July 13, 2025

Era esattamente l’8 ottobre 2024 quando, nottetempo, ci ritrovammo le arterie della città piene di cartelli indicanti le “zone 30” ma non per tutelare pedoni o ciclisti come avremmo sperato ma per lo stato pietoso in cui versavano le nostre strade a causa della mancata manutenzione delle stesse. Poi, non contenti, comparvero alcuni cartelli emblematici con su scritto “mancanza di manutenzione preventiva” e addirittura “marciapiede dissestato”.

Quel giorno dissi che si trattava solo di un tentativo di evitare cause risarcitorie in caso di un incidente come quello tragico occorso mesi prima al giovane Mirko Conserva e di tanti altri in precedenza.

A distanza di 9 mesi da quel giorno nulla è cambiato, quei cartelli sono sempre lì e le strade versano in condizioni ancora peggiori.

Ora da circa una settimana in città abbiamo un’altra novità rappresentata dai numerosi restringimenti delle strade in corrispondenza delle radici affioranti dei pini che possono costituire un pericolo per la sicurezza stradale. Si tratta della diretta conseguenza dei primi pronunciamenti del processo sul decesso di Mirko Conserva.

Sono ovviamente favorevole a qualunque intervento a tutela della sicurezza di qualsiasi utente della strada, pedoni, ciclisti, auto e motociclisti. Purché sia ben fatto e soprattutto risolutivo!

Per quanto riguarda la qualità dell’intervento ho dei dubbi dovuti al fatto che i restringimenti effettuati risultano improvvisi, a volte anche in piena curva e non ben segnalati, con il concreto rischio che un automobilista se li ritrovi davanti all’improvviso e sia costretto a sterzare finendo così sulla macchina o moto che gli cammina di fianco.

La vernice bianca utilizzata (perché non è stato utilizzato un colore più evidente e soprattutto catarifrangente di suo?) non permette di individuarli da lontano ed infatti dopo una settimana la maggior parte dei paletti catarifrangenti posti in corrispondenza delle strisce bianche sono già stati abbattuti dalle auto.

Questo costringerà l’ente a doverli sostituire di continuo (lo farà?) e soprattutto con quali costi? Per quanto riguarda la segnaletica verticale risulta insufficiente con un unico segnale spesso posto sullo stesso palo su cui sono già presenti altri segnali stradali, privo di una scritta di pericolo a caratteri cubitali e posizionato solo lungo un lato della carreggiata. Sono pertanto necessarie delle modifiche immediate sia della segnaletica orizzontale che verticale per evitare che questi interventi invece di ridurre i pericoli li aggravino ulteriormente.

Ovviamente, e qui veniamo al secondo punto importante, do per scontato che si tratti solo di un intervento tampone in attesa che si mettano davvero in sicurezza le nostre strade con degli interventi risolutivi. Una attesa che al massimo potrà essere di 1 o 2 mesi, non oltre. Ci sono delle intere arterie stradali che ora sono state ristrette ad una sola corsia e togliendo anche decine di parcheggi, facendo addirittura impallidire coloro che già non vedevano di buon occhio la pista ciclabile di viale Aldo Moro che restringeva la strada per qualche centinaio di metri salvo ora vederla ristretta per chilometri. Esattamente fra 2 mesi riapriranno le scuole e per quella data bisognerà aver risolto il problema per evitare il blocco stradale della città e dei mezzi di soccorso.

Quindi è evidente che questa situazione non potrà perdurare così troppo a lungo.

E veniamo al terzo punto, quello politico. Cosa si è fatto finora? Il problema era ampiamente conosciuto e si è aggravato dopo il tragico incidente di Mirko Conserva per il quale la magistratura accerterà cause e responsabilità. Sono trascorsi inutilmente 9 mesi, quanti ancora ne dovranno passare per avere delle strade sicure? I nostri assessori stanno lavorando per intercettare i fondi necessari per i lavori? Li hanno trovati? Quando partiranno i lavori definitivi?

9 mesi fa scrivevo che “se un palazzo sta per crollare non basta mettere il cartello di divieto di avvicinamento, ma va risanato il palazzo” consigliando di mettere un cartello ad ogni ingresso di Brindisi con su scritto “città dissestata”, ritenendolo più appropriato alla realtà dei fatti.

Dopo 9 mesi siamo andati addirittura oltre, ed oggi il cartello da apporre dovrebbe riportare l’avviso “città chiusa per inerzia amministrativa“.

 

Andrea Vinciguerra

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