Il Tribunale di Mantova il 14 ottobre scorso ha condannato per omicidio colposo 10 dei 12 imputati, ex dirigenti e manager della Montedison. Per 11 dei 73 decessi al petrolchimico di Mantova per malattie correlate all’esposizione a sostanze lavorate (amianto, diossine, benzene, stirene, butadiene, acrinlonitrile e dicloretano) fra gli anni 1970 e 1989, è stato ottenuto il risarcimento per un ammontare di 8 milioni. Si tratta di operai morti per mesotelioma, per tumore ai polmoni collegato all’esposizione all’amianto ed per un linfoma correlato all’esposizione al benzene. La vicenda giudiziaria aveva preso il via nel 2000 sulla base di due iniziative: uno studio epidemiologico dell’Asl di Mantova, che riscontrava nella zona intorno agli stabilimenti e fra gli operai un numero più alto di alcuni tipi di tumore, correlabili scientificamente all’esposizione alle sostanze lavorate nel petrolchimico ed un esposto che due consiglieri regionali avevano fatto pervenire a quella Procura sulla scorta del citato studio.
La ASL di Mantova, nel cui ambito territoriale è insediato il Petrolchimico già Montedison, ha effettuato diversi studi epidemiologici, in particolare ha raccolto dati ed informazioni derivanti dalla correlazione tra alterazioni dello stato di salute ed indicatori di esposizione a rischi ambientali. Inoltre la medesima ASL ha effettuato uno studio su inquinamento ambientale e salute riproduttiva a Mantova, dentro e fuori il perimetro del Sito di Interesse Nazionale per le bonifiche, individuando eventi sanitari avversi all’interno dell’area inquinata.
Non è difficile cogliere analogie e dissonanze tra la realtà industriale di Brindisi e di Mantova. Nel polo industriale lombardo insistono le stesse produzioni presenti a Brindisi ed è stato delimitato, come qui, un sito di interesse nazionale per le bonifiche. Mentre a Mantova sono stati condannati, in primo grado, alcuni responsabili per le morti di 11 operai, a Brindisi continua ad essere difficile individuare qualsivoglia responsabilità penale e civile per malattie e decessi di lavoratori di diversi comparti regolarmente ed ininterrottamente denunciati alle competenti autorità da alcuni medici. Una dissonanza questa che forse si lega al fatto che nel nostro capoluogo si è ancora in attesa non solo di un registro tumori aggiornato ad anni recenti, ma persino delle più semplici valutazioni sullo stato di salute delle popolazioni limitrofe all’area industriale ed al SIN, che dovrebbero essere regolarmente condotte dalla locale ASL e per le quali il Consiglio Comunale del capoluogo ha anche stanziato, per l’anno in corso, una cospicua somma da destinare ad una indagine epidemiologica che diecimila cittadini, con le loro firme, hanno fermamente richiesto nell’estate del 2013.
Si tratta di deficienze tecniche o dell’assenza di una volontà politica rivolta a non scomodare chi doveva vigilare sulla salute pubblica e sul corretto esercizio delle attività economiche?
Una domanda , che è drammatica perché riguarda il diritto alla salute e alla vita di tante persone, destinata forse anche questa volta a restare senza risposta.
COMUNICATO STAMPA FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO
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