May 12, 2025

Ieri sera, in un’affollata quanto dibattuta, assemblea degli azionisti, i soci della “Per Brindisi” hanno votato a maggioranza “NO” alla proposta di destinare il fondo di circa 7.000 euro, da loro raccolto, al contributo per l’iscrizione alla società “Città di Brindisi Calcio Ssd” al campionato di serie D.
Nella scelta hanno certamente pesato le forti incertezze sulla compagine sociale (detenuta da Domenico Solazzo e Stefano Casale), la condizione economica della società (con debiti accertati superiori ad €. 300.000,00) e l’assenza di un programma tangibile successivo all’eventuale iscrizione.

 

Sulla questione è intervenuto oggi Mauro D’Attis, capogruppo di opposizione al Comune di Brindisi che ha espresso la sua opinione su quanto avvenuto ieri e – incurante della libera manifestazione di volontà di un soggetto associativo assolutamente indipendente dalla politica – ha giudicato “insensata”, stucchevole e irresponsabile” la scelta operata dalla maggioranza degli associati di un libero consesso di persone che si occupa di cosa diverse dalla vicende politiche.

 

Questi alcuni passi dell’intervento di D’Attis:
Non intervengo sul calcio da tanto tempo ma lo faccio oggi perché davvero non resisto a vedere che ci siano dubbi o addirittura contrarietà a contribuire alla iscrizione del Città di Brindisi al campionato nazionale di Serie D anche da parte della Associazione PerBrindisi che ha raccolto quote in nome dello slogan ‘salviamo il calcio’. Penso che tutti gli sforzi debbano essere concentrati a salvare quel titolo e quindi non ha senso conservare i diecimila euro raccolti da tanti tifosi per una eventuale ripartenza non si sa da quale bassissima categoria quando, invece, si può contribuire in maniera determinante alla iscrizione della attuale società alla Serie D”.

Fin qui il pensiero di Mauro D’Attis, opinione che chiunque può condividere o meno, soprattutto sul fatto che un “senso” è salvare il calcio brindisino, un altro “senso” è iscrivere il Città di Brindisi in serie D…

In ogni caso, quella di D’Attis è un’opinione che, indubbiamente, rientra nella libera manifestazione del pensiero. Soprattutto se – come chi la esprime – ha partecipato alla sottoscrizione.

Ciò che appare assurdo è quello che D’Attis scrive successivamente, firmandosi come capogruppo di Forza Italia (quindi come soggetto che sarebbe investito dalla politica di un “non si sa bene quale diritto” ad entrare a gamba tesa nelle vicende di un’associazione di privati cittadini).

 

Ho già scritto al Presidente della Associazione PerBrindisi” – mette nero su bianco D’Attis, che poi aggiunge – “Trovo francamente stucchevole e irresponsabile la posizione di tutti coloro che pensano di far morire questa società promettendo di dare il loro aiuto se ne venisse costituita un’altra“.

Salviamo il titolo e poi, ognuno, potrà dimostrare quanto davvero tiene al calcio. Il resto sono chiacchiere da bar ma, ahimè, non dello sport“.

 

Ci scusi D’Attis, per la sincerità, ma che la legittima scelta di un associazione di tifosi del Brindisi costituisca “chiacchiere da bar e non dello sport” è un insulto inaccettabile per dei cittadini chi hanno espresso il proprio volere senza alcun condizionamento. Condizionamenti a cui la politica spesso dimostra di soggiacere.

Di certo, che la scelta operata della Per Brindisi rappresenti “chiacchiere da bar” non lo deve dire la politica.

Cosi come nessuno – firmandosi da rappresentante politico – può sindacare sull’attività e sulle legittime scelte di un’associazione di liberi cittadini. E non lo può fare, soprattutto, quella politica che non ha mosso un dito, né elevato un grido di dolore, pur conoscendo la situazione in cui il Brindisi versava nel periodo della gestione Flora & C. e pur conoscendo l’attuale situazione gestionale della maggiore squadra cittadina.

 

Da un componente dell’opposizione che ha deciso in altri campi di fare una giusta battaglia per la legalità, ci si sarebbe aspettati l’assunzione di prese di posizione critiche in tutt’altri altri ambiti legati al calcio brindisino. Ad esempio in vicende che sono salite recentemente alla ribalta della cronaca giudiziaria. Non di certo nei confronti di una legittima votazione degli associati su un fondo di loro pertinenza che – economicamente – incide soltanto per 1/3 rispetto al totale di un’eventuale iscrizione.

Forse alla città ed a qualche altro organismo che D’Attis conosce bene, interessa di più che la politica si faccia sentire sulla provenienza del restante 2/3…

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