Mi pare ancora di vederlo in fondo al budello scuro dell’azienda di famiglia, la Tipografia Roma, una delle più antiche della città. Ad accompagnare il lavoro “sporco” di questo “ragazzo buono” il busto ligneo e nero come la pece di un Cristo che, per l’accumulo della polvere e delle esalazioni degli acidi, assomigliava più alla Madonna di Czestochowa che al biondo Redentore.
Franco passava dalla composizione dei manifesti della propaganda elettorale, ai bigliettini da visita, alle partecipazioni delle nascite, alle locandine mortuarie… Con mano sicura prendeva dai cassettini i caratteri di piombo e li sistemava sul supporto che poi, inchiostrato, andava a finire nella pancia della mastodontica stampatrice Heidelberg. A rendere più singolare il lavoro la costruzione delle parole andava eseguita procedendo da destra verso sinistra, proprio allo stesso modo in cui scriveva Leonardo da Vinci.
Tanta parte della città – dalla nascita alla morte – è passata dalle sue mani. E anche se le aveva sempre sporche di vernici e in quell’angolo della tipografia si respirava trielina, non era quello un lavoro faticoso per lui, perché era consapevole d’avere il privilegio di fare e raccontare la storia, bella o brutta, della gente di questa città, senza differenze di ceto o altre facezie.
Poi, con l’incalzare della modernità e la difficoltà di stare al passo della concorrenza, la storica azienda dovette chiudere e Franco, dall’oggi al domani, si ritrovò a girare per la città come un flâneur che vagabonda camminando non per arrivare a una destinazione, ma solo per il gusto di farlo, per il gusto di scoprire angoli, pietre e volti mai visti prima.
E fu così che, a poco a poco, cambiò anche Franco che, da “ragazzo buono” divenne per tutti un “Uomo buono”.
In Israele chi viene riconosciuto Giusto tra le Nazioni riceve il privilegio di vedere il proprio nome aggiunto agli altri presenti nel Giardino dei Giusti presso il Museo Yad Veshem di Gerusalemme. Ad ogni Giusto viene dedicata la piantumazione di un albero, perché tale pratica nella tradizione ebraica indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara.
Da noi il desiderio di ricordare le persone care si realizza con l’istituzione dei Parchi della Rimembranza (sempre che, come nella realtà brindisina, non vengano eliminati!). Ma in questo caso si parla di “persone care” e non di “persone buone”. Per queste rimane il ricordo personale di quanti hanno avuto la fortuna di percorrere insieme a loro un tratto di strada.
Franco ha dimostrato che l’amore per la Famiglia e la città natale, insieme alla disponibilità verso tutti, rappresentano i veri valori che rendono la vita meritevole d’essere vissuta.
Guido Giampietro
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