Avevamo deciso di stendere un velo pietoso sulle vicende della società di calcio del Città di Brindisi.
Dopo aver denunciato (prima di tutti ed in tempi non sospetti) le “problematiche” della gestione Flora, dopo aver notiziato sul vergognoso coinvolgimento nell’inchiesta Dirty Soccer, dopo aver riferito del colossale buco contabile nei bilanci della società e dopo aver assistito alla pantomima dell’Associazione Per Brindisi (che “regala illegittimamente” 10.000 euro raccolti tra i tifosi per una iscrizione ad una serie D che tutti sapevamo fosse impossibile da conservare), ci siamo rifiutati di intervenire ancora sui fatti di una società senza capo né coda.
Lo avevamo fatto per non far torto alla nostra intelligenza ed a quella delle centinaia di persone che seguono il calcio brindisino.
A noi piace parlar chiaro e non prendere in giro le persone. Pertanto non abbiamo mai voluto dare credito ad una società le cui quote sono state intestate ad un nullatenente con precedenti penali, né alle stucchevoli quanto fantomatiche voci di trattative sul passaggio di mano della gestione.
In questo contesto va inserita anche la vicenda del presunto interesse di una società per azioni della provincia di Bari, nota più per le sue inconcludenti manovre di avvicinamento a decine di società calcistiche che per la sua attività.
A tutto c’è un limite.
E mentre alcune testate si rendono protagoniste di un gioco al massacro che non ha alcun senso se non quello di preservare qualche ruolo ed un sempre più esiguo interesse mediatico, ci siamo rifiutati di seguire passo dopo passo tutte le ciance intorno al calcio brindisino.
A noi piace rimarcare i fatti e, al netto di tutto il fumo delle chiacchiere stagliatesi intorno alla prima squadra di calcio cittadina, i fatti dicono che:
1) Flora ha affidato la società in mano a gente ancor meno affidabile di lui;
2) il Città di Brindisi è stato coinvolto in una inchiesta giudiziaria dell’Antimafia relativa ad una abietta compravendita di partite;
3) la società è stata esclusa dal campionato di riferimento ed attende di conoscere in quale infima categoria dilettantistica sarà chiamata a giocare nella stagione 2015-2016.
Il resto è fuffa. Di arrosto c’è veramente poco.
E finché non si fanno i fatti (leggasi tirare fuori i soldi e avanzare un serio progetto sportivo) ci sottrarremo ad offrire visibilità alla fuffa.
A Brindisi ne abbiamo avuti tanti di faccendieri e mezze calzette. Pertanto non ci sorprende affatto una S.p.a. che si presenta in pompa magna annunciando di essere pronta a rilevare il titolo ma che, in poco meno di una settimana, si rende artefice di una incredibile serie di contraddizioni:
– dice di dover acquisire i libri contabili quando gli addetti ai lavori sapevano benissimo che li aveva in mano già da una decina di giorni;
– chiede 48 ore di tempo per dare una risposta definitiva e, ad oggi, trascorsa una settimana, ancora cincischia;
– prima invoca la vicinanza dell’imprenditoria brindisina, poi annuncia come condizione sine qua non, l’acquisizione del 100% delle quote;
– prima si dice disponibile a contribuire alla nomina di un legale che difenda il Brindisi nel processo sportivo, poi viene fuori professando l’inutilità di una difesa;
-prima sostiene che, visionati i libri contabili, non vi sono grossi problemi che impediscono di rilevare la società, poi smentisce se stessa ammettendo una situazione contabile poco chiara.
Roba da perderci la testa se, davvero, si dovessero seguire giorno dopo giorno tutte le peripezie, i ribaltamenti di fronte, le parole dette, quelle non dette e quelle rimangiate.
Siccome non abbiamo intenzione di dare alcun credito alla “fuffa”, valutiamo con estrema sufficienza il comunicato inviato dalla nuova addetta stampa della società, sabato sera alle ore 22.17.
Un comunicato che certifica che, dietro le parole, non c’è la benché minima sostanza. Totò direbbe che stanno facendo “ammuina”: si proclama di muovere cose e persone mentre, in realtà, non cambia niente, si sta fermi.
Nel comunicato si annuncia che il Brindisi continuerà a rimanere passivo di fronte alla giustizia sportiva (la “Meleam in accordo con l’attuale proprietà” ha deciso di non presentare appello nel procedimento sportivo che ha inflitto una condanna senza precedenti nel mondo del calcio italiano) e che martedì prossimo sarà sottoscritto un precontratto tra Meleam e l’attuale proprietà; un atto che, nella realtà, non possiede alcun valore effettivo e si rivela quantomeno superfluo.
Viene da chiedere a cosa serve sottoscrivere un precontratto se – come viene riportato nel comunicato – la “Meleam e l’attuale dirigenza della SSD Città di Brindisi Calcio stanno lavorando assiduamente per permettere la conclusione positiva della trattativa“.
Pensiamo che, in questa fase, la visibilità dovrebbe lasciar posto alla sostanza.
Pertanto se ci sono i soldi e la volontà di chiudere, che li si tiri fuori e si cominci a lavorare per dare realmente un futuro al calcio brindisino. In fin dei conti stiamo parlando di una squadra che dovrà giocare al 99% nel campionato regionale di promozione, non certo in categorie professionistiche.
Per quanto ci riguarda solo quando si faranno veri passi in avanti saremo disponibili a parlare di questa gente.
Le chiacchiere stanno a zero e le lasciamo a chi vuole perdere tempo dietro il nulla mischiato col niente.
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