“Sembra che una ex dipendente in pensione della Provincia abbia svolto del lavoro nero negli uffici della Gestione entrate pubbliche“. E’ un passo di un comunicato stampa inviato dai Cobas per annunciare l’ennesimo sit-in dei lavoratori della Santa Teresa che si terrà lunedì 20 Novembre, alle ore 9,00, davanti il Palazzo della Provincia.
Pensiamo che la questione – gravissima, laddove fosse confermata – vada sottolineata in modo più evidente di quanto fatto nella nota sindacale, dove è inserita quasi di straforo.
Appare ovvio che la circostanza debba andare oltre le sterili righe di un comunicato stampa che la pone come un dubbio (“sembra”) e ricevere gli indispensabili chiarimenti.
In primis crediamo che la questione vada maggiormente circostanziata con date, nomi e fatti. E qualora non sia già stato fatto, andrebbe presentata una denuncia nelle sedi opportune. Apparirebbe strano che un sindacato, una volta venuto a conoscenza di un fatto così grave, non lo stigmatizzi come merita, chiedendo – nelle sedi opportune – una esemplare punizione per gli eventuali responsabili.
Poi, davanti ad un’accusa così infamante, ci aspettiamo i chiarimenti (o la secca smentita) da parte dei responsabili dell’ente di Palazzo De Leo.
Infine pensiamo che – in un modo o nell’altro – la questione debba approdare nelle aule di un tribunale.
E’ chiaro che la magistratura non potrà esimersi dall’intervenire se davvero si è verificato che un cittadino qualunque abbia lavorato per un ente pubblico – per di più senza autorizzazioni scritte e senza essere pagato -, maneggiando documenti pubblici, probabilmente protetti da privacy.
Il cittadino ha tutto il diritto di conoscere chi maneggia i suoi dati e, soprattutto, appare inconcepibile e deplorevole che si annidi “lavoro nero” negli uffici pubblici.
Avere contezza di questi fatti è un interesse pubblico che va tutelato. Cosi come andranno tutelate le istituzioni qualora il fatto di cui si parla nel comunicato stampa dovesse rilevarsi inesistente.
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