che hanno difeso i loro posti di lavoro all’interno dell’industria. Se questa città respira ancora è perchè questo pezzo di industria produce ancora reddito. I lavoratori, messi alla gogna spesso perchè difendono un pezzo di pane, hanno fatto bene a non fidarsi di chi ha raccontato per tanti anni bugie pensando solo ai propri interessi e a curare la loro immagine.
Non dimentico di essere stato dirigente sindacale ne tanto meno di aver svolto attività politica nel Partito Democratico ma, sapere che il compagno Dipietrangelo ha lasciato il partito perché si è accorto che Renzi, in prima battuta accolto con gli onori della fanfara, non è di sinistra, è un dittatore, è un rottamatore e ha portato il partito allo sbando.
Secondo me ad un certo punto bisogna essere onesti e ammettere che i compagni che hanno lasciato il partito lo hanno fatto perché Renzi ha avuto la capacità e il coraggio di fare quello che anche altri avrebbero dovuto o voluto fare e invece hanno scelto di tirare a campare pur di rimanere attaccati alla poltrona qualunque essa fosse. Rinnovamento o semplicemente pulizia.
Tale ultima considerazione, caro Carmine non è rivolta a te perché pochi sanno quando hai lasciato la politica attiva quanto hai fatto per la tua sezione sia in termini politici che organizzativi, di sostegno, cosa che in pochi hanno fatto.
Tu ci hai insegnato, almeno per quanto mi riguarda, che le battaglie si fanno dentro i partiti, ma quando la maggioranza supera di molto la minoranza qualcosa vorrà pur dire, evviva la democrazia che chiede rispetto per le scelte. Non si può lasciare il partito per questo motivo ma si aspetta la prossima conta sperando di recuperare gli errori qualora ve ne fossero stati.
Io spero che gli italiani continuino a dare fiducia a Renzi. Forse i compagni scissionisti credevano che ci sarebbe stato comunque sempre spazio per loro, in ogni caso e situazione, magari fino anche a dopo la pensione.
Questo non sarà più possibile dentro il partito Democratico e chi è andato via lo ha capito bene e per mantenere la visibilità e uno straccio di potere ha tifato per il proporzionale sapendo di trovare altri spazi, di qualsiasi tipo, pur di continuare ad essere stipendiato dai cittadini.
Alla luce di quanto detto, se l’obbiettivo è davvero salvare questa città e creare nuovi posti di lavoro evitando di raccontare ancora bugie ai cittadini allora, l’unica strada percorribile è quella di sedere intorno ad un tavolo istituzionale (e non di quartiere).
Questo è compito dei partiti, gli stessi che fino ad oggi sono stati a guardare e talvolta a preferire di girarsi da un’altra parte o a limitarsi a cavalcare l’onda…. di un mare che non ha generato sin qui solo naufraghi.
Ritengo, che il Partito Democratico di Brindisi debba farsi promotore di iniziative affinchè la politica torni ai partiti e che la drammatica situazione socio-economica di questo territorio trovi finalmente il giusto spazio nel panorama politico ed economico nazionale al fine di trovare al più presto quelle risposte, senza le quali si rischia uno scontro sociale che Brindisi non può assolutamente permettersi.
Nino Maniscalco
(già ex dirigente CGIL)
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